25/07/2006, 00.00
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Rice: è ora di gettare le fondamenta per una pace duratura in Medio Oriente

Alla vigilia del vertice di Roma si moltiplicano le richieste di cessate il fuoco, soccorso alla popolazione e soluzione dei problemi storici della regione. Siniora avrà anche incontri in Vaticano. Il patriarca Hazim invita i siriani ad essere ospitali con i libanesi.

Beirut (AsiaNews) – È giunta "l'ora per un nuovo Medio Oriente" e "dobbiamo cominciare a gettare le fondamenta per una pace duratura in questa regione".  Le frasi dette oggi dal segretario di Stato americano Condoleezza Rice nel colloquio con il premier israeliano Ehud Olmert, moltiplicate dalle radio libanesi, sono state accolte positivamente in un Paese che vive nell'attesa di un cessate il fuoco e dei soccorsi internazionali che potrebbero essere decisi domani nell'incontro che a Roma esaminerà la crisi libanese.

Il primo ministro libanese Fouad Siniora in una comunicazione telefonica con AsiaNews ha ribadito "la necessità di applicare immediatamente un cessate il fuoco capace di aprire le porte alle trattative diplomatiche". Egli ha auspicato il buon esito del vertice di Roma ed ha indicato lo scopo della sua partecipazione nell'affermazione del diritto del Libano ad una pace duratura. Siniora ha rinnovato le critiche contro Israele che "non differenzia tra il civile ed il militare" ed ha rivelato che avrà incontri in Vaticano con i responsabili del dossier libanese, rinnovando la gratitudine del suo governo a Benedetto XVI.

"Aiutare le parti in causa a metter fine rapidamente a questa guerra spietata e a lenire, intanto, il dolore delle popolazioni civili che, senza alcuna loro colpa, si trovano colpite da questo nuovo conflitto" è peraltro la maggiore preoccupazione di Benedetto XVI. L'ha sostenuto oggi il cardinale segretario di Stato della Santa Sede, Angelo Sodano, in un'intervista al settimanale italiano Famiglia cristiana. Il cardinale si è anche detto favorevole ad una forza di interposizione tra Libano ed Israele, uno dei temi che saranno affrontati dall'incontro di domani a Roma. "Una forza d'interposizione – ha sostenuto - è sempre possibile. Potrebbe anzi essere opportuna. Essa, però, deve avere gli strumenti per intervenire. Infatti, la storia recente di alcune di tali forze Onu non è incoraggiante. Basti pensare all'inerzia di dette forze in alcune dolorose situazioni sorte nei Balcani, in Africa, come ad Haiti o a Timor-Est. Ancor oggi c'è una forza dell'Onu, l'Unifil, fra Libano e Israele, ma essa non ha potuto impedire il conflitto attuale. Ciò di cui v'è bisogno è la volontà di pace da parte di governanti e governati. Per questo la Chiesa, e in particolare la Santa Sede, non si stancherà mai di invitare le parti al dialogo, per trovare vie di intesa e di riconciliazione".

A Beirut, però, dopo la visita lampo di ieri della Rice ed i suoi incontri con il primo ministro Siniora, il presidente della Camera dei deputati, lo sciita Nabih Berri, che ha portato anche la voce di Hezbollah, e con alcuni membri del Movimento del 14 marzo, oggi sono ripresi i bombardamenti. Sotto il fuoco, oltre a Beirut, anche altre città del Libano, come l'antica Tiro, e Nabbatyeh dove è stato distrutto il convento di S. Antonio, dell'Ordine libanese maronita, ed i villaggi di Yaroun, Khiam e Ain Ebel, da dove si racconta di combattimenti "all'arma bianca" nelle vie della città cristiana.

Ma non è solo Israele ad essere sotto accusa. Oggi il vice segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Jan Egeland, ha condannato Hezbollah per le sofferenze del popolo libanese. Egeland, che ieri aveva accusato Israele di "violare il diritto umanitario", oggi ha negato di aver parlato "unicamente di un uso eccessivo della forza da parte di Israele". "Il mio messaggio è che Hezbollah deve fermare questi atti codardi che mettono in pericolo la vita delle donne e dei bambini". "Ho sentito – ha aggiunto - che c'e' un comunicato in cui Hezbollah si vanta di aver perso pochi combattenti. Non penso che si possa essere fieri di veder morire più bambini e donne che combattenti".

Esclusa dall'incontro di domani a Roma sul futuro del Libano, la Siria tenta di far sentire la sua voce. Il viceministro degli Esteri siriano, Imad Moustafa, ha espresso ad AsiaNews "il suo dispiacere dopo il 'fallimento' dell'iniziativa della Rice, che non vuole porre fine alle sofferenze della popolazione libanese", ed ha sottolineato "la necessità" degli Usa "di giocare un ruolo neutrale e non a favore di una delle due parti".

Ancora da Damasco, il patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Ignazio IV Hazim, ha rivolto oggi un appello a tutti i responsabili religiosi di Siria, "perché offrono il loro immediato aiuto ai fratelli libanesi colpiti dai bombardamenti". Il patriarca Hazim, parlando con AsiaNews ha auspicato una tregua durevole ed una soluzione definitiva del conflitto in Medio Oriente, ed ha lodato lo spirito d'ospitalità con il quale il governo ed i cittadini siriani hanno accolto i libanesi, malgrado le recenti controversie. Il patriarca Hazim ha anche ringraziato Benedetto XVI per tutto quello che sta facendo per stabilire la pace in Medio Oriente ed ha invitato tutti i cristiani della Siria ad unirsi alla sua preghiera per implorare la pace nella regione. Hazim ha infine rinnovato il suo appello a tutti i responsabili dei monasteri ed a tutti i vescovi perché cerchino di offrire "un soggiorno degno a questi nostri fratelli".

Da Israele arriva la notizia che, parlando con la Rice, Olmert ha ammesso che gli attacchi israeliani in Libano hanno creato "difficoltà umanitarie". Pur impegnandosi a cercare, con gli Usa, di risolvere parte dei problemi, il premier israeliano ha aggiunto che l'offensiva contro Hezbollah andrà avanti.  

(Hanno collaborato Jihad Issa e  Youssef Hourany)

 

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