02/01/2017, 11.43
IRAQ
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Natale in Iraq, patriarca caldeo: dai musulmani vicinanza e solidarietà ai cristiani

Mar Sako parla di “rivolta della base” contro terrorismo e violenze, unite a un rinnovato impegno “a difesa della vita”. Le autorità di Bassora festeggiano per la prima volta il Capodanno a chiedono ai cristiani di tornare. Un gruppo di giovani musulmani sciiti di Najaf assistono alla messa nella capitale e pranzano con il patriarca. Diverse piazze di Baghdad addobbate con l’albero di Natale.

 

Baghdad (AsiaNews) - In Iraq si assiste a “una rivolta della base contro il terrorismo, contro le violenze”, accompagnata da un rinnovato impegno alla “difesa della vita, della pace, della gioia”; in questo modo “è possibile sconfiggere quanti cercano la morte, la distruzione, l’emigrazione”. È quanto racconta ad AsiaNews il patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako, descrivendo il clima di festa che si è respirato in questi giorni nel Paese, nonostante episodi di violenze. Fra i molti eventi che hanno caratterizzato questi giorni di festa, il primate caldeo cita tre esempi: gli alberi di Natale sparsi per diversi quartieri di Baghdad; la visita di un gruppo di giovani musulmani sciiti di Najafdi che ha partecipato a una messa nella capitale; i festeggiamenti per il capodanno a Bassora e l’invito delle autorità locali ai cristiani, che chiedono “di tornare nelle loro case”.

“La notte di Capodanno - racconta Mar Sako - sono uscito per andare in una piazza del quartiere di Mansour, a Baghdad. Abbiamo festeggiato con moltissime persone, quasi un milione di persone si sono riversate per le strade”. “Abbiamo parlato con loro, ci siamo scambiati gli auguri; sono piccoli gesti- aggiunge - ma che servono a respingere l’ideologia del terrore di Daesh” [acronimo arabo dello Stato islamico] che anche in questi giorni ha colpito con attacchi bomba nella capitale.

Il “cambiamento” è visibile, prosegue il patriarca caldeo, “soprattutto a Baghdad, disseminata di alberi di Natale. E poi le molte lettere di auguri da parte di autorità religiose, politiche, ma anche di attivisti civili musulmani e molta gente semplice”. “Penso che il 2017 - sottolinea - sarà un anno diverso, forse non di pace totale ma certo di maggiore coesione, unità. Questa è la mia preghiera, ma è anche il sentimento comune della maggioranza dei cittadini”.

In questi giorni le autorità politiche, religiose e istituzionali di Bassora hanno lanciato un appello ai cristiani, chiedendo a quanti sono emigrati di tornare nelle loro case. Nella città del sud dell’Iraq si è anche festeggiato per la prima volta il Capodanno, a dimostrazione di un clima di maggiore “coesione” fra le diverse anime che compongono la realtà locale e tutto il Paese. Le forze di polizia di Bassora hanno vigilato perché le celebrazioni e i festeggiamenti si svolgessero in tutta sicurezza; il Consiglio provinciale si è inoltre impegnato alla manutenzione e alla ristrutturazione delle chiese.

“Il governatore e il presidente del Consiglio municipale - racconta ancora mar Sako - sono andati a visitare il vescovo in queste giornate di festa. Un politico cristiano locale ha diffuso una lettera per il nuovo anno contro la guerra. Noi cristiani abbiamo molto da fare per la comunità locale; io ho chiesto alle autorità locali di mostrare la loro vicinanza alla comunità cristiana, e questi appelli e queste iniziative [fra Natale e Capodanno] sono una prima risposta”. L’episodio più significativo di questi giorni, secondo mar Sako, è la visita di un gruppo di giovani musulmani, ragazzi e ragazze, originari di Najaf, musulmani sciiti, che hanno partecipato a una messa nella chiesa di San Giorgio. A seguire, il gruppo ha pranzato col patriarca e i vertici della Chiesa caldea scambiando racconti ed esperienze personali e comunitarie. “Hanno preso parte alla funzione religiosa - ricorda il primate caldeo - e poi abbiamo posato per alcune fotografie con una bandiera dell’Iraq e scritte per la pace. I giovani sono rimasti molto colpiti dai canti e dalle preghiere”.

“Ho spiegato loro - continua  mar Sako - la nostra fede, l’unico Dio, il concetto di Trinità. Ho illustrato le basi della nostra fede, la discendenza comune da Abramo, la figura di Gesù. Li ho invitati a combattere l’ignoranza che c’è in molti casi del cristianesimo, non siamo infedeli. Ad accompagnarli c’erano anche i cronisti di due canali televisivi, ai quali ho chiesto di diffondere la nostra cultura, spiegarla agli spettatori, perché ci sono molte più cose che ci uniscono rispetto a quante ci dividano”. “Ancora più significativo - prosegue il patriarca caldeo - è che questa visita di giovani musulmani sciiti di Najaf è nata su loro iniziativa. Hanno visto sui media alcuni servizi dedicati alla nostra comunità e hanno voluto incontrarci, creando un legame personale e diretto con noi che spero possa proseguire anche in futuro. Ecco, da questo si vede anche l’importanza che hanno giornali e tv nel fornire occasioni di incontro e di confronto. Per questo, quest’anno, ho chiesto a sacerdoti e vescovi di pensare a messaggi e omelie di Natale che potessero valere per tutti”.

Ai giovani di Najaf, al temine della messa, si sono uniti anche un gruppo di ragazzi musulmani di Baghdad, che “hanno voluto portarci dei fiori” e festeggiare con noi “l’inizio del nuovo anno”. È tempo che i musulmani “si muovano e mostrino il lato positivo della loro fede” e che i politici operino “per rimuovere gli ostacoli e pensare al bene comune”. “Dai giovani ai leader di governo - conclude mar Sako - è necessario adoperarsi per il dialogo, l’unità e il futuro del Paese”. (DS)

 

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