19/05/2020, 09.11
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Oms: Per Trump è un ‘pupazzo della Cina’. Per Xi Jinping serve a ‘salvare vite’

All’assemblea annuale dell’organismo Onu sulla sanità, il presidente Usa ha chiesto “miglioramenti sostanziali” entro 30 giorni. Moon Jae-in domanda più poteri all’Oms perché i Paesi siano costretti a riferire la presenza di epidemie e condividano in modo effettivo i dati. Xi Jinping promette di stanziare 2 miliardi di dollari in due anni per aiutare i Paesi in via di sviluppo a combattere contro il coronavirus. Per lui la Cina è stata “trasparente”. Rimandata l’entrata di Taiwan come osservatore.

Ginevra (AsiaNews) – Nell’assemblea annuale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la prima in video-conferenza, il presidente Usa Donald Trump si è scagliato contro l’organismo Onu definendolo “un pupazzo della Cina” o anche “troppo sino-centrico”. Le accuse si riferiscono al modo in cui l’Oms ha agito nella crisi della pandemia, ritardando – secondo il volere di Pechino – l’avvenuta trasmissione da uomo a uomo del coronavirus, l’allarme mondiale, le modalità con cui affrontarla.

L'epidemia di coronavirus, partita da Wuhan e denunciata con oltre un mese di ritardo, si è ormai diffusa in tutto il mondo, infettando oltre 4,8 milioni di persone e provocando finora 316mila morti.

Trump ha anche minacciato di interrompere per sempre i fondi Usa all’Oms e di uscire dall’organismo se entro 30 giorni il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus non offre “miglioramenti sostanziali”, fra cui un’inchiesta indipendente sull’origine della pandemia. In un tweet Tramp ha anche mostrato la lettera ufficiale inviata a Tedros.

Un’inchiesta indipendente è richiesta anche da altri Paesi – Unione europea, Australia, Giappone, Gran Bretagna, Corea del Sud. Anche questi Paesi sospettano un favoreggiamento della Cina nelle decisioni dell’Oms, ma non giungono fino a voler tagliare i fondi. Al presente gli Usa versano all’Oms 400 milioni di dollari Usa all’anno; la Cina ne versa 70.

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha richiesto che si studi come potenziare il potere legale dell’Oms, per garantire che i Paesi siano costretti a riferire la presenza di epidemie e condividano in modo effettivo i dati.

È noto, per esempio, che una visita dell’Oms in Cina è avvenuta nella seconda metà di gennaio, poco prima dell’allarme, ma le autorità cinesi non hanno permesso ai rappresentanti dell’organismo Onu una visita a Wuhan, l’epicentro della pandemia.

L’attacco lanciato dagli Usa all’Oms data da settimane. Secondo diplomatici cinesi, esso ha “motivi politici” – pubblicità per la rielezione di Trump – ed è un modo per far deviare l’attenzione dell’opinione pubblica sul modo “fallimentare” con cui il governo Usa sta gestendo la crisi pandemica. Gli Stati Uniti sono il Paese che ha più infezioni e più morti: quasi 90mila.

Fino ad ora, il direttore dell’Oms si era sempre difeso dalle accuse Usa dicendo che essere erano “politicizzate”. Ieri, Tedros ha ammesso che ci sono stati errori e ha promesso che darà inizio a “una valutazione indipendente nel più breve tempo possibile”.

Finora Pechino ha sempre rifiutato un’inchiesta indipendente sull’origine del virus. Il presidente cinese Xi Jinping, intervenendo ieri, non ha accennato a questo aspetto, ma ha difeso il modo in cui il suo Paese ha affrontato la pandemia, “con apertura, trasparenza e responsabilità”, “mettendo a disposizione dell’Oms e delle altre nazioni le informazioni in tempo”.

Per Xi, sostenere l’Oms “è sostenere la cooperazione internazionale e la battaglia per salvare vite”. Egli ha anche promesso di stanziare 2 miliardi di dollari in due anni per aiutare i Paesi in via di sviluppo a combattere contro il coronavirus. Ha pure detto che la Cina avrebbe finanziato la ricerca globale sulle fonti e le trasmissioni di virus e che il suo Paese considererà il vaccino che si sta cercando un bene pubblico, da mettere a disposizione di tutti.

Il presidente Xi ha anche chiesto più sostegno verso i Paesi dell’Africa nella lotta contro il Covid-19. Nelle scorse settimane diversi Paesi africani si sono scagliati contro la Cina per il suo razzismo nel trattare gli immigrati africani.

Ieri diversi Paesi membri hanno deciso di rimandare a un altro momento, forse alla fine dell’anno, la discussione sul garantire a Taiwan l’accesso all’Oms come osservatore, frenato dalla Cina. Nei giorni precedenti, molti Paesi sostenevano la sua candidatura. Secondo Mike Pompeo, segretario di Stato Usa, escludere Taiwan “danneggia ulteriormente” la credibilità dell’Oms.

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