25/11/2019, 11.25
GIAPPONE-VATICANO
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P. Manerba: Il miracolo ‘del sole’ a Nagasaki

di Lorenzo Manerba

Lo stupore e la gratitudine per la visita di papa Francesco in Giappone e il conforto per la testimonianza di fede dei cattolici. P. Lorenzo Manerba è da 46 anni missionario nel Paese del Sol levante.

Nagasaki (AsiaNews) – L’apparizione di un po’ di sole, contro tutte le previsioni che davano pioggia; la presenza festosa di 30mila cattolici e oltre 300 sacerdoti alla messa; la familiarità comunicata da papa Francesco: sono alcuni degli elementi che hanno colpito p. Lorenzo Manerba, Pime, presente all’avvenimento. P. Manerba, di Desenzano del Garda (Verona), ha 74 anni e da 46 anni vive in Giappone. Ecco quanto ci ha inviato:

Lasciata Tokyo alle prime luci dell’alba di domenica 24 novembre, papa Francesco è stato accolto a Nagasaki nel Parco della Pace sotto una pioggia battente, la stessa del giorno prima appena sceso dall’aereo all’aeroporto di Haneda. Dopo il messaggio antinucleare, egli si è portato al vicino Monumento dei 26 Martiri, dove p. Domenico Vitali gli ha rivolto un caloroso saluto. A mezzogiorno, allo Stadio del baseball, ecco il sole! Miracolosamente si può dire, perché le previsioni erano tutte contrarie.

All’inizio del rito, papa Francesco ha fatto una brillante apparizione in papamobile tra la folla entusiasta, stringendo mani tese e abbracciando neonati. Per me, la messa dove erano confluiti 300 sacerdoti da tutto il Giappone ovest e circa 30 mila persone, à stata un anticipo di paradiso. Ho intervistato uno dei partecipanti, il francescano p. Sekiguchi Shichiro, 76 anni, cappellano dell’ospedale cattolico di Nagasaki (foto 4).

Come hai vissuto questa giornata col papa a Nagasaki?

Ero preoccupato del tempo, ma andato allo stadio sono rimasto estasiato dalla folla che gremiva le gradinate e lanciava grida di gioia all’apparire del sole e all’ingresso del papa. Durante la Santa Messa, con cuore traboccante di gioia ho avuto l’onore di distribuire la comunione ad un numero impressionante di fedeli. Il Santo Padre sembrava affaticato, però la sua voce trasmetteva un messaggio di forza e di coraggio a chiunque lo ascoltasse. Non mi sono accorto del passare del tempo.

Nel 1981 in Giappone è venuto Giovanni Paolo II, ora Francesco. Come sono state queste due visite?

Con Giovanni Paolo II, 38 anni fa, ero sacerdote novello, e il primo incontro col Santo Padre è stato più impressionante. Non ero a Nagasaki, ma a Tokyo e solo allora ho saputo della nevicata terribile di Nagasaki[1].

In entrambe le occasioni la visita del papa è stata una grazia, una consolazione immensa per la citta di Nagasaki e la dimostrazione di fede della Chiesa giapponese è stata forte. In questa seconda occasione, la figura del Santo Padre è sembrato che mettesse a proprio agio quelli che incontrava, e per le persone di fede diversa è stata un’opportunità provvidenziale. Chiunque in cuor suo avrà esclamato: “Sono felice di aver incontrato il papa!”.

Quali sono state le aspettative dei fedeli e dei semplici cittadini e quale compito ha lasciato il papa a quelli di Nagasaki?

Le aspettative dei cittadini di Nagasaki sono state soddisfatte. Essi auspicano che l’esperienza della loro sofferenza possa servire per aprire alle generazioni future una epoca di pace. I cittadini di Nagasaki hanno veramente fatto tesoro di questa pur terribile esperienza [dell’olocausto nucleare – ndr], soprattutto per comprendere le altrui sofferenze.

 

 


[1] Per il freddo calato sulla città e le dita intirizzite, il papa faceva fatica a dare la comunione ai fedeli sotto la neve (ndr).

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