17/04/2022, 12.14
VATICANO
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Papa: solo Gesù Risorto oggi può annunciarci la pace

Il messaggio urbi et orbi di Francesco “in questa Pasqua di guerra”. L’appello per la martoriata Ucraina: “Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre”. Lo sguardo sulle altre ferite del mondo da Gerusalemme allo Yemen dimenticato. Riconciliazione per il Myanmar afflitto da odio e violenza e per l’Afghanistan in crisi umanitaria.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Solo Gesù ha il diritto oggi di annunciarci la pace. Solo lui, perché porta le nostre piaghe”. In una Pasqua profondamente segnata dalla guerra in Ucraina, dopo il silenzio della Via Crucis del Venerdì Santo, è direttamente alla testimonianza del Risorto che papa Francesco ha affidato la parola nel suo messaggio urbi et orbi pronunciato dalla loggia delle benedizioni della Basilica Vaticana. Lo ha fatto dopo la Messa celebrata sul sagrato inondato dai fiori della Pasqua davanti a una piazza San Pietro tornata dopo due anni a gremirsi di fedeli fino a metà di via della Conciliazione. Dopo aver solamente assistito e letto l’omelia ieri sera nella veglia presieduta dal decano del sacro collegio, il card. Giovanni Battista Re, oggi il pontefice ha presieduto il rito e ha anche percorso l’intera piazza sull’auto per salutare a lungo i fedeli.

Ma il clima della festa non può ignorare le notizie di morte e distruzione che continuano a giungere dall’Ucraina. E allora il papa stesso se lo domanda apertamente all’inizio del suo messaggio al mondo: possiamo veramente credere che Gesù è risorto “che abbia veramente vinto la morte. Che sia forse un’illusione? Un frutto della nostra immaginazione?”.
Papa Francesco ricorda gli “sguardi increduli dei discepoli” davanti a Gesù, il Crocifisso che è risorto: “viene in mezzo a coloro che lo piangono, rinchiusi in casa, pieni di paura e di angoscia” per dire “Pace a voi”. “Anche i nostri sguardi - osserva - sono increduli, in questa Pasqua di guerra. Troppo sangue abbiamo visto, troppa violenza. Anche i nostri cuori si sono riempiti di paura e di angoscia, mentre tanti nostri fratelli e sorelle si sono dovuti chiudere dentro per difendersi dalle bombe. Facciamo fatica a credere che Gesù sia veramente risorto, che abbia veramente vinto la morte”.

“No, non è un’illusione”. Per l’annuncio di questa Pasqua sceglie le parole tanto care all’Oriente cristiano: “Cristo è risorto! È veramente risorto!”. “Oggi più che mai abbiamo bisogno di Lui, al termine di una Quaresima che sembra non voler finire”. Ricorda i due anni della pandemia coi suoi segni pesanti: “Era il momento di uscire insieme dal tunnel - commenta con amarezza - mano nella mano, mettendo insieme le forze e le risorse... E invece stiamo dimostrando che in noi c’è ancora lo spirito di Caino, che guarda Abele non come un fratello, ma come un rivale, e pensa a come eliminarlo”. Ecco perché “abbiamo bisogno del Crocifisso Risorto per credere nella vittoria dell’amore, per sperare nella riconciliazione”.

Gesù ci annuncia la pace - continua Francesco - portando “le nostre piaghe. Quelle piaghe sono nostre due volte: nostre perché procurate a Lui da noi, dai nostri peccati, dalla nostra durezza di cuore, dall’odio fratricida; e nostre perché Lui le porta per noi, non le ha cancellate dal suo Corpo glorioso, ha voluto tenerle, portarle in sé per sempre. Sono il segno della lotta che Lui ha combattuto e vinto per noi, con le armi dell’amore, perché noi possiamo avere pace, essere in pace, vivere in pace”.

E allora spetta a noi lasciar entrare questa pace “nelle nostre vite, nelle nostre case, nei nostri Paesi”. “Sia pace per la martoriata Ucraina, così duramente provata dalla violenza e dalla distruzione della guerra crudele e insensata in cui è stata trascinata. Si scelga la pace. Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre. Per favore, non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade. Chi ha la responsabilità delle nazioni ascolti il grido di pace della gente”. Cita ripetendola due volte la domanda scritta nel 1955 da Albert Einstein e Bertrand Russell nel loro manifesto contro la guerra nucleare: “Metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?”.

“Porto nel cuore - aggiunge il pontefice - tutte le numerose vittime ucraine, i milioni di rifugiati e di sfollati interni, le famiglie divise, gli anziani rimasti soli, le vite spezzate e le città rase al suolo. Ho negli occhi lo sguardo dei bambini rimasti orfani e che fuggono dalla guerra. Guardandoli non possiamo non avvertire il loro grido di dolore, insieme a quello dei tanti altri bambini che soffrono in tutto il mondo: quelli che muoiono di fame o per assenze di cure, quelli che sono vittime di abusi e violenze e quelli a cui è stato negato il diritto di nascere”.

Elogia le tante famiglie e comunità che stanno accogliento i rifugiati dall’Ucraina; auspica che “questi numerosi atti di carità diventino una benedizione per le nostre società, talvolta degradate da tanto egoismo e individualismo, e contribuiscano a renderle accoglienti per tutti”. Quello nel cuore dell’Europa, infatti, non è l’unico conflitto che insanguina il mondo. Torna a invocare pace per Gerusalemme e coloro che la amano “cristiani, ebrei e musulmani”, papa Francesco: “Possano israeliani, palestinesi e tutti gli abitanti della Città Santa, insieme con i pellegrini, sperimentare la bellezza della pace, vivere in fraternità e accedere con libertà ai Luoghi Santi nel rispetto reciproco dei diritti di ciascuno”. Ma - ricorda - quanta sete di pace e riconciliazione hanno anche i popoli del Libano, della Siria, dell’Iraq e le comunità cristiane di tutto il Medio Oriente. La invoca per la Libia e per lo Yemen “che soffre per un conflitto da tutti dimenticato con continue vittime: la tregua siglata nei giorni scorsi possa restituire speranza alla popolazione”.

Al Signore Risorto - prosegue guardando ancora più a Oriente - “chiediamo il dono della riconciliazione per il Myanmar, dove perdura un drammatico scenario di odio e di violenza, e per l’Afghanistan, dove non si allentano le pericolose tensioni sociali e dove una drammatica crisi umanitaria sta martoriando la popolazione”. E poi l’Africa: “cessino lo sfruttamento di cui è vittima, l’emorragia portata dagli attacchi terroristici, in particolare nella zona del Sahel”, la crisi in Etiopia, le violenze nella Repubblica democratica del Congo. Senza dimenticare l’America Latina, dove la pandemia ha peggiorato le condizioni sociali, “esacerbate da criminalità, corruzione e narcotraffico” e il percorso di riconciliazione con i popoli autoctoni canadesi.

“Davanti ai segni perduranti della guerra, come alle tante e dolorose sconfitte della vita” - conclude Francesco - il Risorto “esorta a non arrendersi al male e alla violenza. Lasciamoci vincere dalla pace di Cristo. La pace è possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria responsabilità di tutti”.

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