18/08/2020, 09.38
CINA
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Pechino: ‘Autosufficienza’ e ‘autarchia’ contro il 'decoupling' dagli Usa

di Willy Lam

In ottobre, il 5° Plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese deciderà le linee di fondo del 14° Piano quinquennale. Xi Jinping vuole una “crescita economica sicura”. La ricerca dell’autosufficienza tecnologica e alimentare. Sviluppo autarchico per combattere la disoccupazione generata dalla pandemia (e la minaccia commerciale degli Usa). Finora, la leadership cinese non è riuscita a offrire serie riforme di mercato.

Hong Kong (AsiaNews) Xi Jinping ha dato la massima priorità a una politica di consumi e innovazione interni  per garantire una “crescita economica sicura”. Pechino mira a sviluppare una “grande circolazione interna” per limitare le ricadute del possibile “decoupling” dagli Usa e della pandemia di Covid-19. Torna in auge il valore maoista di “autosufficienza autarchica”. Presidente cinese: “Le tecnologie di base non possono essere acquistate all'estero. Garantire la sicurezza alimentare evitando lo spreco di cibo”. Sfida alla disoccupazione: come in epoca maoista, 10 milioni di studenti andranno nelle campagne “per imparare dalle masse” e trovare un lavoro. Per superare la crisi pandemica e quella geopolitica con Washington, Xi punta ancora sull’accentramento del potere, senza considerare aperture come il graduale ritiro del Partito-Stato dall’economia. L’analisi del giornalista e politologo Willy Lam. Per gentile concessione della Jamestown Foundation (traduzione a cura di AsiaNews).

Introduzione

Xi Jinping, segretario generale del Partito comunista cinese (Pcc), ha dato la massima priorità a una politica di consumi e innovazione interni  per garantire una “crescita economica sicura”, e per contrastare gli sforzi del presidente Usa Donald Trump di boicottare le principali aziende e prodotti cinesi.

Alla fine dello scorso mese, il Politburo del Pcc ha stabilito che il Comitato centrale del Partito terrà il suo 5° Plenum – la quinta riunione al completo dalla sua selezione al 19° Congresso del 2017 – in ottobre. Esso stabilirà le strategie di fondo per il 14° Piano quinquennale (2021-2025) ed elaborerà progetti economici a lungo termine (fino al 2035).

Secondo il comunicato del Politburo, “il periodo del 14° Piano quinquennale [coprirà] i primi cinque anni dopo che la Cina avrà completato la costruzione di una società abbastanza prospera sotto tutti gli aspetti... Il periodo segnerà anche il momento in cui il Paese potrà costruire su questo risultato per intraprendere un nuovo viaggio verso il secondo obiettivo del centenario, quello di costruire uno Stato socialista moderno" (Xinhua, 31 luglio).

"La grande circolazione interna" come nuovo punto focale della politica economica

Il leitmotiv dei grandi piani sul tavolo sarà la sicurezza e la capacità dei vertici del Pcc – guidati da Xi – di controllare le risorse economiche e politiche della nazione. “Dobbiamo cercare uno sviluppo che abbia maggiore qualità, maggiore efficienza, un più alto [grado di] equità, maggiore sostenibilità e maggiore sicurezza”, ha aggiunto il Politburo. “Dobbiamo trovare una sintesi tra scala, velocità, qualità, efficienza e sicurezza”.

È la prima volta che il concetto di crescita “sicura” ha un posto così importante nell'agenda nazionale. Per raggiungere questo nuovo obiettivo, la leadership del Pcc ha proposto la strategia della “doppia circolazione nazionale e internazionale”. Circolazione è una parola in codice per garantire il buon funzionamento delle catene di approvvigionamento, della produzione, della logistica, delle vendite e dei consumi.

Citando la famosa teoria del presidente Mao sulla “guerra prolungata”, il Politburo ha detto che il Paese accelererà in modo incessante l'istituzione di “una nuova modalità di sviluppo in cui l'accento principale è posto sulla grande circolazione interna, con l’attuazione reciprocamente vantaggiosa della doppia circolazione interna e internazionale" (People’s Daily, 31 luglio; Ming Pao [Hong Kong], 31 luglio; South China Morning Post, 30 luglio).

Mentre il comunicato del Politburo non menziona gli Stati Uniti, l’ex consigliere Usa per la Sicurezza nazionale John Bolton non ha tutti i torti quando afferma che “il ‘decoupling’ [disaccoppiamento] tra Stati Uniti e Cina sta già avvenendo” (FCCHK, 16 luglio). A parte la disputa geopolitica, ulteriori indicazioni dimostrano che l’amministrazione Trump vuole allontanarsi dal rapporto simbiotico tra l’economia statunitense e quella cinese, iniziato nel 2001 con l'ingresso di Pechino nell'Organizzazione mondiale del commercio e l’instaurazione di “normali relazioni commerciali permanenti” tra i due Paesi (White House, 27 dicembre, 2001).

