18/05/2021, 14.21
LIBANO - GAZA
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Patriarca Raï: no a un Libano ‘rampa di lancio’ per missili contro Israele

di Fady Noun

Per la Chiesa libanese una guerra rappresenta “il colpo di grazia” per un Paese già in difficoltà. I lanci di razzi dal territorio libanese e il possibile coinvolgimento nel conflitto. La missione di pace Unifil invita alla calma. Uno sciopero generale di solidarietà nei campi profughi palestinesi. 

Beirut (AsiaNews) - Condannando con forza l’escalation di violenze dell’esercito israeliano, la Chiesa maronita ha messo in guardia contro il coinvolgimento del Libano nello scontro in atto fra Israele e le forze congiunte di Hamas e della Jihad islamica nella Striscia di Gaza. Un conflitto che ha già provocato oltre 200 morti in una settimana. Ed è per questo che, all’indomani di un lancio isolato di razzi dal Libano verso il nord di Israele, il patriarca maronita card. Beshara Raï ha lanciato un appello alle autorità per “controllare la frontiera e impedire che il territorio libanese sia usato come rampa di lancio dei missili”. Da parte sua, l’esercito libanese in coordinamento con l’Unifil (la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) è impegnato a rafforzare il controllo della sicurezza nella regione. Infine Hezbollah, che evita il coinvolgimento militare negli incidenti lungo il confine, mentre si schiera dalla parte del movimento di sostegno generale a favore dei palestinesi. 

Commentando la situazione tesa degli ultimi giorni nella regione frontaliera, a causa della guerra che vede contrapposti lo Stato ebraico e le forze palestinesi di Hamas, il patriarca ha dichiarato: “Bisogna impedire un coinvolgimento del Libano, che sia diretto o mediato da parti come avviene ora, perché finirebbe per far ripiombare il Paese dentro a nuovi conflitti”. Il capo della Chiesa maronita critica, da mesi, quella che definisce una vera “discesa agli inferi” del Libano e un blocco politico che impedisce la formazione di un nuovo governo per il Paese dall’agosto scorso. “Una guerra con Israele - riferiscono fonti vicine alla sede patriarcale maronita - sarebbe il colpo di grazia per il Libano”. 

Lunedì 17 maggio si sono registrati diversi tentativi di lancio di razzi contro Israele dal Libano, ma nessuno di questi ha colpito lo Stato ebraico a riprova del fatto che si è trattato di incidenti isolati. Tuttavia, per rappresaglia l’esercito israeliano ha voluto scagliare lo stesso come avvertimento dei missili “in direzione del punto di lancio”. A Beirut una fonte militare libanese ha confermato all’Afp che “tre razzi di tipo Grad sono stati lanciati dal settore ‘Fattorie di Sheba’, area contesa alla frontiera fra i due Paesi”. 

Si tratta del secondo tentativo dall’inizio delle ostilità fra l’esercito israeliano e il movimento palestinese Hamas a Gaza. La prima volta, dei razzi tirati dal litorale di Tiro erano caduti in mare. Hezbollah non ha voluto commentare nessuno di questi lanci. Di contro, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco, il 14 maggio, su un gruppo di manifestanti che tentavano di danneggiare e attraversare la barriera di sicurezza al confine settentrionale, uccidendo un agente di Hezbollah identificato col nome di Mohammad Tahhan, giovane di 21 anni che si era mostrato assai intrepido. Lo sventurato è stato centrato da un frammento di proiettile ed è deceduto dopo essere stato ricoverato in ospedale.

Il giorno successivo l’incidente, in concomitanza con il 73mo anniversario della “Nakba”, la “catastrofe” che ricorda la nascita dello Stato di Israele nel 1948, alcune centinaia di manifestanti libanesi e palestinesi si sono riuniti ad Adaïssé, ai piedi del muro di cemento eretto dallo Stato ebraico, per gridare il proprio sostegno alla Palestina. Alcuni manifestanti hanno lanciato proiettili contro il muro di confine, altri hanno attraversato la prima barriera tra il territorio libanese e il muro di cemento, altri ancora hanno scalato il muro a Kfar Kila e distrutto le telecamere di sorveglianza del “nemico Israele”. Queste manifestazioni si sono svolte senza incidenti di rilievo. Una scaramuccia li ha visti opposti, all’altezza della porta di Fatima, ex punto di passaggio tra Libano e Israele, alle forze di sicurezza e all’esercito libanese, dopo che i manifestanti hanno tentato di passare attraverso il posto di blocco formato dai militari.

Unifil invoca la calma

Il portavoce della forza Onu Andrea Tenenti ha reagito a questa nuova escalation della tensione alla frontiera, affermando oggi che “il comandante Unifil, generale Stefano Del Col, ha contattato i propri omologhi del comando delle forze armate libanesi e dell’esercito israeliano e ha esortato le parti a far prova della massima moderazione, al fine di evitare qualsiasi escalation”. “Unifil - ha aggiunto il portavoce - in coordinamento con l’esercito libanese, sta lavorando per rafforzare il controllo della sicurezza nella regione”. “Abbiamo intensificato i pattugliamenti - ha aggiunto il portavoce - per prevenire qualsiasi altro incidente che minacci la sicurezza della popolazione locale e quella del Libano meridionale”. “Il comandante della missione Unifil - ha concluso il portavoce - resta in contatto con le parti coinvolte per garantire la stabilità nella regione e ridurre la tensione esistente. La situazione nella regione è ora calma”. 

Sciopero generale di solidarietà nei campi

I campi profughi palestinesi in Libano hanno risposto oggi all’appello a uno sciopero generale lanciato dai dirigenti palestinesi, per protestare contro “l’aggressione israeliana contro i civili in Palestina, soprattutto a Gaza, e contro le minacce di espulsione dei palestinesi dal quartiere conteso di Sheikh Jarrah a Gerusalemme”. Lo riferisce il corrispondente dal settore meridionale del quotidiano francofono L’Orient-Le Jour (LOJ). Una manifestazione di solidarietà con la Palestina è in programma per il pomeriggio di oggi. 

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