04/12/2020, 14.05
BANGLADESH
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Più di 1.600 profughi Rohingya trasferiti nell’isola di Bhasan Char (VIDEO)

di Sumon Corraya

È una misura presa dal governo per ridurre l’affollamento del grande campo di Cox’s Bazar. Per alcune ong si tratta di deportazione. Le autorità respingono le accuse, sostenendo che lo spostamento è avvenuto su base volontaria. Caritas: Pronti ad aiutare. L’Onu dice di non essere stata coinvolta.

Dhaka (AsiaNews) – Più di 1.600 profughi Rohingya sono stati trasferiti oggi dal grande campo di Cox’s Bazar all’isola di Bhasan Char, nel Golfo del Bengala. In origine dovevano essere 2.500. Saranno accolti in strutture nelle quali le autorità investiranno 31 miliardi di taka (circa 300 milioni di euro). Le circa 400 famiglie sono state trasportate da sette imbarcazioni salpate da Chattogram (Chittagong). Alcuni giornalisti hanno partecipato alla traversata, durata circa tre ore e mezza. All’arrivo tutti sono stati testati al Covid-19.

Un milione di Rohingya, gruppo etnico a stragrande maggioranza musulmano, vive accampato nelle tendopoli di Cox’s Bazar. Negli anni scorsi essi sono fuggiti dal Myanmar, dove hanno subito pesanti persecuzioni da parte delle Forze armate locali.

Le autorità di Dhaka sostengono che il trasferimento si è reso necessario per l’affollamento a Cox’s Bazar, sottolineando che lo spostamento a Bhasan Char è avvenuto su base volontaria. Parlando alla Reuters, rifugiati Rohingya e organizzazioni umanitarie hanno dichiarato il contrario: i profughi sarebbero stati trasferiti con la forza nell’isola, emersa dalle acque circa 20 anni fa e spesso soggetta a inondazioni.

Già in maggio, il governo aveva sistemato 306 Rohingya a Bhasan Char. Essi erano alla deriva in mare da mesi, tentando di abbandonare il Paese. Gruppi umanitari hanno denunciato il fatto come una violazione dei diritti umani. Le autorità hanno affermato che oggi il gruppo sarà condotto a Cox’s Bazar, dove si trovano i familiari.

Intervistati dalle tv locali prima della partenza, alcuni Rohingya si sono detti felici della nuova sistemazione: “Stiamo andando a Bhasan Char per la nostra sicurezza e per migliorare le nostre condizioni di vita. Potremo vivere in pace ed educare i nostri figli”. Se si troveranno bene, tra qualche mese essi faranno trasferire la parte restante dei propri congiunti.

Tra i Rohingya portati nell’isola vi è anche una famiglia cristiana di cinque persone, dichiara ad AsiaNews un leader della minoranza a Cox’s Bazar.  Khurul Ali (nome di fantasia) conferma che chi è andato a Bhasan Char lo ha fatto in modo volontario; il governo ha fornito loro delle buone sistemazioni, egli evidenzia. Khurul non si trasferirebbe però: “L’isola ha un grande svantaggio, da lì non ti puoi muovere liberamente”. 

Marcel Ratan Guda, direttore dei progetti per le emergenze a Caritas Bangladesh, ha spiegato che la sua struttura è pronta a lavorare a Bhasan Char se ottiene i permessi e i fondi necessari. Egli ha sottolineato di non sapere nulla di spostamenti forzati e di denunce da parte di alcune ong: “Noi ci stiamo muovendo secondo le linee guida del governo”.

Il 2 dicembre, le Nazioni Unite hanno precisato di avere poche informazioni sul processo di ricollocamento dei profughi Rohingya in Bangladesh. L’organizzazione dice di non essere stata coinvolta nei trasferimenti a Bhasan Char – che chiede siano volontari – e di essere pronta a consultarsi con Dhaka sulla questione.

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