17/07/2007, 00.00
INDIA
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New Delhi: "non lasceremo ai singoli Stati la definizione delle minoranze religiose”

Il ministro Antulay assicura ai cristiani e ad altri gruppi che non sarà approvata questa proposta di legge. Dayal: c’è il pericolo che minoranze religiose come i Sikh, i cristiani e gli islamici non abbiano tale status in Stati dove sono numerosi e questo farebbe loro perdere molti diritti costituzionali.

New Delhi (AsiaNews) – “E’ benvenuta l’assicurazione di Abdul Rehman Antulay, ministro federale per gli Affari delle minoranze, che il governo federale non approverà una proposta di legge per ridefinire le minoranze religiose in base al numero dei fedeli nei singoli Stati”. Lo dice John Dayal a nome dell’All India Catholic Union (di cui è presidente), dell’All India Christian Council e dell’United Christian Action.

In India è acceso il dibattito su cosa si intenda per “minoranza” e su quali diritti abbiano le minoranze. A maggio il Consiglio di gabinetto ha approvato una proposta per definire le minoranze in relazione a ogni singolo Stato. Questo ha causato il timore che molti Stati non riconoscessero la qualifica, ad esempio, per i cristiani negli Stati del nordest e meridionali dove sono numerosi e per i musulmani nel settentrione. Del resto – ricorda Dayal, in una dichiarazione – già ci sono “periodici interventi giudiziali e catalogazioni che restringono i diritti delle minoranze e li limitano nel campo dell’istruzione”, mentre la legge “assicura alle minoranze religiose il diritto di gestire istituti di istruzione di loro scelta”.

Nel 2002 nella causa tra T.M.A. Pai Foundation ed altri contro lo Stato del Karnataka, una controversa sentenza della Corte Suprema ha affermato che le minoranze debbono essere determinate in relazione alla popolazione di ogni singolo Stato e non dell’intera India, perché gli Stati sono divisi sulla base di differenze linguistiche e di altro tipo. “Questo – ricorda Dayal ha portato a decisioni come quella dell’Alta corte di giustizia dell’Uttar Pradesh che ha detto che i musulmani non possono essere considerati una minoranza nell’UP”.

“Ora – prosegue – Antulay ha assicurato che farà sapere al Gabinetto i nostri timori e che non ci saranno cambiamenti nella definizione di cosa siano le minoranze religiose”. Del resto “esperti come lo scienziato politico prof. Zoya Hasan, membro della Commissione nazionale per le minoranze, hanno sottolineato che l’interpretazione prospettata dal governo [in quella proposta di legge] non è coerente con la posizione assunta dall’Assemblea costituente per la protezione delle minoranze e con l’accordo costituzionale tra Stato e gruppi di minoranza”. Per questo “l’All India Catholic Union, il Christian Council e altre organizzazioni, anche islamiche, hanno protestato con forza contro questa proposta in un memorandum al premier Manmohan Singh e al presidente dell’Allenza unita progressista Sonia Gandhi”.

“Il prof. Hasan e altri esperti – conclude Dayal – hanno sostenuto la nostra osservazione che una definizione specifica delle minoranze per ogni Stato porterebbe a una distorsione dei loro diritti. I Sikhs nel Pujab e i cristiani in molti Stati nordorientali sarebbero considerati una maggioranza e, di conseguenza, privati dei diritti costituzionali riconosciuti alle minoranze. Gli studenti cristiani non potrebbero essere ammessi negli istituti d’istruzione per le minoranze, come il Collegio S. Stefano e il Collegio Loyola, poiché non avrebbero lo status di appartenenti a una minoranza. Soprattutto, chi non fa parte di una minoranza nel proprio Stato, non potrebbe beneficiare di questo status nemmeno in altri luoghi” dove i cristiani sono una minoranza.

 

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