07/01/2019, 08.29
RUSSIA-UCRAINA-TURCHIA
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Nasce la nuova Chiesa ucraina, e l’Ortodossia si divide

di Vladimir Rozanskij

La cerimonia della consegna del Tomos dell’autocefalia ieri a Istanbul ha avuto un carattere fortemente “nazionale”, con Poroshenko seduto affianco all’altare, insieme alla famiglia e vari ministri. Per Ilarion e Chaplin del patriarcato di Mosca, Bartolomeo è “scismatico” e “eretico”. Il possibile rifiuto delle Chiese ortodosse polacche, serbe, ceca. In Ucraina la religione si mescola alla politica nazionale, come in Russia. Oggi il Natale festeggiato nella cattedrale di Kiev. Timori per possibili lotte per il possesso delle strutture ecclesiastiche.

Mosca (AsiaNews) - La nuova Chiesa ucraina autocefala è una realtà, consacrata dal Tomos di autocefalia consegnato in una solenne liturgia ieri 6 gennaio, vigilia del Natale ortodosso, nella piccola chiesa del Fanar ad Istanbul. La piccola struttura del patriarcato di Costantinopoli, è diventata per un giorno il vero centro dell’attenzione mediatica dei 250 milioni di ortodossi al mondo.

La celebrazione è stata co-presieduta dal patriarca Bartolomeo (Archontonis) insieme al nuovo metropolita di Kiev Epifanyj (Dumenko). Presente anche il presidente ucraino Petro Poroshenko, a cui è stata riservata la cattedra “imperiale” accanto all’altare, insieme alla moglie Marina e i suoi figli in costume nazionale ucraino, all’ex-presidente Viktor Juščenko, il presidente della Verkhovnaja Rada, Andrij Parubij e il ministro della difesa Stepan Poltorak. Il carattere “nazionale” e non solo religioso della cerimonia era evidente, mettendo a dura prova i nervi degli storici avversari moscoviti.

La consegna del Tomos sancisce il divorzio tra il patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli, dopo tanti secolari litigi. Gli esponenti più radicali della Chiesa russa, come il metropolita Ilarion (Alfeev) e il protoierej Vsevolod Čaplin, vorrebbero un’aperta condanna di Bartolomeo come “scismatico” o addirittura come “eretico”, ma il Sinodo presieduto dal patriarca Kirill (Gundjaev) si limita per ora all’interruzione della comunione eucaristica, in attesa di ulteriori sviluppi. La rottura appare comunque difficilmente ricomponibile, almeno a breve tempo.

Anche il capo della Chiesa ortodossa polacca, il metropolita di Varsavia Savva (Hrycuniak), ha aggiunto le sue lamentele a quelle moscovite, inviando a Costantinopoli una lettera in cui si critica l’autocefalia ucraina, che invece di risolvere lo scisma lo aggrava ulteriormente. La Chiesa ortodossa polacca, come quella della ex- Cecoslovacchia e quella serba, è da sempre molto vicina ai sentimenti di Mosca.

In effetti, con la conclusione del processo di autocefalia la religione assume in Ucraina un ruolo sociale preminente, ispirando direttamente la politica nazionale. L’ex-repubblica sovietica, staccatasi da Mosca nel 1991, non fa che imitare le dinamiche della stessa Russia, che nel connubio tra la presidenza Putin e la guida del patriarca Kirill ha ricostruito negli ultimi 20 anni la propria autocoscienza nazionale. La differenza è che in Ucraina si può parlare di “nazionalismo ortodosso”; invece le ambizioni russe rivestono toni di tipo piuttosto “imperialista” e sovranazionale.

Le conseguenze della radicalizzazione “religiosa” degli ex-Paesi comunisti potrebbero portare a conflitti interni in Ucraina, dove si prevede per i prossimi anni (se non decenni) un’accesa competizione per l’appropriazione delle diverse strutture ecclesiastiche (parrocchie, monasteri, istituzioni culturali e sociali). Allo stesso tempo si apre una lunga fase di contrapposizione tra Mosca e Costantinopoli nella diaspora ortodossa mondiale, che coinvolgerà inevitabilmente anche i fedeli di altra nazionalità (moldavi, romeni, baltici, balcanici), spesso aggregati alle chiese dell’uno o dell’altro patriarcato “dominante”.

Secondo il copione preparato da Poroshenko, oggi, la festa del Natale ortodosso prevede ora la “nascita” della nuova Ucraina, in un’altra spettacolare celebrazione alla cattedrale di S. Sofia di Kiev, restituita alla funzione di chiesa primaziale. Verrà mostrato il Tomos come dono natalizio, concesso secondo il testo ufficiale dal “Centro dell’Ortodossia” da conservare “in eterno” a testimonianza della canonicità della nuova Chiesa. È l’inizio di una nuova era dell’Ortodossia universale, divisa tra quella “federalista” costantinopolitana e quella “autonomista” guidata da Mosca. E sarà da vedere come esse resisteranno alle pretese dei vari leader politici, che pur durando a lungo, non rimangono mai “in eterno”.

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