12/10/2005, 00.00
VATICANO-SINODO SULL'EUCARISTIA
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Solidarietà del Sinodo con i terremotati del Pakistan

Gli interventi dei "delegati fraterni": gli ortodossi sottolineano la vicinanza con i cattolici, i protestanti parlano di intercomunione.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Messaggi dei vescovi partecipanti al Sinodo per assicurare preghiere alle vittime del terremoto in Pakistan e dell'uragano Stan in America centrale, e per rinnovare l'invito del Papa alla solidarietà.

I vescovi già ieri mattina avevano dedicato la messa d'apertura dei lavori sinodali al Pakistan e al Centro-America; oggi nel messaggio inviato a mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della conferenza episcopale del Pakistan, e rivolto ai sopravvissuti del terremoto, "riuniti con il Papa", "assicurano preghiere per coloro che hanno perso la vita e per il conforto dei vivi,... e invitano i cristiani e tutte le persone di buona volontà a unirsi agli sforzi umanitari".

All'assemblea sinodale sono intanto intervenuti i "delegati fraterni" delle Chiese ortodosse e protestanti invitate al Sinodo. Gli ortodossi hanno puntato i loro interventi soprattutto sulla centralità dell'Eucaristia, come elemento unificante con i cattolici; da parte protestante, invece, si è parlato soprattutto di intercomunione.

Gli ortodossi: condividiamo la centralità del'Eucaristia

"Noi ortodossi – ha detto, a nome del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il metropolita di Pergamo Johannis Zizoulas - ci sentiamo profondamente gratificati dal fatto che anche il vostro Sinodo considera l'Eucaristia la fonte e il culmine della vita e della missione della Chiesa. È molto importante che i cattolici romani e gli ortodossi possano dirlo con una sola voce. Forse vi sono ancora alcune cose che dividono le nostre Chiese, ma entrambe crediamo che l'Eucaristia è il centro della Chiesa. È su questa base che possiamo proseguire il dialogo teologico ufficiale tra le nostre due Chiese, che sta entrando in una nuova fase. L'ecclesiologia eucaristica può guidarci nei nostri sforzi di superare mille anni di divisione. Infatti, è un peccato avere le stesse convinzioni riguardo all'importanza dell'Eucaristia senza essere capaci di condividerla sulla stessa Mensa". Il tema del Sinodo, ha detto dal canto suo lo ieromonaco Filippo Vasyltsev del Patriarcato di Mosca "è vicino e attuale anche alla nostra Chiesa. L'Eucaristia è il punto centrale e importantissimo nella vita della Chiesa e per ogni persona cristiana. Per questo l'indebolimento della coscienza eucaristica porta all'abbattimento della coscienza ecclesiastica, allo spostamento degli accenti e agli errori nella comprensione di valori cristiani".

I protestanti: perché ancora il no all'intercomunione?

Il vescovo luterano Per Lonning, norvegese, ha invece chiesto come mai la Chiesa cattolica, anche nel documento preparatorio di questo sinodo, continui a condannare l'intercomunione, mentre in molte circostanze cattolici e protestanti si comunicano insieme. Lonning ha elencato alcuni luoghi e circostanze nelle quali ha partecipato personalmente all'intercomunione. In sintonia con il luterano norvegese è stato l'anglicano John Hind, vescovo di Chichester in Gran Bretagna, il quale si è chiesto quando "è opportuno condividere la santa Comunione". Il tema dell'intercomunione era gia' stato affrontato ieri dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. "L'Eucaristia – aveva rilevato - è sempre un invito all'unità di tutti i discepoli di Cristo". "Problema delicato è, invece, l'atteggiamento che dobbiamo tenere verso i nostri fratelli separati, che desiderano partecipare all'Eucaristia celebrata nella nostra Santa Chiesa. Ho sentito qui considerazioni diverse al riguardo. Da parte mia, però, vorrei ricordare che, per favorire l'unità con i fratelli separati, non dobbiamo dividerci fra noi. E la via sicura per non dividerci è la fedeltà alla disciplina vigente della Chiesa". Richiamandosi all'insegnamento di Giovanni Paolo II, proprio in vista della celebrazione dell'Anno dell'Eucaristia, il card. Sodano ha ripetuto il no di papa Wojtyla ad una pratica accettabile solo in casi previsti e particolari.  

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