Poligamia, divieto in Assam mentre il Kerala richiama i diritti costituzionali
Mentre l’Assam, guidato dal BJP, ha approvato un disegno di legge che ne vieta la pratica ma non verrebbe applicato nelle aree tribali, il Kerala ha scelto un approccio diverso. Una sentenza storica dell’Alta Corte locale ha stabilito che nessuna seconda unione può essere registrata senza informare la prima moglie, riaffermando il primato dei diritti costituzionali sulla legge religiosa.
New Delhi (AsiaNews) - Il governo dell’Assam ha approvato domenica 9 novembre la bozza di un disegno di legge che mira a vietare la poligamia nello Stato, un’iniziativa che ha immediatamente scatenato un acceso dibattito politico e giuridico. Il provvedimento, denominato Assam Prohibition of Polygamy Bill, 2025, sarà presentato all’Assemblea legislativa il 25 novembre. Il chief minister Himanta Biswa Sarma, figura di spicco del Bharatiya Janata Party (BJP), ha definito la misura “una riforma necessaria per proteggere le donne musulmane”. Il disegno di legge prevede pene fino a sette anni di carcere per chi contravviene al divieto.
La norma, tuttavia, non sarà applicabile a tutte le comunità dell’Assam. Sono escluse le popolazioni tribali e le aree amministrate dai consigli autonomi del Bodoland Territorial Council, del Karbi Anglong Autonomous Council e del Dima Hasao Autonomous Council, regioni che godono di speciali tutele previste dal Sesto Allegato della Costituzione. In pratica, il divieto interesserà soprattutto la popolazione non tribale dello Stato, in larga parte musulmana, alimentando così il sospetto che si tratti di un provvedimento mirato. Sarma ha inoltre annunciato che i musulmani residenti nelle aree autonome prima del 2005 saranno esentati, una clausola che secondo molti analisti appare più simbolica che sostanziale.
Il governo ha promesso anche la creazione di un fondo di compensazione per sostenere le donne che potrebbero subire danni economici o sociali in seguito al divieto. “Nessuna donna dovrà affrontare difficoltà economiche a causa di questa legge”, ha dichiarato il chief minister, presentando la misura come un passo verso l’emancipazione femminile.
Tuttavia, associazioni civili e giuristi sottolineano che il provvedimento si inserisce in una più ampia strategia del BJP volta a promuovere un Uniform Civil Code (UCC), un codice civile unico che sostituirebbe i diversi ordinamenti religiosi vigenti in India. Secondo i critici, un simile progetto rischia di erodere la pluralità giuridica e di compromettere la libertà religiosa garantita dalla Costituzione.
In India, la poligamia è consentita dal diritto personale musulmano, che regola matrimonio e famiglia all’interno della comunità islamica. Tra gli indù, invece, la pratica è stata vietata negli anni '50 con il Hindu Code Bill, che ha uniformato anche le norme su successione, adozione, matrimonio e divorzio. Questo contrasto storico spiega perché le iniziative statali contro la poligamia, come quella dell’Assam, generino discussioni sul bilanciamento tra libertà religiosa e diritti delle donne.
In netta controtendenza rispetto all’Assam, l’Alta Corte del Kerala ha adottato una posizione che mira invece a conciliare fede e Costituzione. Nella “storica” sentenza del 30 ottobre 2025, ha stabilito che una prima moglie deve essere informata e ascoltata quando un uomo musulmano intende registrare un secondo matrimonio ai sensi del Kerala Registration of Marriages (Common) Rules, 2008. Il tribunale ha affermato che, pur consentendo la poligamia, la legge islamica impone giustizia, equità e trasparenza tra le mogli, valori compatibili con i principi costituzionali di uguaglianza. “Una prima moglie musulmana non può restare spettatrice silenziosa della registrazione del secondo matrimonio del marito. In tali situazioni, la religione è secondaria e i diritti costituzionali sono supremi”, ha dichiarato il giudice, sottolineando che la registrazione senza notifica violerebbe i principi di giustizia naturale.
La Corte ha inoltre stabilito che, in caso di opposizione della prima moglie, la registrazione del secondo matrimonio deve essere sospesa e la questione rinviata a un tribunale civile. In questo modo, il tribunale ha riconosciuto alla prima moglie un diritto procedurale e morale, garantendo alle donne musulmane un minimo di partecipazione in un ambito finora dominato dal silenzio.
La sentenza del Kerala propone così una via alternativa alla criminalizzazione della poligamia: la costituzionalizzazione del consenso. Due approcci che rappresentano visioni contrapposte del rapporto tra fede e diritto: da un lato, il tentativo di uniformare attraverso la proibizione; dall’altro, la ricerca di armonia tra religione e Costituzione. Entrambe le iniziative, tuttavia, riflettono la stessa tensione di fondo: quella di un Paese che cerca di conciliare la propria diversità religiosa con i principi universali di giustizia e uguaglianza.
22/06/2017 12:29



