23/01/2010, 00.00
INDONESIA
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Nord Sumatra, bruciate due chiese protestanti: “troppi fedeli e troppe preghiere”

di Mathias Hariyadi
Almeno 1000 persone hanno appiccato l’incendio contro i luoghi della comunità pentecostale. Secondo i musulmani locali, i due edifici non avevano i permessi legali come “chiese”. Il Nahdlatul Ulama ammette le violenze di islamici radicali contro i cristiani. Nel 2009 in Indonesia, su 35 casi di violazione alla libertà religiosa, 28 sono contro i cristiani.
Jakarta (AsiaNews) – Una folla di almeno 1000 persone ha bruciato due chiese protestanti la scorsa notte a Sibuhuan (distretto di Padang Lawas, North Sumatra). L’incendio è il culmine di una tensione fra i fedeli e la comunità islamica locale, stanca di vedere “troppo fedeli e troppe preghiere” in un luogo non registrato come chiesa.
 
Il capo distretto di Padang Lawas, Basrah Lubis, afferma che “gli assalitori sono arrivati in un attimo. Il loro numero era enorme, più o meno un migliaio. Erano una folla irata perché l’amministrazione della chiesa non ha risposto alle loro richieste: cambiare l’uso degli edifici da ‘luoghi di preghiera’ a ‘edifici neutri’”.
 
Entrambe le due chiese bruciate – due costruzioni contigue - appartengono al Sinodo della Chiesa protestante di Batak (Huria Kristen Batak Protestan, Hkbp), e sono chiese pentecostali, i cui fedeli appartengono in maggioranza all’etnia Batak. Anche le loro liturgie, con danze e canti sono in lingua batak.
 
Secondo le forze dell’ordine, nessuno dei due edifici aveva il permesso di costruzione ed erano da considerare “luoghi di preghiera” e non “chiese”. In Indonesia, per costruire una chiesa occorre un procedimento legale particolare per ricevere i permessi (Izin Mendirikan Bangunan, Imb). Il percorso per ricevere tali permessi è duro e quasi sempre la comunità islamica boicotta il sorgere di nuove chiese. Per questo la mancanza di permessi legali è divenuta la fonte principale delle violenze dei musulmani contro i cristiani.
 
Secondo testimonianze locali, le prime schermaglie sono avvenute lo scorso Natale, quando un folto gruppo di residenti di Sibuhuan ha fatto un sit-in di protesta contro l’esistenza delle due chiese, che ha “troppi membri e disturbano i vicini”.
 
In effetti, i riti delle comunità pentecostali sono pieni di canti e di strumenti musicali ed è possibile che i servizi religiosi festivi abbiano recato disturbo ai locali, membri di un’altra religione.
Con affermazioni contraddittorie con le precedenti, i locali obbiettano pure che i tentativi della comunità di trasformare questi “luoghi di preghiera” in “vere e proprie chiese” sono ingiusti. “La base legale per dichiarare una chiesa è che il numero dei fedeli sia almeno di 60 membri. Ma questa comunità ha solo 23 membri”, afferma Basrah Lubis.
 
La comunità della Hkbp di Sibuhuan esiste fin dal 1982 e ancora oggi non riesce ad avere il permesso per trasformare i suoi edifici in vere e proprie chiese riconosciute. Basrah Lubis ammette che i non cristiani locali ostacolano il riconoscimento.
 
Ora che i due edifici sono in cenere, le comunità dell’Hkbp potranno partecipare ai servizi religiosi solo a Sosa, dove esistono tre chiese permanenti. Ma Sosa dista 28 chilometri da Sibuhuan.
Il rev. Gomar Gultom, segretario esecutivo del Sinodo delle Chiese cristiane in Indonesia (Pgi), fa notare che tutte queste violenze contro i cristiani avvengono perché alcuni gruppi islamici radicali si oppongono in ogni modo alla costruzione di luoghi di culto cristiani o cercano di frenare l’espressione pubblica delle altre fedi. “In Indonesia il cristianesimo è legale – dice – ma spesso i cristiani vengono minacciati”.
 
Proprio ieri a Jakarta, il prof. Said Agil Siradj, del Nahdlatul Ulama (NU), la più grande organizzazione musulmana (moderata) del Paese, ha presentato un rapporto del Wahid Institute per promuovere il pluralismo in Indonesia. Il rapporto mostra che nel 2009, su 35 casi di violazione alla libertà religiosa, 28 sono contro i cristiani. Il prof. Siradi afferma che le violenze contro i cristiani sono causate da piccoli gruppi islamici estremisti, la cui conoscenza “del vero islam è molto povera”.
 
Egli ha anche incoraggiato i cristiani a tenere buone relazioni con i musulmani, mostrando “sensibilità” verso di loro. Cercare di costruire una chiesa, va bene – ha detto – ma “è meglio e più saggio discutere il piano con la popolazione locale per ridurre al minimo i fraintendimenti”.
Intanto a Sibuhuan rimane alta la tensione. Il pastore della chiesa pentecostale è fuggito per timori di violenze.
 
Il pastore di Sosa, il rev. Rickson Nainggolan difende la comunità. L’incendio, egli afferma, serve per spaventare i cristiani e far cessare le loro attività. Egli punta il dito anche contro le forze dell’ordine che dal Natale scorso sapevano delle tensioni e non hanno fatto nulla per rendere sicura la situazione.
 
Il pastore contesta anche l’accusa secondo cui la chiesa non aveva i regolari permessi: “L’Hkbp di Sibuhuan esiste dal 1982 e possiede il suo Imb”. Ciò che la comunità ha fatto è “estendere l’edificio già esistente per ospitare il crescente numero di suoi fedeli. Ma i locali ci accusano di non avere il permesso e ci hanno costretto a terminare le nostre attività”.
Subandriya, capo della polizia della zona, afferma invece che l’edificio bruciato ieri “non è una chiesa, ma solo un ‘luogo di preghiera’”.
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