10/11/2015, 00.00
LIBANO
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Patriarca Raï: Chiese orientali con papa Francesco per la pace e la giustizia nella regione

di Fady Noun
Si apre la 49ma sessione dell’Assemblea dei patriarchi e vescovi cattolici del Libano; al centro dei lavori la “collaborazione pastorale” fra le Chiese orientali. Sinodo della famiglia e Anno della misericordia fra gli altri temi. Un nuovo monito per l’elezione del presidente della Repubblica e la condanna degli interessi personali in seno al Parlamento.

Beirut (AsiaNews) - “La collaborazione sul piano della pastorale fra le Chiese cattoliche in Libano”. È attorno a questo tema di stretta attualità, tenuto contro delle circostanze attuali, che si tiene la 49ma sessione ordinaria dell’Assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici in Libano (Apecl). Presieduta dal patriarca maronita, il cardinale Béchara Raï, la sessione si è aperta ieri a Bkerké, alla presenza fra gli altri dei patriarchi greco-cattolico Gregorio III, del siro-cattolico Youssef II Younan e armeno-cattolico Grégoire Bedros XX Ghabroyan. 

L’Assemblea proseguirà sino a sabato 14 novembre e si concluderà con la pubblicazione di un comunicato finale. In apertura dei lavori il patriarca maronita ha fissato i punti chiave della riflessione sinodale; egli ha sottolineato che “l’unione fa la forza, la complementarietà degli sforzi permettere di servire al meglio anche i più grandi agglomerati geografici e umani, e può fungere da modello per l’azione della società civile”. 

Problemi nazionali

Come avviene d’abitudine, il patriarca ha approfittato dell’occasione per affrontare le grandi problematiche di rilevanza nazionale, che riguardano il Libano dei nostri giorni. “È nostro dovere di Chiesa - ha affermato - richiamare sempre alla Costituzione e al patto, così come all’elezione di un presidente della Repubblica, perché riprenda vigore l’attività parlamentare, l’azione di governo e delle istituzioni pubbliche”.  

“Il Parlamento deve limitarsi ad adottare misure tecniche - ha aggiunto il patriarca - avallando così la riunione legislativa del 12 e 13 novembre.E non potendo esercitare una normale attività legislativa, deve votare le leggi finanziarie richieste da più di cinque anni dalla comunità internazionale”.

Per inciso, il capo della Chiesa maronita ha precisato che “deplora” il modo in cui i blocchi parlamentari affrontano questioni "cruciali sul piano nazionale” e di come “prevalgano gli interessi personali e comunitari sull’interesse generale”.

Per quanto riguarda l'insistenza di alcuni blocchi parlamentari che vogliono vedere inserita la legge elettorale nell’ordine del giorno delle sessioni legislative del 12 e 13 novembre, il patriarca ha stabilito che “non vi è alcun motivo per complicare le cose” ben sapendo che “la promulgazione di una legge da parte del Parlamento richiede la controfirma del Capo dello Stato” (art. 51 e 56 della Costituzione). In aggiunta, il patriarca ha preso a cuore il progetto di legge sulla restituzione della cittadinanza ai migranti, facendo notare che esso non va confuso con il tema dell’acquisto della cittadinanza, il quale deve essere oggetto di una legge indipendente.

A livello regionale, il patriarca ha affermato: “Alziamo la nostra voce in unione con quella di papa Francesco, per chiedere ai governanti del mondo arabo e alla comunità internazionale di fermare la guerra che sta devastando il nostro Paese, e per trovare soluzioni pacifiche e politiche al fine di stabilire una pace giusta, globale e permanente”.

Quattro voci del capitolo 

Tornando alla sessione, essa prenderà in considerazione quattro titoli: le linee guida del Sinodo sulla famiglia che si è appena svolto in Vaticano (dal 4 al 25 ottobre); il Giubileo della misericordia che si apre il prossimo 8 dicembre; l’insegnamento ufficiale della Chiesa e le pratiche di pietà; il Motu Proprio del papa sulla riforma del diritto canonico nei casi di annullamento del matrimonio.

La sessione del Apecl ascolterà, in proposito, le spiegazioni di mons. Pio VitoPinto, decano del tribunale della Sacra Rota, che chiarirà ai suoi ascoltatori le intenzioni del Santo Padre e gli obiettivi perseguiti.

A questi grandi temi si aggiungerà poi la revisione delle attività e della situazione di Caritas Libano, alla luce delle crescenti condizioni di povertà in Libano e dell’ingresso di oltre un milione e mezzo di rifugiati.

Sensibile verso condizioni di vita che si fanno sempre più difficili per i cittadini libanesi, il patriarca ha affermato che “le Chiese non devono accontentarsi della pastorale sociale della Caritas, ma andare oltre, e offrire i servizi delle sue istituzioni scolastiche, ospedaliere e sociali”. 

Al contempo l’Apecl prenderà in considerazione il progetto di “cittadella dei media” ideato da Télé-Lumière.

La cooperazione in tutto il Machrek 

Infine, il patriarca maronita ha dichiarato che “per quanto riguarda la cooperazione tra le Chiese orientali, non è possibile limitarla al solo Libano, ma deve essere estesa a tutto il Mashrek” [l’insieme dei Paesi arabi a est del Cairo e a nord della Penisola arabica, ndr]. “Noi non siamo presenti come entità religiose minoritarie - ha sottolineato - ma come Chiesa di Cristo nella diversità delle tradizioni spirituali, liturgiche, culturali e storiche”. 

“Noi siamo il corpo mistico di Cristo nei paesi del Mashreq - ha concluso - di cui dobbiamo preservare l’esistenza e rafforzare la missione, e di cui noi siamo i cittadini originari. Vogliamo conservare il principio della convivenza con i musulmani nell’uguaglianza, nel rispetto reciproco, nella cooperazione e nella costruzione delle nostre patrie e della nostra identità mediorientale. Il Libano ha un ruolo dinamico da giocare su questo piano, sia per la sua situazione geografica sulla sponda orientale del Mediterraneo, sia per il suo sistema politico e la sua lunga esperienza”.

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