13/07/2018, 09.00
INDIA
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Pogrom dell’Orissa: superate le 50mila firme per il rilascio dei cristiani incarcerati

I sette sono accusati - senza prove evidenti - dell’omicidio del leader indù Laxmanananda Saraswati. L’assassinio era stato rivendicato dai maoisti, ma le colpe sono state scaricate sulla minoranza cristiana. I detenuti sono persone di umili origini e analfabete; tra di loro, anche un disabile.

Cuttack-Bhubaneswar (AsiaNews/Agenzie) – Alla vigilia del decimo anniversario delle violenze contro i cristiani dell’Orissa, che verranno ricordate con una messa solenne il prossimo 25 agosto, sono state raccolte più di 50mila firme in favore del rilascio di sette cristiani incarcerati. Questi ultimi, tra cui un disabile, da anni languono dietro le sbarre senza colpe evidenti per l’omicidio del leader indù Swami Laxmanananda Saraswati. Per loro, affermano gli organizzatori dell’iniziativa, si riaccende la speranza di tornare in libertà grazie ad una petizione online che si può sottoscrivere all’indirizzo www.release7innocents.com.

In una conferenza stampa che si è svolta ieri, Anto Akkara (il giornalista che ha lanciato la piattaforma sul web) invita tutti a sottoscrivere la petizione e sostenere la scarcerazione dei detenuti. Essi sono: Bhaskar Sunamajhi, Bijay Kumar Sanseth, Budhadeb Nayak, Durjo Sunamajhi, Gornath Chalenseth, Munda Badamajhi e Sanathan Badamajh. Per ogni firma il sito genera in maniera automatica quattro email dirette al presidente della Corte suprema indiana; all’ufficio del presidente dell’India; al direttore della Commissione per i diritti umani; all’Alta corte dell’Orissa.

Il 23 agosto 2008 l’assassinio del santone indù, rivendicato da un gruppo di maoisti ma addebitato ai cristiani del distretto di Kandhamal, fu la scintilla che innescò la più violenta persecuzione settaria mai avvenuta in India contro i fedeli cristiani da parte di radicali indù. Quelle violenze hanno costretto alla fuga quasi 56mila fedeli, causato la razzia e il rogo di 5.600 case in 415 villaggi. Secondo gli attivisti, le vittime sono state almeno 91; quasi 300 le chiese distrutte, oltre a conventi, scuole, ostelli e istituti di assistenza.

Invece di ricercare i colpevoli dell’omicidio, con una serie di processi-farsa i giudici del Tribunale di Phulbani hanno condannato all’ergastolo sette cristiani, per la maggior parte persone di umili origini e analfabete. Da anni la Chiesa locale si batte per la loro liberazione. Di recente, in un’intervista rilasciata ad AsiaNews, mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha ricordato le loro sofferenze: “Preghiamo Dio affinchè possa presto dare loro giustizia e pace”.

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