11/01/2006, 00.00
VATICANO
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Papa: lo stupore dell'uomo che scopre Dio accanto a sé

Commentando il Salmo 143, Benedetto XVI evidenzia "la trascendenza del Re supremo dell'essere, dell'universo e della storia", che porta alla "domanda stupita e riconoscente: Signore, che cos'è l'uomo per esserti manifestato a lui?"

Città del Vaticano (AsiaNews) – Lo stupore dell'uomo, conscio di essere solo "un soffio", di scoprire accanto a sé il Messia, Signore dell'universo, che "ha abbassato i cieli", come lo rappresenta il Salmo 143. Questo l'argomento del quale il Papa ha parlato alle oltre 8 mila persone presenti nell'aula Paolo VI per l'udienza generale, tra i quali anche un gruppo di bambini di Beslan. L'incontro ha dato anche occasione a Benedetto XVI, rivolgendo un saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, per esortarli, "nel ricordo del vostro battesimo ad essere pronti a testimoniare con gioia la fede in Cristo in ogni situazione, nella salute e nella malattia, in famiglia, nel lavoro e in tutti gli ambienti".

"L'inno – aveva detto poco prima, tra l'altro, Benedetto XVI - si apre con una benedizione, ossia con un'esclamazione di lode rivolta al Signore, celebrato con una piccola litania di titoli salvifici: egli è la roccia sicura e stabile, è la grazia amorosa, è la fortezza protetta, il rifugio difensivo, la liberazione, lo scudo che tiene lontano ogni assalto del male (cfr Sal 143,1-2). C'è anche l'immagine marziale del Dio che addestra alla lotta il suo fedele così che sappia affrontare le ostilità dell'ambiente, le potenze oscure del mondo.

Davanti al Signore onnipotente l'orante, pur nella sua dignità regale, si sente debole e fragile. Egli emette, allora, una professione di umiltà che è formulata, come si diceva, con le parole dei Salmi 8 e 38. Egli, sente, infatti, di essere «come un soffio», simile a un'ombra passeggera, esile e inconsistente, immerso nel flusso del tempo che scorre, segnato dal limite che è proprio della creatura (cfr Sal 143,4).

Ecco, allora – ha proseguito il Papa - la domanda: perché Dio si cura e si dà pensiero di questa creatura così misera e caduca? A questo interrogativo (cfr v. 3) risponde la grandiosa irruzione divina, la cosiddetta teofania che è accompagnata da un corteo di elementi cosmici e di eventi storici, orientati a celebrare la trascendenza del Re supremo dell'essere, dell'universo e della storia. Ecco monti che fumano in eruzioni vulcaniche (cfr v. 5), folgori che sono simili a saette che disperdono i malvagi (cfr v. 6), ecco le «grandi acque» oceaniche che sono simbolo del caos dal quale è però salvato il re ad opera della stessa mano divina (cfr v. 7). Sullo sfondo rimangono gli empi che dicono «menzogne» e «giurano il falso» (cfr vv. 7-8), una raffigurazione concreta, secondo lo stile semitico, dell'idolatria, della perversione morale, del male che veramente si oppone a Dio e al suo fedele".

Benedetto XVI ha poi usato un passo di Origene per evidenziare che "Il Salmista parla della fragilità del corpo e della condizione umana", perché "quanto alla condizione umana, l'uomo è un nulla". "Ma torna allora la domanda stupita e riconoscente: 'Signore, che cos'è l'uomo per esserti manifestato a lui?'. 'Grande felicità per l'uomo, conoscere il proprio Creatore'".

"Il Salmo – ha concluso il Papa - partito dalla nostra scoperta di essere deboli e lontani dallo splendore divino, giunge alla fine a una sorpresa: accanto a noi c'è Dio-Emmanuele, che per il cristiano ha il volto amoroso di Gesù Cristo, Dio fatto uomo".

Al termine dell'udienza, il Papa ha salutato personalmente alcuni dei presenti: tra loro il neo-eletto vescovo ausiliare di Florianopolis, in Brasile, Giuseppe Negri, del PIME.

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