08/10/2008, 00.00
VIETNAM
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Nel difficile momento della Chiesa vietnamita, l’ordinazione del vescovo di Bac Ninh

di Nguyen Hung
Migliaia di fedeli hanno festeggiato mons. Hoang Van Dat, nelle settimane scorse uno degli obiettivi della campagna di disinformazione delle autorità. Human Rights Watch chiede al governo di mettere fine alle violenze contro i cattolici e rilasciare gli arrestati.
Hanoi (AsiaNews) – La Chiesa vietnamita festeggia l’ordinazione e l’insediamento del nuovo vescovo di Bac Ninh  - che da due anni era priva di un pastore – mentre nuove voci si levano a livello internazionale per condannare il comportamento delle autorità, che, nelle dispute territoriali sui beni espropriati alla Chiesa, hanno scelto, invece del dialogo, la via della repressione e della diffamazione.
 
Per gli oltre sette milioni di cattolici vietnamiti, il momento è difficile, ma la Chiesa appare unita ed i fedeli pregano per la giustizia e la pace nel Paese e perché il governo dia ascolto alla richiesta del Consiglio episcopale per “un dialogo aperto e sincero, in pace e nel reciproco rispetto”.
 
Il problema per il governo vietnamita ora è trovare la strada per risolvere la questione dei terreni e dei beni che ha preso alla Chiesa dal 1975. E’ l’opinione che ad AsiaNews esprime Thanh, docente in una università statale di Ho Chi Minh City. “L’arcivescovo di Hanoi, Ngo Quang Kiet è davvero coraggioso a parlare di giustizia, pace e verità in Vietnam. E’ davvero pericoloso per lui parlare di verità nella società. Ma io vedo che tutte le parrocchie ed i fedeli laici del Paese sostengono le sue parole e la sua esposizione al governo. Vuole sacrificarsi per la verità. Penso che il governo dovrebbe davvero prestare attenzione a quanto egli dice ed a quanto fa. Il governo dovrà certamente restituire nel prossimo futuro alcuni beni alla Chiesa”.
 
“Che Dio aiuti la Chiesa in Vietnam e noi in questo periodo di sfida”, aggiunge un altro professore, Kieu. “Siamo – afferma – discriminati. Il vescovo Nguyen Van Thuan è stato in prigione 13 anni, il vescovo Nguyen Kim Dien è stato perseguitato ed è morto in ospedale, ora il vescovo Ngo Quang Kiet è in pratica agli arresti domiciliari. Ma la nostra fede è più forte e la giustizia vincerà. Alla fine la giustizia, la pace e la verità torneranno nel contesto di un Paese socialista”.
 
Se l’insegnante di lingue fa riferimento alla discriminazione verso i cattolici, Human Rights Watch, parla di “violenze”, “arresti” e “vessazioni” nei loro confronti. L’ong che difende i diritti umani chiede al governo vietnamita di “rilasciare immediatamente i cattolici arrestati per aver dato vita a pacifiche veglie di preghiera a Hanoi e di prendere poliziotti ed altri responsabili degli attacchi contro i fedeli”.
 
HRW chiede anche al governo vietnamita di “porre fine a vessazioni, minacce e restrizioni ai movimenti dell’arcivescovo di Hanoi, che ha difeso pubblicamente i diritti dei cattolici che protestano e ha visitato le famiglie dei fedeli arresati”. 
A gettare una luce in questa situazione c’è stata, ieri, la cerimonia di ordinazione di mons. Cosme Hoang Van Dat. Primo ordinante il presidente dell’episcopato vietnamita, mons. Peter Nguyen Van Nhon. Con lui altri 21 vescovi, compreso l’ex arcivescovo di Hanoi, il cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung. Migliaia di fedeli (nella foto) hanno partecipato ala cerimonia.
 
Nominato vescovo ad agosto, mons. Cosme Hoang, 61 anni, gesuita è alla guida di una diocesi che sorge una trentina di chilometri a nordest di Hanoi e che conta 127.734 fedeli, su una popolazione di poco più di sette milioni di abitanti. Per loro ci sono 75 parrocchie con 43 sacerdoti, 268 suore e 39 seminaristi. In questi ultimi tempi è stato uno degli obiettivi della campagna di disinformazione e calunnie lanciata dalle autorità. Certamente a causa della visita che, l’8 settembre, ha compiuto a Thai Ha, insieme a 39 sacerdoti e centinaia di fedeli, per esprimere solidarietà con i manifestanti cattolici che chiedono la restituzione del terreno della parrocchia.
 
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