Non molto tempo dopo il suo insediamento nel 2017, Trump ha cercato di limitare le vendite globali di aziende cinesi ad alta tecnologia come Huawei e ZTE, a causa della presunta minaccia che queste pongono alla sicurezza nazionale Usa. All'inizio agosto, la Casa Bianca ha bandito dal mercato statunitense popolari applicazioni cinesi come TikTok e WeChat; è possibile che TikTok sia costretta a vendere il proprio ramo d’affari negli Stati Uniti a Microsoft. Inoltre, le aziende cinesi potrebbero essere espulse dalla borsa di New York se non rispettano i principi contabili Usa (Finance.sina.com.cn, 7 agosto; Caixin Global, 9 giugno).

Le prospettive di un ritorno all'autonomia economica

Da una prospettiva, il mercato cinese sembra abbastanza grande da generare crescita, compreso lo sviluppo nei settori ad alta tecnologia. Nonostante le diffuse accuse di furto di proprietà intellettuale, le autorità cinesi hanno sostenuto che il forte consumo e l’aiuto del governo hanno favorito la diffusione mondiale della tecnologia cinese in settori come l’intelligenza artificiale (AI) e il 5G (le reti internet ultraveloci).

In qualità di studente riconosciuto di Mao, Xi ha contrastato la sfida dell'amministrazione Trump sottolineando il valore maoista di “ziligengsheng” o “autosufficienza autarchica”. Xi ama dire che “le tecnologie di base non possono essere acquistate [all'estero]. La ‘vita’ delle imprese sta nei loro diritti di proprietà intellettuale. Le imprese devono fare continui progressi nelle conoscenze di fondo” (China.com.cn, 29 dicembre, 2018).

La leadership di Xi ha sperato di trarre vantaggio dalla ricostruzione e dagli investimenti su larga scala per il post-pandemia di Covid-19, con l’intento di portare la tecnologia cinese a un livello più alto (China Brief, 1 maggio). Secondo il conteggio del First Financial Daily dei progetti regionali su larga scala, otto grandi province hanno annunciato investimenti vicini ai 3mila miliardi di euro (Reportrc.com, 9 marzo; Apple Daily, 2 marzo). Ad esempio, le tre maggiori aziende tecnologiche cinesi sono destinate a investire circa 22 miliardi di euro (180 miliardi di yuan) in operazioni legate al 5G (Economic Observation Net, 24 marzo).

Tuttavia, secondo il sinologo e sociologo statunitense Ho-Fung Hung, sebbene Pechino abbia vantato invenzioni high-tech di alto livello, l’industria cinese dipende ancora dalle importazioni di apparecchiature e componenti di base dall’Occidente. Ora che gli Stati Uniti hanno bloccato l’accesso cinese al proprio know-how, “la bolla del sogno tecnologico di Xi è scoppiata in anticipo” (Radio Free Asia, 29 luglio).

Un altro importante obiettivo di “sviluppo economico autosufficiente” è garantire la sicurezza alimentare. L’11 agosto, i media ufficiali hanno citato Xi per dire che, sebbene la Cina abbia avuto raccolti eccezionali negli ultimi anni, essa deve “adottare una mentalità di crisi verso la sicurezza alimentare”. Per il presidente cinese, il Paese deve “fermare con decisione lo spreco di cibo e coltivare in modo serio l’abitudine alla frugalità” nel mangiare e nel bere (Gov.cn, 11 agosto).

Mentre era in viaggio il mese scorso nella provincia agricola di Jilin, il leader del Partito ha dichiarato: “La produzione di grano è una priorità e deve essere messa in sicurezza. Dobbiamo accelerare il cambiamento dei metodi di produzione agricola”. Come esempio, i consiglieri di Xi hanno sollecitato maggiori sperimentazioni con l’agricoltura collettiva nelle tre province del nord-est (People’s Daily, 25 luglio). Dato che la Cina deve importare fino al 30% di alcuni prodotti, l'autosufficienza agricola o cerealicola potrebbe non realizzarsi. Nonostante questo, la leadership del Pcc ha avvertito che il Paese non deve dipendere dalle importazioni da realtà potenzialmente ostili come gli Stati Uniti (Apple Daily, 11 agosto).

