23/02/2022, 12.33
ARABIA SAUDITA - ISLAM
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Riyadh celebra la fondazione e ‘minimizza’ il ruolo dell’islam wahhabita

Una data che “non è alternativa, ma complementare” alla festa nazionale del 23 settembre. La nascita risalirebbe al 1727, anno in cui l’emiro bin Saud assume il controllo dell’emirato di Diriyah. Relegata in secondo piano l’alleanza con il leader religioso Mohammed ibn Abdulwahhab. Le celebrazioni con musica e balli, un nuovo passo nel cammino di riforme di bin Salman. 

Riyadh (AsiaNews) - Una festa “laica” con performance musicali, fuochi d’artificio, spettacoli con droni ed effetti luminosi assieme a 3.500 figuranti, per celebrare la fondazione dell’Arabia Saudita in chiave “moderna” e sempre più slegata da un passato, e da un retaggio, islamico-wahhabita. Così Riyadh ha celebrato ieri “per la prima volta” la nascita del regno, minimizzando i riferimenti alla religione musulmana e riconducendola al 1727, anno in cui l’emiro Mohammed bin Saud assunse il controllo sull’emirato di Diriyah, a nord-ovest della capitale. Inoltre, la fondazione che si celebra il 22 febbraio ”non è alternativa, ma complementare” alla festa nazionale che cade il 23 settembre; essa ricorda la vittoria degli al-Saud sulle tribù di Hejaz e la conquista delle città sante della Mecca e Medina nel 1925, e la conseguente denominazione di regno dell’Arabia Saudita nel 1932. 

Anche il quotidiano conservatore saudita Arab News parla in modo diffuso dei festeggiamenti e, in un lungo articolo, spiega perché è giusto considerare la fondazione in un momento diverso rispetto all’alleanza che ha sancito e impresso la tradizione radicale wahhabita nel Paese. Con un cambio di indirizzo impensabile fino a pochi anni fa, il quotidiano scrive che “per generazioni storici e scrittori hanno involontariamente perpetuato il mito che il primo Stato saudita, precursore dell‘odierno Regno dell'Arabia Saudita, sia stato fondato nell’anno 1744”. Infatti, prosegue, “come rivela un nuovo studio” esso era già presente “da 17 anni”. 

L’incontro del 1744 fra Mohammed ibn Saud e il leader religioso Sheikh Mohammed ibn Abdulwahhab viene definito “estremamente significativo”. Tuttavia, prosegue l’editoriale, “nel tempo l’importanza di quel momento storico di causa comune fra Stato e fede” ha finito per “oscurare” quelle che sono “le origini molto più complesse e radicate del primo Stato saudita”. Ed è per “correggere” questa mancanza dei primi anni “cruciali” ed “embrionali” del regno che è nato “il giorno della fondazione” che marca il 1727 come “vero momento della nascita” e per dare “ai sudditi uno sguardo più profondo” su un passato “molto più ricco di quanto non credano”. “Fu nel 1727 che l’imam Mohammed ibn Saud salì al trono, portando con sé - celebra Arab News rilanciando uno studio della Saudi Historical School - il sogno di trasformare la città-Stato fondata dai suoi antenati tre secoli prima nella capitale di una nazione che, al suo apice, avrebbe portato pace e stabilità in gran parte della penisola arabica”.

Anche quest’ultimo evento si inserisce nel solco del cammino di riforme sociali impresse dal principe ereditario Mohammad bin Salman, che ha permesso anche la celebrazione nei giorni scorsi di san Valentino pur senza nominarlo. Inserito nel piano “Vision 2030” che tocca altri ambiti fra i quali l’economia e il commercio internazionale, il piano di riforme ha sancito una “liberalizzazione” nei costumi (e un tentativo di affrancamento dal petrolio) cui fa da contraltare una stretta nell’ambito politico e istituzionale. Restano inoltre, se non con cambiamenti minimi, alcune strutture legate all’islam radicale e al patriarcato, come la tutela maschile

Bin Salman ha limitato il potere della polizia religiosa, aperto il Paese ai concerti e ai cinema, rimosso in divieto di guida e avviato una vera e propria industria dell’intrattenimento, passi impensabili sino a pochi anni prima. Ora tocca alla giornata della Fondazione, che verrà celebrata ogni anno per marcare “l’inizio del regno dell’imam Muhammad bin Saud” e “ben prima dell’alleanza con il predicatore islamico al-Wahhab e la sua dottrina purista” dell’islam. Kristin Diwan, studiosa e ricercatrice all’Arab Gulf States Institute a Washington, parla di “nuovo nazionalismo saudita” che celebra “la famiglia reale e minimizza il ruolo fondamentale” svolto dalla religione musulmana “nella fondazione dello Stato”. Infine, il Consiglio della Shura saudita - influente organo consultivo - ha approvato il mese scorso una proposta di modifica della legge che regola la bandiera e l’inno nazionale, ma non si sa al momento se modificherà il contenuto dello stendardo che include la professione di fede islamica. 

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