13/10/2015, 00.00
PAKISTAN
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Paul Bhatti: lotta all’estremismo e parità di diritti, in un Pakistan che “sta cambiando”

L’ex ministro e leader Apma giudica positiva la conferma della Corte suprema della condanna dell’assassino di Salman Taseer. Conferma la “volontà” di combattere ed eliminare il terrorismo. La lotta passa attraverso la registrazione delle scuole coraniche, maggiore educazione per le minoranze, sviluppo economico e sociale. Speranze per la liberazione di Asia Bibi.

Roma (AsiaNews) - In Pakistan “qualcosa sta cambiando”, non solo a livello di governo ma anche in seno ai vertici militari ed è evidente “la volontà di eliminare il terrorismo. Certo, noi cattolici siamo contro la pena di morte, ma il terrorismo va sradicato dal Paese” anche se ci vorrà del tempo. È quanto afferma ad AsiaNews Paul Bhatti ex ministro federale per l'Armonia nazionale e leader di All Pakistan Minorities Alliance (Apma), commentando la conferma della condanna a morte per l’assassino di Salman Taseer e le iniziative volte a combattere la frangia fondamentalista islamica. Una lotta che passa attraverso la registrazione delle madrasse, una maggiore partecipazione delle minoranze religiose alla vita politica, modifiche alla legge elettorale, sviluppo economico e sociale del Paese, giustizia e diritti, e il miglioramento del livello di istruzione nella comunità cristiana.

La scorsa settimana la Corte suprema ha confermato la condanna a morte per Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore del Punjab Salman Taseer. Viene così confermata la sentenza dell’Alta corte di Islamabad, emessa a febbraio 2015, secondo cui “nulla può giustificare l’omicidio della vittima” e quella in primo grado del Tribunale antiterrorismo dell’ottobre 2011. I legali dell’omicida avevano cercato di presentare il gesto del loro assistito come “legittimo”, perché il Pakistan è un Paese islamico e non laico.

“La sentenza - spiega ad AsiaNews Paul Bhatti - ha mostrato che la Corte suprema vuole fare giustizia, all’insegna della trasparenza e della tutela dei diritti di tutti i cittadini”. In passato gli avvocati vicini ai movimenti estremisti, ricorda, “erano riusciti a condizionare le sentenze, arrivando a minacciare le autorità e le persone restavano in silenzio”. Le persone, aggiunge, si facevano “giustizia da sé”, soprattutto “nei casi di blasfemia, arrivando a uccidere senza conseguenze”. Ora la sentenza chiarisce che “se si accusa falsamente in base alle leggi sulla blasfemia, si rischia l’ergastolo… un passaggio che mostra grande coraggio”. 

Il leader Apma, che alterna lavoro e impegni fra Pakistan e Italia, parla di una nazione che “sta cambiando” grazie agli sforzi “di persone di buona volontà” sia nel governo che fra i vertici dell’esercito e “ha bisogno del sostegno internazionale”. Solo così, aggiunge, sarà possibile “portare la pace, la convivenza pacifica nel Paese e diventare un modello anche per altre realtà, come in Medio oriente, e diventare spunto per la lotta a movimenti estremisti come Daesh [Stato islamico]”.

L’ex ministro conferma che anche per la vicenda di Asia Bibi vi è la “volontà” della Corte suprema di “rivedere il caso” e vi sono speranze concrete “di una liberazione in un futuro prossimo. Tuttavia - aggiunge - bisogna trovare anche per lei una situazione che le garantisca la sicurezza”, per scongiurare il pericolo di rappresaglie da parte di movimenti fondamentalisti. Del resto quella contro il terrorismo “è una lotta difficile” che richiederà “del tempo, perché siamo di fronte - racconta - non a un gruppo, ma una intera generazione cresciuta nell’odio, con l’ideologia della morte, dell’uccisione… Tuttavia, io sono abbastanza fiducioso”. 

A confermare il moderato ottimismo, prosegue Paul Bhatti, gli incontri con molti imam e studiosi musulmani “che desiderano avviare un dialogo con i cristiani e con il Vaticano stesso, e di altri che possono contribuire alla difesa delle minoranze e dei cristiani”. Ai messaggi di armonia, dialogo e convivenza fra religioni è altrettanto importante unire l’impegno per lo sviluppo della comunità cristiana e delle altre minoranze presenti in Pakistan. “Per prima cosa - afferma - è essenziale che non vi siano discriminazioni nella Costituzione, e che sia riconosciuto anche ai non musulmani il diritto di diventare presidente o Primo Ministro. Non per potere, ma per questioni di parità e giustizia”. 

E ancora, diventa essenziale l’educazione quale strumento di crescita e di riscatto sociale. “La scolarizzazione - spiega il leader Apma - è importante non solo per contrastare l’analfabetismo, ma anche per rafforzare una educazione che contrasti l’odio. I cristiani devono potenziare la loro educazione, e per questo abbiamo creato la ‘Missione Shahbaz Bhatti’ che offre borse di studio e possibilità di imparare arti e mestieri, perché il lavoro è la sola via per emergere da povertà ed emarginazione”. A questo si deve aggiungere la lotta all’estremismo nelle scuole coraniche, le cui sedi “devono essere registrate e il loro curriculum approvato”. 

Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Decine gli episodi di violenze, fra attacchi mirati contro intere comunità (Gojra nel 2009 o alla Joseph Colony di Lahore nel marzo 2013), luoghi di culto (Peshawar nel settembre 2013) o abusi contro singoli individui (Sawan Masih e Asia Bibi, Rimsha Masih o il giovane Robert Fanish Masih, anch'egli morto in cella), spesso perpetrati col pretesto delle leggi sulla blasfemia.(DS)

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