18/03/2020, 10.36
VATICANO
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Papa: la misericordia di Dio è il centro della vita cristiana

"“Non c’è cristianesimo senza misericordia”. “Invocate sempre” San Giuseppe, “specialmente nei momenti difficili e affidate a questo grande Santo la vostra esistenza” e anche quella di chi è malato e di chi assiste gli ammalati, persone che rischiano la vita”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Domani, 19 marzo, è la solennità di San Giuseppe, “invocatelo sempre, specialmente nei momenti difficili e affidate a questo grande Santo la vostra esistenza” e anche quella di chi è malato e di chi assiste gli ammalati, persone che rischiano la vita. E domani sera, alle 21, “ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa” reciti il Rosario. Un invito alla preghiera ha concluso l’udienza generale di oggi, un’altra udienza generale senza fedeli, in streaming dalla biblioteca privata, nel Palazzo apostolico (nella foto di Vatican News). Piazza san Pietro e l’Aula Paolo VI vuote.

Nella sua meditazione, proseguendo il ciclo di catechesi sulle Beatitudini, Francesco ha parlato della quinta: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7), affermando che fin dal primo Angelus detto da papa (il 17 marzo 2013), ha “sentito” di dover dare il messaggio della misericordia di Dio, che “non è una dimensione fra le altre, ma è il centro della vita cristiana: non c’è cristianesimo senza misericordia”.  "E questo è rimasto molto impresso in me, come un messaggio che come Papa io avrei dovuto dare sempre, un messaggio che dev’essere di tutti i giorni: la misericordia. Ricordo che quel giorno ho avuto anche l’atteggiamento un po’ “spudorato” di fare pubblicità a un libro sulla misericordia, appena pubblicato dal cardinale Kasper. E quel giorno ho sentito tanto forte che questo è il messaggio che devo dare, come Vescovo di Roma: misericordia, misericordia, per favore, perdono".

La quinta beatitudine, ha osservato, ha una particolarità: “è l’unica in cui la causa e il frutto della felicità coincidono. Coloro che esercitano la misericordia troveranno misericordia, saranno ‘misericordiati’”.

“Questo tema della reciprocità del perdono – ha osservato poi - non è presente solo in questa beatitudine, ma è ricorrente. E come potrebbe essere altrimenti? La misericordia è il cuore stesso di Dio! Gesù dice: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati» (Lc 6,37). Sempre la stessa reciprocità. E la Lettera di Giacomo afferma che «la misericordia ha sempre la meglio sul giudizio» (2,13). Ma è soprattutto nel Padre Nostro che noi preghiamo: «Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12); e questa domanda è l’unica ripresa alla fine: «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,14-15; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2838)”.

“Ci sono due cose che non si possono separare: il perdono dato e quello ricevuto. Ma tante persone sono in difficoltà, non riescono a perdonare. Tante volte il male ricevuto è così grande che riuscire a perdonare sembra come scalare una montagna altissima. Uno sforzo enorme. Questo fatto della reciprocità della misericordia indica che abbiamo bisogno di rovesciare la prospettiva. Ma da soli non possiamo, ci vuole la grazia di Dio. Infatti, se la quinta beatitudine promette di trovare misericordia e nel Padre Nostro chiediamo la remissione dei debiti, vuol dire che noi siamo essenzialmente dei debitori e abbiamo necessità di trovare misericordia! Tutti siamo debitori. Tutti. Verso Dio, che è tanto generoso, e verso i fratelli. Ogni persona sa di non essere il padre o la madre che dovrebbe essere, lo sposo o la sposa, il fratello o la sorella che dovrebbe essere”.

“Sappiamo che, se anche non abbiamo fatto il male, manca sempre qualcosa al bene che avremmo dovuto fare. Ma proprio questa nostra povertà diventa la forza per perdonare! Siamo debitori e se, come abbiamo ascoltato all’inizio, saremo misurati con la misura con cui misuriamo gli altri (cfr Lc 6,38), allora ci conviene allargare la misura e rimettere i debiti, perdonare. Ognuno deve ricordare di avere bisogno di perdono e di pazienza; questo è il segreto della misericordia: perdonando si è perdonati. Perciò Dio ci precede e ci perdona Lui per primo (cf Rm 5,8). Ricevendo il suo perdono, diventiamo capaci a nostra volta di perdonare. Così la propria miseria e la propria carenza di giustizia diventano occasione per aprirsi al regno dei cieli, a una misura più grande, la misura di Dio, che è misericordia”.

“Da dove nasce la nostra misericordia? Gesù ci ha detto: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Quanto più si accoglie l’amore del Padre, tanto più si ama (cfr CCC, 2842). La misericordia non è una dimensione fra le altre, ma è il centro della vita cristiana: non c’è cristianesimo senza misericordia. Se tutto il nostro cristianesimo non ci porta alla misericordia, abbiamo sbagliato strada, perché la misericordia è l’unica vera meta di ogni cammino spirituale. Essa è uno dei frutti più belli della carità (cf. CCC, 1829). Ricordo che questo tema è stato nel primo Angelus che ho detto da papa”. “Quel giorno ho sentito tanto forte quel messaggio che dovevo dare”.

La misericordia di Dio è la nostra liberazione e la nostra felicità. Noi viviamo di misericordia e non ci possiamo permettere di stare senza misericordia. E’ l’aria che respiriamo. Siamo troppo poveri per porre le condizioni, abbiamo bisogno di perdonare, perché abbiamo bisogno di essere perdonati.

Al termine dell’incontro, Francesco ha ricordato che “i prossimi venerdì e sabato 20-21 marzo si svolgerà l’iniziativa 24 ore per il Signore. È un appuntamento importante della Quaresima per la preghiera e per accostarsi al sacramento della riconciliazione. Purtroppo a Roma, in Italia e in altri Paesi questa iniziativa non potrà avere luogo nelle forme consuete a causa dell’emergenza del coronavirus. Tuttavia, in tutte le altre parti del mondo, si continuerà con questa bella tradizione. Incoraggio i fedeli ad accostarsi in maniera sincera alla misericordia di Dio nella confessione e a pregare specialmente per quanti sono nella prova a causa della pandemia. Dove non si potrà celebrare 24 ore per il Signore, sono certo che si potrà vivere questo momento penitenziale con la preghiera personale”.

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