22/05/2022, 12.41
VATICANO
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Regina Caeli, Papa: vicino ai cattolici cinesi e alle loro vicende ‘complesse’

A conclusione della preghiera mariana il pontefice ha ricordato la Giornata di preghiera istituita da Benedetto XVI e che si celebra il 24 maggio. L’invito alla preghiera “per la libertà e la tranquillità” a pochi giorni dall’arresto del card. Zen. Il tema della pace centrale nel Vangelo di oggi, dono di Dio “nella forma dello Spirito Santo”. 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Vicinanza spirituale ai cattolici cinesi, di cui “seguo con attenzione“ le vicende di “fedeli e pastori” che spesso risultano essere “complesse” e, per questo, invito alla preghiera “per la libertà e la tranquillità” di vita. A conclusione del Regina Caeli papa Francesco ha ricordato i cattolici cinesi che, il 24 maggio giorno liturgico di Santa Maria Aiuto dei Cristiani, celebrano la 14ma Giornata di preghiera istituita nel 2007 da papa Benedetto XVI. Il pontefice non ha citato direttamente le ultime vicende di cronaca che hanno portato all’arresto - poi rilasciato su cauzione - del card. Zen da parte delle autorità di Hong Kong per una (presunta) violazione della controversa legge sulla Sicurezza voluta da Pechino. Tuttavia, ricordando la festa mariana e il santuario di Sheshan, alle porte di Shanghai, ha auspicato che la comunità cinese possa vivere “in comunione con la Chiesa universale” promuovendo “l’annuncio del Vangelo”, per “contribuire al progresso materiale e spirituale della società”. 

A conclusione della preghiera mariana, pronunciata dallo studio del Palazzo apostolico, il papa ha poi salutato i partecipanti al convegno ”Scegliamo la vita” cui hanno aderito oltre 100 associazioni pro-life, per rilanciare “l’obiezione di coscienza”. Valori fondamentali, osserva, al cospetto di una società che troppo spesso considera la vita come “un bene a nostra totale disposizione” da “manipolare” perché nascita e morte siano esito di una decisione “individuale” mentre essa è “dono di Dio, sacra e inviolabile”. Il papa ha quindi ricordato la settimana dedicata alla Laudato Sì, perché sia occasione per prenderci cura “della nostra casa comune” e Pauline Marie Jaricot fondatrice dell’opera di Propagazione della Fede, definita “esempio di missione” in preghiera e carità.

In precedenza, introducendo il Regina Caeli pronunciato dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico, il papa ha esaltato il tema della pace, centrale nel Vangelo di oggi ed elemento di stretta attualità in un mondo martoriato dai conflitti, dall’Ucraina allo Yemen. Salutando i discepoli durante l’ultima cena, si legge nel passi del testo di Giovanni, Gesù affida loro quasi una sorta di “testamento” affermando “Vi lascio la pace”, per poi aggiungere “Vi do la mia pace”. Cristo, spiega il papa, “si congeda” con parole di “affetto e serenità”, in un momento “tutt’altro che sereno. Giuda è uscito per tradirlo, Pietro sta per rinnegarlo, quasi tutti gli altri per abbandonarlo”. Il Signore usa misericordia e “non usa parole severe” e “rimane gentile fino alla fine”. 

Le ultime ore di Gesù, sottolinea, sono “l’essenza di tutta la sua vita. Prova paura e dolore, ma non dà spazio al risentimento e alla protesta. Non si lascia andare all’amarezza, non si sfoga, non è insofferente. È in pace”. Un sentimento che Cristo “ha in sé”, perché “non si può dare pace se non si è in pace”. Egli è l’incarnazione di una “mitezza” che è “possibile” anche “nel momento più difficile” e chiede anche a noi, avverte il pontefice, di comportarci così. Gesù “ci vuole miti, aperti, disponibili all’ascolto, capaci di disinnescare le contese e di tessere concordia” e questo il modo di “testimoniare Gesù”, con gesto che valgono “più di mille parole e di tante prediche”. Alle tensioni, ai conflitti bisogna rispondere “con la non violenza” e con “parole e gesti miti”. 

Papa Francesco avverte che “questa mitezza non è facile”, ma “qui ci viene in aiuto la seconda frase di Gesù: vi do la mia pace”, come aiuto e dono per una umanità che è fragile. La pace, infatti, è “prima di tutto dono di Dio”, nella forma dello Spirito Santo che è “lo stesso Spirito di Gesù” ricorda il pontefice. “È Lui - prosegue - che disarma il cuore e lo riempie di serenità” e permette di guardare agli altri come “fratelli e sorelle” e non come “ostacoli e avversari”. Ed è sempre lui che “ci dà la forza di perdonare, di ricominciare, di ripartire”. 

Nella giornata in cui la Chiesa ricorda e celebra Santa Rita da Cascia, patrona delle cause impossibili, il papa sottolinea che nessun peccato, nessun fallimento, nessun rancore deve scoraggiarci dal domandare con insistenza il dono dello Spirito Santo. Più sentiamo che il cuore è agitato, più avvertiamo dentro di noi nervosismo, insofferenza, rabbia, più dobbiamo chiedere al Signore lo Spirito della pace”. Invitando a pregare la Madonna perché aiuti ad essere operatori di pace, il papa esorta i fedeli in piazza a pronunciare con lui “ogni giorno: ‘Signore, dammi la tua pace, dammi lo Spirito Santo’. E chiediamolo - conclude il Regina Caeli - anche per chi vive accanto a noi, per chi incontriamo ogni giorno, e per i responsabili delle Nazioni”.

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