21/05/2020, 22.36
CINA-HONG KONG
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Pechino ha in programma una legge sulla sicurezza nazionale contro il ‘terrorismo’ di Hong Kong

di Bernardo Cervellera

All’Assemblea nazionale del popolo si voterà perché il comitato permanente prepari la legge. Essa dovrebbe prevenire e proibire secessione, attività sovversive, interferenze straniere, terrorismo, offese contro la madrepatria. Forse è la fine di un “alto grado di autonomia” per Hong Kong.  Pechino ha paura dei partiti democratici.

Roma (AsiaNews) – L’Assemblea nazionale del popolo (Anp), il parlamento cinese che si apre domani, si appresta a votare il via per una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong. Da quasi un anno la regione a statuto economico speciale è scossa da manifestazioni pro-democrazia e da atti di violenza da parte di poliziotti e dimostranti.

Molti media dello Stato cinese definiscono “terrorismo” le manifestazioni e le richieste pro-democrazia della popolazione del territorio e accusano “forze straniere” di manipolare la popolazione locale.

Oggi pomeriggio, il portavoce dell’Anp, Zhang Yesui, ha presentato l’agenda dei lavori dell’assemblea. La risoluzione sulla sicurezza nazionale sarà il punto n. 5, che dovrebbe essere discusso il 28 o il 29 maggio. L’Anp di solito non fa che votare approvando quanto il Politburo ha già deciso in precedenza. In questo caso l’Anp voterebbe l’appoggio al suo comitato permanente per stilare una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong che dovrebbe proibire e prevenire secessione, attività sovversive, interferenze straniere, terrorismo, offese contro la madrepatria.

Di per sé, la Basic Law, la mini costituzione su cui di fonda Hong Kong prevede all’articolo 23 che il territorio si doti di una legge sulla sicurezza. Nel 2003 il governatore Tung Chee-hwa ha tentato di farla passare, ma ha dovuto ritirarla perché vi sono state enormi manifestazioni contrarie. La popolazione riteneva che quella legge fosse lesiva della libertà delle persone, dando alla polizia e alle forze dell’ordine poteri eccessivi. Da allora ogni anno al primo luglio vi è una manifestazione che ricorda quell’evento.

Molte personalità democratiche del territorio ritengono che la legge voluta da Pechino decurterà le libertà civili della gente di Hong Kong. In più, tale legge verrà imposta dal governo centrale alla popolazione del territorio, cancellando forse per sempre l’idea fondamentale su cui si basava il ritorno di Hong Kong alla Cina, ossia “un Paese, due sistemi”, in cui Hong Kong poteva conservare il suo stile liberale di vita.

E in effetti, nel pomeriggio a Pechino vi è stato il via della Conferenza politica consultiva del popolo cinese (Cpcpc, v. foto), che si svolge in parallelo con l’Anp e che raduna rappresentanti della cultura, della religione, del mondo del business. Il presidente della Cpcpc, Wang Yang, parlando di Hong Kong, ha detto che la Cina varerà “miglioramenti” nei meccanismi della Basic Law e per la prima volta da parte di un rappresentante ufficiale, non ha citato l’espressione tipica di “un alto grado di autonomia” garantito al territorio.

La mancanza di questa “autonomia” potrebbe colpire non solo le libertà civili, ma anche l’economia di Hong Kong. Mesi fa, il Congresso Usa ha votato una legge che garantisce facilitazioni fiscali ad Hong Kong nella misura in cui essa incarna davvero “un sistema” diverso da quello dittatoriale che domina la Cina popolare.

Molti osservatori affermano che la paura della Cina è che alle prossime elezioni legislative di Hong Kong i partiti democratici possano conquistare la maggioranza dei seggi a disposizione. La legge sulla sicurezza nazionale dovrebbe invece spaventare la popolazione.

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