31/01/2016, 11.58
VATICANO
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Papa: L’unico privilegio agli occhi di Dio è non avere alcun privilegio

Francesco commenta il Vangelo odierno sottolineando una tentazione “alla quale l’uomo religioso è sempre esposto, e dalla quale occorre prendere decisamente le distanze: la tentazione di considerare la religione come un investimento umano e, di conseguenza, mettersi a “contrattare” con Dio cercando il proprio interesse”. Presenti in piazza i ragazzi dell’Azione cattolica di Roma per l’annuale Carovana della pace. L’appello del pontefice per i lebbrosi: “Una malattia che colpisce ancora i poveri e gli emarginati”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – L’unico privilegio agli occhi di Dio “è non aver alcun privilegio, non avere padrini, essere abbandonati nelle mani del Signore”. Lo ha detto papa Francesco prima della preghiera mariana dell’Angelus, recitata dalla finestra del suo studio in piazza san Pietro. Subito dopo la recita dell’Angelus il pontefice “accoglie” in finestra dei giovani romani, membri dell’Azione cattolica, che leggono un messaggio per la pace

Prima della preghiera, Francesco come sempre commenta il Vangelo odierno. Oggi l’evangelista Luca “ci conduce ancora, come domenica scorsa, nella sinagoga di Nazaret, il villaggio della Galilea dove Gesù è cresciuto in famiglia ed è conosciuto da tutti. Egli, che da poco tempo se n’era andato per iniziare la sua vita pubblica, ritorna ora per la prima volta e si presenta alla comunità, riunita di sabato nella sinagoga. Legge il passo del profeta Isaia che parla del futuro Messia e alla fine dichiara: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»”.

I concittadini di Gesù, sottolinea il papa, non reagiscono bene: “Dapprima stupiti e ammirati, poi cominciano a fare la faccia storta e a mormorare tra loro e a dire: perché costui, che pretende di essere il Consacrato del Signore, non ripete qui, nel suo paese, i prodigi che si dice abbia compiuto a Cafarnao e nei villaggi vicini? Allora Gesù afferma: «Nessun profeta è bene accolto nella sua patria»”. I presenti “si sentono offesi, si alzano sdegnati, cacciano fuori Gesù e vorrebbero buttarlo giù dal precipizio. Ma Lui, con la forza della sua pace, «passando in mezzo a loro, si mise in cammino» (v. 30). La sua ora non era ancora arrivata”.

Questo brano dell’evangelista Luca, dice Francesco, “non è semplicemente il racconto di una lite tra compaesani, come a volte avviene, anche nei nostri quartieri, suscitata da invidie e da gelosie, ma mette in luce una tentazione alla quale l’uomo religioso è sempre esposto, tutti noi siamo esposti, e dalla quale occorre prendere decisamente le distanze. E qual è questa tentazione? È la tentazione di considerare la religione come un investimento umano e, di conseguenza, mettersi a “contrattare” con Dio cercando il proprio interesse”.

Si tratta, invece, “di accogliere la rivelazione di un Dio che è Padre e che ha cura di ogni sua creatura, anche di quella più piccola e insignificante agli occhi degli uomini. Proprio in questo consiste il ministero profetico di Gesù: nell’annunciare che nessuna condizione umana può costituire motivo di esclusione – nessuna condizione umana – dal cuore del Padre, e che l’unico privilegio agli occhi di Dio è quello di non avere privilegi, di essere abbandonati nelle sue mani”. L’unico privilegio agli occhi di Dio, ripete il papa, “è quello di non avere privilegi, non avere padrini, essere abbandonati nelle sue mani”.

L’“oggi”, proclamato da Cristo quel giorno, vale per ogni tempo: “Risuona anche per noi in questa piazza, ricordandoci l’attualità e la necessità della salvezza portata da Gesù all’umanità. Dio viene incontro agli uomini e alle donne di tutti i tempi e luoghi nella situazione concreta in cui essi si trovano. Viene incontro anche a noi. È sempre Lui che fa il primo passo: viene a visitarci con la sua misericordia, a sollevarci dalla polvere dei nostri peccati; viene a tenderci la mano per farci risalire dal baratro in cui ci ha fatto cadere il nostro orgoglio, e ci invita ad accogliere la consolante verità del Vangelo e a camminare sulle vie del bene. Ma sempre viene Lui a trovarci, a cercarci”.

Torniamo alla sinagoga: “Certamente quel giorno c’era anche Maria, la Madre. Possiamo immaginare le risonanze del suo cuore, un piccolo anticipo di quello che soffrirà sotto la Croce, vedendo Gesù lì in sinagoga prima ammirato, poi sfidato, poi minacciato di morte. Nel suo cuore, pieno di fede, lei custodiva ogni cosa. Ci aiuti lei a convertirci da un dio dei miracoli al miracolo di Dio, che è Gesù Cristo”.

Subito dopo la preghiera mariana dell’Angelus, il papa ricorda la Giornata mondiale dei malati di lebbra: “Questa malattia, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora soprattutto le persone più povere ed emarginate. È importante mantenere viva la solidarietà con questi fratelli e sorelle, rimasti invalidi a seguito di questo morbo. Ad essi assicuriamo la nostra preghiera e assicuriamo il nostro sostegno a quanti li assistono: bravi laici, brave suore, bravi preti”.

Dopo i saluti agli altri pellegrini, Francesco si concentra sui ragazzi e le ragazze dell’Azione cattolica di Roma: “Adesso capisco perché c’era tanto chiasso in piazza! Quest’anno la vostra testimonianza di pace, animata dalla fede in Gesù, sarà ancora più gioiosa e consapevole, perché arricchita dal gesto, che avete appena compiuto, del varcare la Porta Santa. Vi incoraggio ad essere strumenti di pace e di misericordia tra i vostri coetanei!”. Subito dopo, un bambino legge il messaggio e dalla piazza si alza un gran numero di palloncini, simbolo della pace. 

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