20/03/2009, 00.00
IRAN
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Teheran censura internet. In carcere morti “misteriose” di dissidenti e blogger

Le autorità affermano che Omidreza Mirsayafi, giovane blogger, si è ucciso con una dose eccessiva di farmaci. La famiglia ribatte che le medicine venivano fornite dalle guardie. Il 6 marzo è morto avvelenato un dissidente politico. I genitori della giornalista Roxana Saberi scrivono a Khamenei per la liberazione della figlia.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità iraniane hanno annunciato un giro di vite contro i siti internet definiti “osceni” e “anti-islamici”, arrestando diversi bloggers uno dei quali è morto in prigione in circostanze sospette. Resta in carcere anche Roxana Saberi, giornalista free-lance con doppia nazionalità americana e iraniana, per la cui liberazione i genitori hanno scritto una lettera al grande Ayatollah Ali Khamenei.

Il 18 marzo scorso è morto in carcere il blogger iraniano Omidreza Mirsayafi, 29 anni, condannato a 30 mesi di reclusione per aver “insultato” il leader spirituale iraniano e altri religiosi di primo piano. Le guardie carcerarie della prigione di Evin, a Teheran, affermano che egli si sarebbe “suicidato con una dose massiccia di sedativi”. Mirsayafi (nella foto) soffriva di depressione e il regime carcerario ha aggravato il problema. La sorella e l’avvocato non credono alla versione ufficiale, perché il giovane riceveva le medicine dalle guardie carcerarie e “non poteva disporre di un numero sufficiente” di pillole per potersi uccidere.

Il 6 marzo scorso era morto un altro prigionieri politico, Amir Hossein Heshmat-Saran. Il dissidente, in prigione da cinque anni per la sua attività politica, sarebbe stato assassinato con agenti chimici tossici. Associazioni per i diritti umani hanno chiesto al governo iraniano di aprire un’inchiesta per chiarire la vicenda.

Non vi sono novità nella vicenda di Roxana Saberi, 31 anni, arrestata nel gennaio scorso su ordine della corte rivoluzionaria per “attività illegali”. All’inizio l’accusa era di “aver comprato alcolici”, ma è più probabile che alla base dell’arresto vi sia la sua attività di reporter. Ai primi di marzo la situazione sembrava destinata a concludersi con la sua liberazione, poi è arrivata la marcia indietro delle autorità. Nei giorni scorsi Reza Saberi, padre della donna, ha scritto una lettera al grande Ayatollah Ali Khamenei in cui denuncia “la fragile salute mentale” della figlia e ne chiede la scarcerazione.

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