20/01/2010, 00.00
VATICANO
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Papa: l’ecumenismo ha fatto “grandi progressi”, anche se ci sono nuovi problemi

Benedetto XVI ha dedicato il discorso per l’udienza generale alla Settimana per l’unità dei cristiani. Un bilancio positivo, specialmente nel dialogo teologico con gli ortodossi, ma il cammino “non è lineare” e il risultato dipende dalla volontà di Dio.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il processo per l’unità dei cristiani ha fatto in un secolo “grandi progressi”, “positivi passi” sono stati fatti anche nell’anno appena trascorso e importanti sono gli appuntamenti già fissati per il prossimo futuro. Ma la piena unità è “dono di Dio”, per il quale bisogna pregare. E’ questo il significato della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nella quale ci troviamo, alla quale Benedetto XVI ha dedicato la sua riflessione per le ottomila persone presenti all’udienza generale.
 
 “Dobbiamo tenere presente da una parte quanti progressi reali sono stati raggiunti nella fraternità di tutti i cristiani in questi ultimi 50 anni, e nello stesso tempo sapere che il lavoro ecumenico non è un processo lineare. I problemi vecchi perdono il loro peso e dal nostro contesto nascono nuove difficoltà. Perciò dobbiamo essere tutti disponibili per un processo di purificazione nel quale il Signore ci renda capace di essere uniti”.
 
Il tema di quest’anno, “Di tutto questo sarete testimoni”, preso dal Vangelo di Luca, ha detto il Papa, rinvia all’esigenza fondamentale dalla quale nacque la conferenza svoltasi dal 13 al 24 giugno 1910 a Edimburgo, che segna la nascita del moderno movimento ecumenico. In quella occasione ci si disse che essere testimoni di Gesù è esigenza comune di tutti i cristiani per diffondere il Vangelo in tutto il mondo, che più difficilmente può credere nell’unico Salvatore quando coloro che lo annunciano “si presentano divisi, anzi spesso contrapposti”.  
  
Da allora, “il tema dell’unità visibile dei cristiani coinvolge la coscienza e stimola l’impegno di quanti credono in Cristo”, che richiede impegno di dialogo e preghiera, “orientamento piu autentico e più profondo dell’autentca ricerca ecumenica, perche l’unità è prima di tutto dono di Dio”. “Pertanto oltre al nostro sforzo di svilppare relazioni fraterne e dialogo per superare le divergenze è necessaria l’orazione”.
 
“Il rapporto tra unità e missione rimane uno dei punti fermi dell’ecumenismo moderno”, cosciente che “la divisione non solo contraddice la volontà espressa da Gesù”, “ma danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura”.
 
 Il tema scelto quest’anno per la Settimana, ha spiegato il Papa, va letto “nel contesto del capitolo 24 del Vangelo di Luca”, dove racconta che le donne furono le prime a trovare la tomba vuota di Gesù, che poi apparve ai discepoli a Emmaus, a Pietro e agli undici. “Nascono per noi due domande: la prima cos’è ‘tutto ciò”?. “Il contesto vuol dire anzitutto la croce e la Risurrezione hanno visto la morte e vedono la Risurrezione. Così cominciano a capire tutte le Scritture”. “Tutto ciò”, allora è “il mistero del Figlio fattosi uomo, morto e risorto”. Ma “conoscendo Cristo conosciamo il volto di Dio. Cristo è soprattutto la rivelazione del volto di Dio”, che non è più lontano, ma “si mostra in Cristo. Il Dio lontano diventa vicino”.
 
La seconda domanda è “come noi possimao esssere testimoni. Solo conoscendo Gesù e anche conoscendo Dio. Ma conoscere implica una dimensione intellettuale. Ma più che intellettuale è esistenziale l’apertura del mio io alla presenza e alla forza di Cristo” e cosi c’è “apertura a tutti gli altri”. “Solo incontrandolo realmente nella nostra vita di fede diventiamo testimoni”
 
“A partire dal Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica è entrata in relazione fraterna con tutte le Chiese e le comunità ecclesiali e ha organizzato con la gran parte di esse dei dialoghi teologici che hanno condotto a trovare convergenze e consenso su diversi punti, approfondendo in tal modo i legami di comunione".
 
La celebrazione della Settimana “ci porta a considerare altri aspetti importanti. Anzitutto i grandi progressi realizzati in un secolo”. L’ecumenismo “si è sviluppato in modo così significativo da diventare elemento importante nella vita delle Chiese” e “non solo favorisce i rappori tra Chiese e comunità ecclesiali, ma stimola la ricerca teologica” e coinvolge la vita delle Chiese e delle comunità ecclesiali con temantiche che coinvolgono la vita ecclesiale come il riconoscimento comune del battesimo e soluzioni per i matrimoni misti. Ha poi ricordato i dieci anni dalla dichiarazione comune con i luterani sulla giustificazione, il ritorno di gruppi anglicani alla piena comunione con Roma, i “positivi passi “del lavoro della Commissione congiunta con gli ortodossi che ha affrontato “il tema cruciale del ruolo del vescovo di Roma nella comunità nel primo millennio, quando tra Oriente e Occidente c’era piena comunione”, ricerca che “si estenderà al secondo millennio”. “Nel solco di tale spirito i contatti si sono allargati ai movimenti pentecostali, evangelici e carismatici per una migliore conoscenza reciproca, benchè non manchino problemi gravi in questo settore”.
 
Il comune impegno di continuare sulla strada ecumenica, ha concluso il Papa, “è un segno positivo che manifesta quanto sia intenso il desiderio dell’unità malgrado le difficoltà”. Ma occorre pregare, perché solo Dio può dare l’unità”, perché "una Chiesa 'autofatta' sarebbe umana, mentre noi desideriamo una Chiesa fatta da Dio”.
 
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