Un altro obiettivo primario dello “sviluppo sicuro” autarchico è trovare impiego ai lavoratori licenziati a causa della crisi del coronavirus. Alla fine di aprile, UBS Securities ha valutato che forse 80 milioni di posti di lavoro sono andati perduti nei servizi, nell’industria e nell’edilizia; e che più di 10 milioni di altri posti di lavoro potrebbero evaporare nei settori dell’esportazione, poiché gli ordini cessano e le imprese evitano di richiamare tutti i dipendenti per timore di una nuova ondata di contagi (Radio French International, 30 aprile).

La leadership di Xi ha fatto ricorso anche a un’altra soluzione maoista per contrastare la disoccupazione: esortare i diplomati delle scuole superiori e dei college ad andare in campagna “per imparare dalle masse”. Il 26 marzo, le autorità del Partito e del governo hanno pubblicato un "parere sul potenziamento dell’educazione al lavoro tra gli studenti delle scuole superiori, del liceo e delle elementari nella nuova era".

Durante la Rivoluzione culturale, Mao ha cercato di risolvere in parte la crisi occupazionale in Cina mandando gli studenti “su per le montagne e giù nei villaggi”. Nel corso di quest’anno, si stima che circa 10 milioni di studenti saranno “mandati giù” nelle campagne per cercare lavoro (PRC Government, 26 marzo; Radio French International, 11 aprile, 2019; China Brief, 29 aprile, 2019).

Malgrado l’apparente inclinazione di Xi per il ripristino delle norme maoiste, i media ufficiali hanno negato che Pechino stia riabbracciando le politiche economiche autarchiche del Grande presidente. Ad esempio, un commentatore ufficiale della Xinhua ha indicato all'inizio di agosto che, nonostante il nuovo modello di sviluppo della circolazione interna “metta maggiormente l’accento sull'autosufficienza, è improprio interpretarlo come un cambiamento di politica verso una minore apertura o una minore interazione attiva con i mercati esteri”.

Un commento del People's Daily ha allo stesso tempo osservato che la grande strategia di circolazione interna mira a “facilitare una migliore connettività tra i mercati nazionali ed esteri per una crescita più resiliente e sostenibile” (Xinhua, 5 agosto). Tuttavia, a parte acquistare più prodotti agricoli dagli Stati Uniti, che è essenziale per la “sicurezza” alimentare del Paese, Pechino non ha ancora dimostrato all'Occidente che intende perseguire un commercio equo o riforme di mercato (Cn.reuters.com, 31 luglio; Finance.sina.com.cn, 15 luglio).

Conclusione

Un aspetto positivo della “nuova guerra fredda” tra Stati Uniti e Cina è che sono ancora in corso i negoziati per la “seconda fase” dell’accordo commerciale. Washington chiede al Partito-Stato cinese di allentare il controllo sull’economia, in particolare sulle grande imprese statali. Il vice primo ministro Liu He, il principale consulente economico di Xi, sembra ottimista sulla simbiosi tra “circolazione interna ed estera”.

Liu ha detto che il Paese sta ancora affrontando i problemi di un’economia in calo, ma ha anche affermato che la situazione sta migliorando: “In generale, si sta delineando un nuovo scenario di circolazione interna, unito a una doppia circolazione interna ed esterna reciprocamente vantaggiosa” (First Financial News, 19 giugno). Quello che Liu e i suoi colleghi non sono riusciti finora a offrire sono riforme orientate al mercato, insieme al graduale ritiro dell’apparato partitico dall’economia.

Infatti, in linea con i precedenti plenum, questi conclavi di alto livello sono in parte chiamati a elogiare il segretario generale Xi per il suo contributo al “socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era”. Negli ultimi anni, si dice che le teorie di Xi sull'economia, gli affari esteri e militari esemplificano “la forza della verità del marxismo cinese del 21° secolo” (Guangming Daily, 27 febbraio, 2018). Come ha sottolineato il sinologo ed editorialista di Hong Kong Sun Jiaye, il fatto che il 5° plenum sia destinato a fissare le politiche economiche fino al 2035 illustra la determinazione di Xi, spesso noto come il “Mao del 21° secolo”, a rimanere il leader supremo della nazione fino a quando non raggiungerà la matura età di 80 anni (Ming Pao, 6 agosto).

In questa fase, non sembrano esserci voci nel Partito che si oppongano all’eccessiva concentrazione delle decisioni politiche ai vertici, un tratto essenziale di Xi da quando è salito al potere nel 2012. Tuttavia, rimane un grande interrogativo se tale processo decisionale in stile Mao ripristinerà le riforme – soprattutto in risposta alla pandemia – necessarie per rendere il Paese competitivo rispetto all’alleanza occidentale guidata dagli Stati Uniti.

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