01/09/2006, 00.00
vaticano
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Papa: Cercando il volto di Dio, il sacerdote trasformerà anche la vita dei fedeli

In pellegrinaggio al santuario del Volto Santo, Benedetto XVI torna ad indicare a preti e seminaristi la necessità di mostrare il loro amore verso Gesù. Le linee di una pastorale attenta ai giovani ed alla famiglia. Il vero San Francesco: un convertito, prima che un ambientalista e un pacifista.

Manoppello (AsiaNews) - Sacerdoti, religiosi e seminaristi facciano della ricerca di "vedere il volto di Dio", per la quale i santi sono stati pronti ad offrire la vita, lo scopo della loro esistenza: in tal modo essi cambieranno anche la realtà di quanti sono loro affidati.

La ricerca di Gesù, l'amore alla "santità del suo Volto" sta diventando un leitmotiv negli incontri di Benedetto XVI con i sacerdoti. Oggi nel "pellegrinaggio privato" che il Papa ha compiuto al santuario del Volto Santo a Manoppello (Chieti), in Abruzzo, egli ha incoraggiato chi è o sta per essere ordinato ad "amare la santità del suo Volto", con la certezza che "anche i fedeli affidati alle vostre cure ne saranno contagiati e trasformati". Ieri, con i sacerdoti della diocesi di Albano (nella quale rientrano le ville pontificie di Castel Gandolfo), ha parlato della ricerca di Gesù come la "vera" realtà di San Francesco, uomo  convertito al Signore, e non solo l'ecologista pacifista caro all'iconografia "laica". E non ha mancato di raccomandare ai sacerdoti la cura dei giovani "lontani" e dei divorziati risposati.

Nel santuario di Manoppello, che conserva il "Volto Santo" o "vera icona" (e quindi Veronica), che la tradizione vuole sia l'immagine rimasta impressa sul velo che una donna porse a Gesù per asciugarsi sudore e sangue mentre saliva sul Golgota, Benedetto XVI ha parlato della ricerca e dell'amore per quel volto. "Chi incontra Gesù, chi si lascia da Lui attrarre ed è disposto a seguirlo sino al sacrificio della vita", ha detto "vive in Dio già su questa terra, attratto e trasformato dal fulgore del suo volto. Questa è l'esperienza dei veri amici di Dio, i santi, che hanno riconosciuto e amato nei fratelli, specialmente i più poveri e bisognosi, il volto di quel Dio a lungo contemplato con amore nella preghiera. Essi sono per noi incoraggianti esempi da imitare; ci assicurano che se percorriamo con fedeltà questa via, la via dell'amore, anche noi – come canta il Salmista – ci sazieremo della presenza di Dio (cfr Sal 16[17],15). Ma, "per entrare in comunione con Cristo e contemplarne il volto, per riconoscere il volto del Signore in quello dei fratelli e nelle vicende di ogni giorno, sono necessarie 'mani innocenti e cuori puri'. Mani innocenti, cioè esistenze illuminate dalla verità dell'amore che vince l'indifferenza, il dubbio, la menzogna e l'egoismo; ed inoltre sono necessari cuori puri, cuori rapiti dalla bellezza divina, come dice la piccola Teresa di Lisieux nella sua preghiera al Volto Santo, cuori che portano impresso il volto di Cristo. Cari sacerdoti – ha proseguito il Papa - se resta impressa in voi, pastori del gregge di Cristo, la santità del suo Volto, non abbiate timore, anche i fedeli affidati alle vostre cure ne saranno contagiati e trasformati. E voi, seminaristi, che vi preparate ad essere guide responsabili del popolo cristiano, non lasciatevi attrarre da null'altro che da Gesù e dal desiderio di servire la sua Chiesa. Altrettanto vorrei dire a voi, religiosi e religiose, perché ogni vostra attività sia un visibile riflesso della bontà e della misericordia divina".

L'esortazione che Benedetto XVI ha rivolto oggi a sacerdoti e religiosi è quasi una continuazione di quanto ieri aveva sostenuto nell'incontro con i sacerdoti di Albano. Rispondendo a braccio ad alcune loro domande ha parlato delle difficoltà quotidiane dei sacerdoti nelle diverse comunità, la liturgia, i giovani e la famiglia. Ha parlato anche di San Francesco, che in gioventù "era quasi un playboy", per esortare ad aiutare i giovani a conoscerne la vera figura, "da dove ha bevuto questo santo, perché non era solo un ambientalista o un pacifista, ma era soprattutto un uomo convertito", che "ha ascoltato la voce del Signore".

Ai sacerdoti ha raccomandato di curare particolarmente la vita interiore e la preghiera: "non è un tempo sottratto alla nostra responsabilità pastorale, ma è proprio lavoro pastorale pregare, pregare anche per gli altri… sostituendo anche gli altri che forse non sanno pregare, non vogliono pregare, non trovano il tempo per pregare. Tenere così presente questo dialogo con Dio che è opera pastorale". "Mi sembra – ha detto ancora - che i fedeli sentano se realmente siamo in colloquio con Dio con loro e attiriamo gli altri, in questa nostra preghiera comune, nella comunione con i figli di Dio o se facciamo solo una cosa esteriore. L'elemento fondamentale della vera 'ars celebrandi' è quindi questa consonanza, questa concordia tra quanto facciamo con le labbra e quanto fa il cuore".

Prendendo infine spunto dalla celebrazione della prima Giornata per la salvaguardia del pianeta indetta dalla Chiesa italiana, Benedetto XVI ha invitato al rispetto della natura. Un dono di Dio, ha detto, che "è sempre più esposto a seri rischi di degrado ambientale e va pertanto difeso e tutelato". (FP)

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