07/05/2017, 12.10
VATICANO
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Papa: Cristo, Buon Pastore, è diventato la porta della salvezza dell’umanità, perché ha offerto la vita per le sue pecore

Prima del Regina Caeli, papa Francesco spiega i simboli presenti nel vangelo di oggi. Gesù “è un capo la cui autorità si esprime nel servizio… Di un capo così ci si può fidare”. Egli una “presenza amica, forte e dolce insieme, che indirizza, protegge, consola e medica”. Troppo spesso mettiamo in ombra questa “dimensione spirituale e affettiva”. Cristo sostenga “quanti sono da Lui chiamati, affinché siano pronti e generosi nel seguire la sua voce”. Sette martiri della guerra civile spagnola beatificati ieri. Nel mese di maggio, pregare il rosario “per la pace, come ha chiesto la Vergine a Fatima”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Cristo, Buon Pastore, è diventato la porta della salvezza dell’umanità, perché ha offerto la vita per le sue pecore”: così papa Francesco ha unificato le due immagini riferite a Gesù nel vangelo di oggi, della quarta domenica di Pasqua (Gv 10,1-10), detta tradizionalmente “del Buon Pastore”, in cui Gesù parla di sé come “pastore” e come “porta delle pecore”.

Nella sua riflessione prima della recita del Regina Caeli con i pellegrini radunati in piazza san Pietro, il pontefice ha spiegato: “Il gregge, che siamo tutti noi, ha come abitazione un ovile che serve da rifugio, dove le pecore dimorano e riposano dopo le fatiche del cammino. E l’ovile ha un recinto con una porta, dove sta un guardiano. Al gregge si avvicinano diverse persone: c’è chi entra nel recinto passando dalla porta e chi «vi sale da un’altra parte» (v. 1). Il primo è il pastore, il secondo un estraneo, che non ama le pecore. Gesù si identifica col primo e manifesta un rapporto di familiarità con le pecore, espresso attraverso la voce, con cui le chiama e che esse riconoscono e seguono (cfr v. 3). Lui le chiama per condurle fuori, ai pascoli erbosi dove trovano buon nutrimento.

La seconda immagine con cui Gesù si presenta è quella della «porta delle pecore» (v. 7). Infatti dice: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato» (v. 9), cioè avrà la vita e l’avrà in abbondanza (cfr v. 10)”.

“Gesù, pastore buono e porta delle pecore – ha continuato -  è un capo la cui autorità si esprime nel servizio, un capo che per comandare dona la vita e non chiede ad altri di sacrificarla. Di un capo così ci si può fidare, come le pecore che ascoltano la voce del loro pastore perché sanno che con lui si va a pascoli buoni e abbondanti. Basta un segnale, un richiamo ed esse seguono, obbediscono, si incamminano guidate dalla voce di colui che sentono come presenza amica, forte e dolce insieme, che indirizza, protegge, consola e medica. Così è Cristo per noi”.

Il papa ha poi parlato della “dimensione spirituale e affettiva” che ci lega a Cristo: una dimensione “dell’esperienza cristiana che forse lasciamo un po’ in ombra”. “A volte – ha aggiunto - razionalizziamo troppo la fede e rischiamo di perdere la percezione del timbro di quella voce, della voce di Gesù buon pastore, che stimola e affascina. Come è capitato ai due discepoli di Emmaus, cui ardeva il cuore mentre il Risorto parlava lungo la via. È la meravigliosa esperienza di sentirsi amati da Gesù: [fatevi la domanda: io mi sento amato, amata da Gesù?] per Lui non siamo mai degli estranei, ma amici e fratelli. Eppure non è sempre facile distinguere la voce del pastore buono. C’è sempre il pericolo del ladro, del brigante e del falso pastore. C’è sempre il rischio di essere distratti dal frastuono di tante altre voci. Oggi siamo invitati a non lasciarci distogliere dalle false sapienze di questo mondo, ma a seguire Gesù, il Risorto, come unica guida sicura che dà senso alla nostra vita”.

“In questa Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni sacerdotali – ha concluso -  invochiamo la Vergine Maria: Lei accompagni i dieci nuovi sacerdoti che ho ordinato poco fa, e ho chiesto a quattro nuovi della diocesi di Roma di affacciarsi assieme a me per dare la benedizione (v.foto). La Madonna sostenga con il suo aiuto quanti sono da Lui chiamati, affinché siano pronti e generosi nel seguire la sua voce”.

Dopo la preghiera mariana pasquale, Francesco ha ricordato anzitutto che ieri a Gerona (Spagna) sono stati beatificati Antonio Arribas Hortigüela e sei compagni, religiosi della Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore, perseguitati e uccisi durante la guerra civile spagnola. “. Il loro martirio – ha detto -  accettato per amore di Dio e per fedeltà alla loro vocazione, susciti nella Chiesa il desiderio di testimoniare con fortezza il Vangelo della carità”.

Il pontefice ha anche ricordato che “domani rivolgeremo la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei”. E ha invitato a pregare il rosario “in questo mese di maggio… in particolare per la pace, come ha chiesto la Vergine a Fatima, dove mi recherò in pellegrinaggio tra pochi giorni, in occasione del centenario della prima apparizione”.

Fra i gruppi che il papa ha salutato, egli ha citato anche un gruppo di Chennai (India).

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