27/11/2022, 12.37
VATICANO
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Papa a israeliani e palestinesi: la violenza uccide il futuro

All'Angelus appello di Francesco dopo gli attentati a Gerusalemme e gli scontri che durano da mesi. "Lasciamoci scuotere nel tempo dell'Avvento". Il ricordo di un senza tetto morto di freddo poco lontano da San Pietro

Città del Vaticano (AsiaNews) - "La violenza uccide il futuro, spezzando la vita dei più giovani e indebolendo le speranze di pace". Lo ha detto oggi papa Francesco - al termine dell'Angelus recitato davanti ai fedeli in piazza San Pietro - lanciando un appello contro la violenza che da mesi è tornata a scuotere la Terra Santa. Il pontefice ha ricordato i due "vili attentati" che mercoledì hanno sfregiato Gerusalemme con la morte di uno studente ebreo di 16 anni e il ragazzo palestinese di 14 anni ucciso nello stesso giorno dall'esercito israeliano negli scontri a Nablus.

"Spero che le autorità israeliane e palestinesi - ha proseguito - tengano maggiormente a cuore la ricerca del dialogo per costruire la fiducia reciproca senza la quale non ci sarà mai una soluzione di pace per la Terra Santa.

Il papà ha poi ricordato Burkhard Scheffler "morto tre giorni fa qui sotto il colonnato di Piazza San Pietro: morto di freddo". Salutando poi i partecipanti a una marcia contro la violenza sessuale sulle donne, ha denunciato come sia purtroppo "una realtà generale e diffusa dappertutto e utilizzata anche come arma di guerra. Non stanchiamoci di dire no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace; in particolare per il martoriato popolo ucraino".

Prima della recita della preghiera - commentando il brano di Vangelo proposto dalla liturgia nella domenica che apre l'Avvento - Francesco aveva invitato a rivolgere lo sguardo a Gesù che viene. "Questo - ha commentato - è il fondamento della nostra speranza, è ciò che ci sostiene anche nei momenti più difficili e dolorosi della nostra vita".

"Dio - ha aggiunto - si nasconde nelle situazioni più comuni e ordinarie della nostra vita. Non viene in eventi straordinari, ma nelle cose di ogni giorno. E lì, nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, anche quando affrontiamo giornate che appaiono grigie e monotone, proprio lì c’è il Signore, che ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni".

Ma c’è il pericolo di non accorgerci della sua venuta. Gesù - ha ricordato il papa - dice che al tempo di Noè "mangiavano e bevevano 'e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti'". Di qui l'invito nel tempo dell'Avvento: "lasciamoci scuotere dal torpore e svegliamoci dal sonno. Proviamo a chiederci: sono consapevole di ciò che vivo, sono attento, sono sveglio? Cerco di riconoscere la presenza di Dio nelle situazioni quotidiane, oppure sono distratto e un po’ travolto dalle cose? Se non ci accorgiamo oggi della sua venuta, saremo impreparati anche quando verrà alla fine dei tempi. Perciò - ha concluso - restiamo vigilanti".

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