18/05/2022, 12.01
VATICANO
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Papa: anche la protesta è un modo per pregare

Parlando durante l'udienza generale in piazza San Pietro della figura di Giobbe il pontefice ha invitato a guardarsi da “quella religiosità che spiega tutto, ma il cuore rimane freddo”. E ai religiosi degli istituti che si ispirano a Charles de Foucauld ha confidato: "La sua spiritualità mi ha aiutato tanto a superare le crisi e a trovare una strada di vita cristiana più semplice". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Davanti alle gravi difficoltà della vita, è importante rivolgere il proprio grido a Dio, perché Lui sarà pronto ad ascoltare. Lo ha detto papa Francesco questa mattina durante l’udienza del mercoledì in piazza san Pietro. Per la sua decima catechesi sulla vecchiaia, il pontefice ha incentrato la sua riflessione sul tema: “Giobbe. La prova della fede, la benedizione dell’attesa”. Giobbe è un “testimone della fede che non accetta una caricatura di Dio, ma grida la sua protesta di fronte al male, finché Dio risponda e riveli il suo volto”. Il Papa ha invitato a “cogliere la forza del grido di Giobbe”, per “vincere la tentazione del moralismo davanti all’esasperazione e all'avvilimento per il dolore di aver perso tutto”.

Giobbe, dopo aver perso ricchezze, famiglia e salute, si trova in dialogo con i suoi amici. Lì Dio prende la parola e rimprovera gli amici di Giobbe “che presumevano di sapere di Dio e del dolore, e avevano finito per giudicare Giobbe, con i loro schemi precostituiti”. “Dio ci preservi da questo pietismo ipocrita e presuntuoso! - ha detto il Papa - Dio ci preservi da quella religiosità moralistica che ci dà una certa presunzione e porta al fariseismo e all’ipocrisia”. Si accende infatti l’ira del Signore contro gli amici, mentre Giobbe viene lodato perché, anche quando era arrabbiato contro Dio, ha rifiutato di accettare che Dio fosse un “Persecutore”. È quello il punto di svolta della conversione della fede di Giobbe. È la fede semplice nella risurrezione di Dio a cambiare la visione.

"Alcune persone sono travolte da una somma di mali che appare veramente eccessiva e ingiusta - ha affermato il Santo Padre -. Siamo stati impressionati dal loro grido, ma spesso siamo anche rimasti ammirati di fronte alla fermezza della loro fede e del loro amore nel loro silenzio”. Il Papa ha fatto riferimento ai genitori di bambini con gravi disabilità, a chi vive un’infermità permanente o a chi si trova in difficoltà economiche. “In certe congiunture della storia, questi cumuli di pesi sembrano darsi come un appuntamento collettivo - ha continuato -. È quello che è successo in questi anni con la pandemia di Covid-19 e che sta succedendo adesso con la guerra in Ucraina”. L’atteggiamento del cristiano non può essere benedire tutte queste situazioni come “giustificata risposta alle colpe delle vittime, che se li sono meritati”. Esiste una sorta di diritto della vittima alla protesta nei confronti del mistero del male, ha spiegato il Papa: “Alle volte trovo gente che mi si avvicina e mi dice: Padre, io ho protestato contro Dio perché ho questo problema. Ma, sai, caro, che la protesta è un modo di preghiera”.

Così come i ragazzi protestano contro i genitori, per attirare la loro attenzione e chiedere che si prendano cura di loro, così chi voglia protestare anche contro Dio per un dolore che ha nel cuore, deve sapere che Dio lo ascolta: “Dio è Padre - ha detto il Santo Padre -, Dio non si spaventa della nostra preghiera di protesta, no! Dio capisce. Ma sii libero, sii libera nella tua preghiera, non imprigionare la tua preghiera negli schemi preconcetti!”. Anche a Giobbe Dio lascia lo sfogo della protesta e lo ascolta, mentre non approva, invece, i suoi amici, che hanno “quella religiosità che spiega tutto, ma il cuore rimane freddo”.

La professione di fede di Giobbe si completa alla fine con l’esperienza che gli fa dire: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5). “Questa testimonianza è particolarmente credibile se la vecchiaia se ne fa carico - ha spiegato il Papa -, nella sua progressiva fragilità e perdita. I vecchi ne hanno viste tante nella vita!”. L’esempio da seguire è dunque quello dei vecchi che riescono a convertire il risentimento per la perdita nella tenacia per l’attesa della promessa di Dio e che, nonostante le tante sofferenze, hanno dentro la pace del cuore. “Hanno la pace dell’incontro con Dio - ha concluso il Santo Padre -, tanto che possono dire “Io ti conoscevo per sentito dire, ma adesso ti hanno visto i miei occhi”. Questi vecchi assomigliano a quella pace del figlio di Dio sulla croce che si abbandona al Padre”.

Prima dell'udienza generale papa Francesco aveva incontrato i membri dell'Associazione spirituale Famiglia di Charles de Foucauld giunti a Roma per la canonizzazione di questa grande figura, avvenuta domenica. A loro il pontefice ha confidato: "La sua spiritualità mi ha fatto tanto bene quando studiavo la teologia, un tempo di maturazione e anche di crisi. Mi è arrivata tramite padre Paoli e tramite i libri di Voillaume, che io leggevo continuamente. Mi ha aiutato tanto a superare le crisi e a trovare una strada di vita cristiana più semplice, meno pelagiana, più vicina al Signore. Ringrazio il Santo e do testimonianza di questo, perché mi ha fatto tanto bene". 

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