24/11/2020, 10.26
ISRAELE - PALESTINA
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Parroco di Gaza: escalation di casi Covid, ma scuole e attività proseguono

P. Romanelli conferma l’aumento dei contagi e delle vittime nella Striscia, dove è alta l’allerta. Preoccupano ospedali e terapie intensive, quasi al completo. Aumentano anche i tamponi, con 800 positivi su circa 3mila test. Preoccupazione per l’inverno, ma la popolazione scopre l’importanza dell’alimentazione e dell’attività sportiva. Al via alcune iniziative legate al Natale.

Gaza (AsiaNews) - I casi di Covid-19 “continuano a salire, anche i deceduti sembrano aumentare in base all’ultimo rapporto”, mentre i letti in ospedale “sono al limite e, sebbene ancora non faccia freddo, con l’approssimarsi della stagione invernale vi è il timore che l’emergenza cresca”. È quanto racconta ad AsiaNews p. Gabriel Romanelli, parroco di Gaza, che conferma il clima di “grande attenzione” attorno alla pandemia di nuovo coronavirus cui si cerca di porre un freno “aumentando i tamponi: l’altro giorno ne hanno effettuati 3mila, di questi 800 erano contagiati”. 

Il sacerdote argentino del Verbo incarnato sottolinea che, a dispetto delle restrizioni, “molte attività sono ancora permesse, anche se sono allo studio nuovo blocchi. Una delle ipotesi - prosegue - è di limitare gli spostamenti interni, ma molto dipenderà dai numeri dei prossimi giorni”. Certo è che “non siamo in un contesto di lockdown totale: a scuola alcune classi restano in presenza, anche a noi della parrocchia hanno permesso diverse attività pur con numeri ristretti, disinfezione, temperatura all’ingresso e tutti portano la mascherina”. “Abbiamo ripreso anche le messe in presenza” e molte attività “di adulti, bambini e adolescenti si svolgono in modo regolare”, pur con meno persone perché “alcuni hanno paura del virus, altri hanno un parente malato e contagiato”.

La comunità cristiana della Striscia e gli abitanti di Gaza cercano di trovare una loro normalità, di convivere con il virus anche se l’allerta resta alta e i timori, soprattutto sulla tenuta del sistema sanitario, si fanno sempre più marcati. I dati parlano di una crescita decisa dei contagi e dei ricoveri ospedalieri. Gli operatori sanitari avvertono che stanno per finire i respiratori, così come i (pochi) posti disponibili nelle terapie intensive. Per il microbiologo Abdelraouf Elmanama, membro della task-force locale, “entro i prossimi 10 giorni il sistema sarà incapace di assorbire i picchi”.

I nuovi casi nelle ultime 24 ore nei Territori palestinesi sono stati 1560, di cui 689 nella Striscia; i decessi giornalieri sono 16, di cui almeno tre a Gaza. Finora nell’enclave palestinese governata da Hamas si contano quasi 15.500 contagiati (su una popolazione di due milioni di persone che vivono isolate in una prigione a cielo aperto) e 69 morti. Altri 92 versano in gravi condizioni mentre i posti letto complessivi nelle terapie intensive sono un centinaio. Fino ad agosto il territorio, vittima del blocco imposto da Israele ed Egitto, era riuscito a contenere i danni come confermato dallo stesso parroco di Gaza parlando di una realtà a lungo “miracolata”.  Il 15 novembre le autorità hanno imposto diverse restrizioni fra cui il divieto di spostamento nelle zone più colpite, chiusura di negozi dalle 5 del pomeriggio e divieto di riunioni superiori a 15 persone al chiuso.

In un clima di grande incertezza, i cristiani hanno già avviato alcune iniziative legate al Natale: “Siamo stravaganti - racconta - e abbiamo già iniziato la visita alle case con l’immagine grande del Bambino Gesù, quella che usiamo per l’adorazione alla messa di mezzanotte. Ci muove la fede, perché la preghiera di questi tempi può aiutare, poi ci portiamo avanti perché non sappiamo cosa succederà, se ci saranno ulteriori chiusure”. I cristiani, come la gran parte degli abitanti di Gaza, hanno “visto di tutto, a noi non manca la speranza anche se le persone sono abituate alla sofferenza. Ma la vicinanza del parroco, della Chiesa ha fatto capire loro che non sono abbandonati”. “Qualche timore - conclude - arriva dal freddo e dall’inverno ormai prossimi, che portano sempre raffreddori e malanni. Tuttavia, la pandemia ha fatto capire l’importanza dell’alimentazione e dell’attività fisica, anche una semplice passeggiata”, a una popolazione finora poco attenta alla salute.

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