15/12/2021, 10.56
VATICANO
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Papa: impariamo da san Giuseppe il silenzio, spazio di interiorità che fa posto alla Parola di Dio

“San Giuseppe, uomo del silenzio, tu che nel Vangelo non hai pronunciato nessuna parola, insegnaci a digiunare dalle parole vane, a riscoprire il valore delle parole che edificano, incoraggiano, consolano, sostengono. Fatti vicino a coloro che soffrono a causa delle parole che feriscono, come le calunnie e le maldicenze, e aiutaci a unire sempre alle parole i fatti”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Imparare” e praticare il silenzio, la dimensione contemplativa della vita, “spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci”, spazio “in cui possa emergere un’altra Parola: quella dello Spirito Santo che abita in noi, che porta Gesù”.

Proseguendo il ciclo di catechesi dedicato a san Giuseppe, papa Francesco all’udienza generale di oggi ha parlato del silenzio di colui che ha educato Gesù per tornare a condannare il “chiacchiericcio”, evocando anche il biblico “ne uccide più la lingua che la spada” per ammonire a “parlare giusto, mordersi un po’ la lingua, a volte”.

Alle cinquemila persone presenti nell’aula Paolo VI, Francesco ha innanzi tutto ricordato l’evangelico “quando la notte era nel più profondo silenzio la parola è scesa dal cielo”. Il Papa, ricordando che “i Vangeli non ci riportano nessuna parola di Giuseppe”, ha sottolineato che “il silenzio di Giuseppe non è mutismo, non è un taciturno; è un silenzio pieno di ascolto, un silenzio operoso, un silenzio che fa emergere la sua grande interiorità”. “E Gesù, nella casa del falegname di Nazaret, è cresciuto a questa ‘scuola’”, cercando “spazi di silenzio nelle sue giornate” e invitando i suoi discepoli a fare la stessa esperienza. “Come sarebbe bello se ognuno di noi, sull’esempio di San Giuseppe, riuscisse a recuperare questa dimensione contemplativa della vita spalancata proprio dal silenzio. Ma tutti noi sappiamo per esperienza che non è facile: il silenzio un po’ ci spaventa, perché ci chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi”.

“Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci. Non dico di cadere in un mutismo, no. Silenzio. Ma tante volte, ognuno di noi guardi dentro, tante volte stiamo facendo un lavoro e quando finiamo subito cerchiamo il telefonino per fare un’altra… sempre stiamo così. E questo non aiuta, questo ci fa scivolare nella superficialità”, in quel “pappagallismo” che Francesco è tornato a biasimare anche oggi.

E “impariamo da San Giuseppe a coltivare spazi di silenzio, in cui possa emergere un’altra Parola: quella dello Spirito Santo che abita in noi, che porta Gesù. Non è facile riconoscere questa Voce, che molto spesso è confusa insieme alle mille voci di preoccupazioni, tentazioni, desideri, speranze che ci abitano; ma senza questo allenamento che viene proprio dalla pratica del silenzio, può ammalarsi anche il nostro parlare”. Esso, “invece di far splendere la verità, può diventare un’arma pericolosa. Infatti le nostre parole possono diventare adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, calunnia”. “Gesù lo ha detto chiaramente: chi parla male del fratello e della sorella, chi calunnia il prossimo, è omicida (cfr Mt 5,21-22). Uccide con la lingua. Noi non rediamo a questo, ma è la verità. Pensiamo a quante volte abbiamo ucciso con la lingua, ci farà bene. La sapienza biblica afferma che «morte e vita sono in potere della lingua: chi ne fa buon uso, ne mangerà i frutti» (Pr 18,21)”. “Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci. Non dico di cadere nel mutismo, ma il silenzio. La profondità del cuore cresce con il silenzio. Non abbiamo paura del silenzio”.

“E il beneficio del cuore che ne avremo guarirà anche la nostra lingua, le nostre parole e soprattutto le nostre scelte. Infatti Giuseppe ha unito al silenzio l’azione. Egli non ha parlato, ma ha fatto, e ci ha mostrato così quello che un giorno Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21)”.

Anche oggi, a conclusione del suo discorso, Francesco ha posto una preghiera: “San Giuseppe, uomo del silenzio, tu che nel Vangelo non hai pronunciato nessuna parola, insegnaci a digiunare dalle parole vane, a riscoprire il valore delle parole che edificano, incoraggiano, consolano, sostengono. Fatti vicino a coloro che soffrono a causa delle parole che feriscono, come le calunnie e le maldicenze, e aiutaci a unire sempre alle parole i fatti”.

E nel saluto ai fedeli di lingua tedesca ha detto poi: “in questi ultimi giorni dell’Avvento, imitiamo l’esempio di San Giuseppe. Cerchiamo di adottare un atteggiamento di silenzio e di ascolto, per essere pronti a ricevere la Parola eterna del Padre, il suo Figlio incarnato, Gesù Cristo”.

Un pensiero, infine, per le vittime dello scoppio di un’autocisterna a Haiti, che ha provocato circa 70 le vittime. "Povero Haiti - ha commentato Francesco - una dietro l'altra, è un popolo in sofferenza... Preghiamo, preghiamo per Haiti: è gente buona, gente brava, gente religiosa ma sta soffrendo tanto". Francesco si è detto "vicino agli abitanti di quella città e ai familiari delle vittime come pure ai feriti", e ha invitato i fedeli a unirsi "nella preghiera per questi nostri fratelli e sorelle così duramente provati". 

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