01/08/2012, 00.00
NEPAL
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Nepal, leader politici e religiosi insieme per difendere la laicità dello Stato

di Kalpit Parajuli
Cristiani, musulmani e rappresentanti della società civile temono la crescita dell'estremismo indù nel Paese. L'incontro è stato organizzato dal Freedom For All Nepal, associazione per il dialogo interreligioso.

Kathmandu (AsiaNews) - Leader religiosi e politici si uniscono per contrastare la crisi istituzionale del Paese e la preoccupante crescita dell'estremismo indù, che mette a serio rischio l'esistenza dello Stato laico proclamato nel 2007. L'incontro è avvenuto nei giorni scorsi nella capitale ed è stato organizzato dalla Freedom For All Nepal (Fan), associazione per il dialogo interreligioso. Ad esso hanno partecipato rappresentanti della comunità cristiana protestante, leader musulmani ed ex membri della dissolta Assemblea costituente.

L'instabilità politica, la crisi economica e l'assenza di una costituzione scritta hanno causato un revival della monarchia indù, caduta nel 2007 dopo 11 anni di guerra civile e migliaia di morti. In questi mesi l'ex monarca Gyanendra ha organizzato comizi in tutto il Nepal offrendosi per un suo ritorno alla guida del Paese. Ciò preoccupa i sostenitori della democrazia laica che temono un colpo di mano da parte dell'ex re e dei partiti indù. Nelle scorse settimane studenti legati ai partiti conservatori hanno attaccato decine di scuole straniere a Kathmandu e in altre zone, obbligando il governo a varare una manovra per cambiare i nomi degli istituti in lingua nepali, ridurre le rette. A tutt'oggi l'unico documento scritto che garantisce la laicità dello Stato è la costituzione ad interim del 2008.

Subas Chandra Nembang, ex presidente dell'Assemblea Costituente, afferma che "la laicità dello Stato, è un fatto che non si può discutere, nessuno può cancellare un concetto che si è ormai radicato in gran parte della popolazione, nonostante la dissoluzione dell'Assemblea".

Secondo CB Gahatraj, membro dell'Assemblea costituente e leader protestante, è il governo che deve garantire la sicurezza e il rispetto della libertà religiosa. Egli sottolinea che in questi anni la polizia non ha combattuto a sufficienza gli estremisti indù responsabili dei numerosi attentati contro la comunità cristiana, fra tutti quello contro la cattedrale cattolica di Kathmandu del 2009. A ciò si aggiunge il poco impegno nell'indagini sull'omicidio di Faizan Ahmad, responsabile della comunità musulmana nepalese, e di Narayan Pokhrel, leader moderato indù. 

In passato, la monarchia vietava la pratica di qualsiasi religione diversa dall'induismo. Con la salita al trono di re Tribhuvan nel 1951 e la trasformazione della monarchia da assoluta a costituzionale viene permesso l'ingresso nel Paese dei primi missionari gesuiti incaricati di realizzare scuole per la nobiltà e l'alta borghesia. La libertà di culto sarà però concessa solo dopo il 1991. Sotto re Gyanendra Shah, il regno vive un nuovo periodo di restrizioni. Per combattere i guerriglieri maoisti egli dichiara nel 2005 lo stato di emergenza, sciogliendo le camere e sopprimendo alcuni diritti fondamentali garantiti dalla costituzione del 1990 fra cui la libertà di espressione e di culto. 

I partecipanti all'incontro hanno steso un programma per diffondere la cultura e la opportunità offerte dallo Stato laico nei 75 distretti del Paese. Il testo è stato sottoscritto anche da esponenti del Congress Party (partito conservatore), e dai rappresentati del governo maoista.  

 

 

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