29/07/2019, 12.26
CINA-HONG KONG
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Pechino sostiene ‘con forza’ il governo, la polizia e lo stato di diritto ad Hong Kong

di Paul Wang

Alla conferenza stampa dell’Ufficio per Hong Kong e Macao, il portavoce Yang Guang afferma che la Cina difende il principio “Un Paese, due sistemi” e rifugge dalla domanda su un possibile intervento dell’esercito cinese nelle strade di Hong Kong. Condannata la violenza dei manifestanti e i commenti di “persone di Paesi occidentali”. Preoccupazione per la situazione dei giovani del territorio.

Pechino (AsiaNews) – “Forte” sostegno al governo di Hong Kong, guidato da Carrie Lam; sostegno alla polizia che “tutela la legge”; critica alle violenze dei manifestanti che offendono “lo stato di diritto”, che è il “tesoro” di Hong Kong. Sono alcune delle sottolineature espresse dal portavoce dell’Ufficio cinese per Hong Kong e Macao, Yang Guang, che insieme alla sua collega Xu Luying hanno tenuto oggi una conferenza stampa nella capitale cinese affrontando le tensioni che da due mesi scuotono il territorio. Essa è la prima conferenza stampa pubblica dell’Ufficio dai tempi del ritorno di Hong Kong alla Cina (1997).

Il frettoloso tentativo di Carrie Lam di varare una legge sull’estradizione di sospetti criminali verso la Cina, ha generato una forte opposizione nella società di Hong Kong. Imprenditori, avvocati, attivisti per i diritti umani, giovani, studenti si sono ritrovati a manifestare con cortei fino a due milioni di persone chiedendo la cancellazione della legge. In coda alle manifestazioni sono avvenuti quasi sempre scontri fra polizia e manifestanti: i primi usando bastoni, gas lacrimogeni, proiettili di gomma; gli altri usando sassi, trolley, invadendo la sede del parlamento di Hong Kong e imbrattando il simbolo cinese posto sull’Ufficio di collegamento per Hong Kong e Macao.

Nelle ultime settimane, mentre i manifestanti e i democratici chiedono l’abolizione della legge (che il governo ha detto essere ormai “sepolta”) e un’inchiesta indipendente sulle violenze della polizia, molti si domandavano cosa avrebbe fatto la Cina e diversi paventavano che Pechino avrebbe schierato nelle strade la guarnigione dell’esercito cinese di stanza ad Hong Kong.

Alla domanda su un possibile intervento dell’esercito, Yang Guang ha risposto in fretta, rimandando alla Basic Law. Secondo la mini-costituzione di Hong Kong, l’esercito cinese può intervenire per salvaguardare l’ordine solo su invito del governo del territorio, e in casi legati ad emergenze naturali.

Yang ha detto che la Cina difende il principio “un Paese, due sistemi”, su cui si basa lo stile di vita di Hong Kong, diverso da quello del continente, ma ha precisato che ci sono tre confini da non superare: “nessun danno alla sicurezza nazionale, nessuna sfida all’autorità del governo centrale e alla Basic Law, e non usare Hong Kong come base per danneggiare la Cina”.

Egli ha anche messo in guardia da “irresponsabili dichiarazioni” da parte di “persone da Paesi occidentali” che sostenendo le richieste dei manifestanti, rischiano di sostenere “azioni violente e illegali”.

La condanna delle violenze e il sostegno al governo e alla polizia, ripetuti molte volte durante la conferenza stampa, mostrano che la Cina vuole che le tensioni trovino una soluzione all’interno di Hong Kong.

Vale la pena evidenziare una preoccupazione messa in luce da Xu Luying sui giovani del territorio. Nelle scorse settimane, diversi di loro hanno espresso disperazione per la mancanza di democrazia, di prospettive di lavoro e di abitazioni a prezzi abbordabili. “Vi sono problemi molto radicati come la mobilità dei giovani e i problemi della casa. Tutto è molto complicato e a diversi livelli… Abbiamo bisogno di affrontare questi problemi su diversi piani”.

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