22/11/2022, 13.08
GIAPPONE
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Terzo ministro costretto alle dimissioni, Kishida ai minimi nei sondaggi

di Guido Alberto Casanova

Il titolare dell'Interno Minoru Terada, in carica da agosto, travolto dagli scandali sui finanziamenti illeciti. Prima di lui nelle scorse settimane era toccato ai ministri della Rivitalizzazione economica e della Giustizia. Il premier promette di riguadagnarsi la fiducia con una nuova manovra economica ma crescono i dubbi sulla sua leadership.

Tokyo (AsiaNews) - Dopo settimane di mormorii e tensioni, domenica 20 novembre sono arrivate le dimissioni del ministro dell’Interno giapponese Minoru Terada. Si tratta del terzo ministro nel gabinetto del premier Kishida a lasciare il proprio posto nel giro di un mese.

Terada aveva assunto la posizione di ministro dell’interno appena lo scorso agosto. Eppure per Kishida è stato ugualmente una spina nel fianco. Non tanto per le sue posizioni politiche - Terada è anzi molto vicino politicamente al premier col quale condivide il base elettorale di Hiroshima e l’appartenenza di fazione all’interno del LDP - quanto per il bagaglio di scandali che ha portato con sé.

L’ex ministro dell’Interno era finito nel mirino dell’opposizione e della stampa per aver ricevuto dei finanziamenti illeciti da parte dei suoi gruppi di sostegno politico. Contro di lui sono state presentate varie accuse. La settimana scorsa un settimanale giapponese ha rivelato che Terada nel 2021 aveva dichiarato come proprie delle spese elettorali che invece sono state sostenute a suo favore dai suoi sostenitori. Il mese scorso, invece, era stato rivelato che l’affitto da 26,88 milioni di yen (circa 185 mila euro) pagato per l’affitto del suo ufficio andava a foraggiare gli affari famigliari, dal momento che sua moglie era una dei proprietari dell’immobile.

Inoltre, è anche emerso che gli ultimi rapporti sui finanziamenti politici di uno dei suoi comitati di sostegno sono stati firmati da un uomo che risulta morto dal 2019. La vicenda ha assunto un tono del tutto surreale, dal momento che come ministro dell’interno Terada aveva il dovere di assicurare il rispetto delle norme sul corretto funzionamento dei finanziamenti politici. Tutto ciò mentre la risposta l’ex ministro rispondeva alle accuse dicendo che i suoi comportamenti non infrangevano nessuna legge.

Kishida, incalzato dai giornalisti, inizialmente non si era esposto sulla questione del ministro dell’interno dicendo che il rimpasto di governo sarebbe avvenuto nel momento più opportuno. “I membri del governo devono adempiere al dovere di spiegare [la situazione]”, aveva detto sabato. Domenica però il premier ha spinto Terada a dimettersi dalla propria carica, nel tentativo di salvaguardare il proprio governo da quello che appare sempre di più come uno scandalo senza via d’uscita. Un gesto tardivo, secondo alcuni.

Ieri Kishida si è scusato coi giapponesi, promettendo di riguadagnarsi la loro fiducia con nuove delibere sul budget straordinario e sulle restrizioni contro le pratiche estorsive dei gruppi religiosi. Eppure, sulla leadership del premier sorgono sempre più dubbi come dimostrato nelle vicende delle tre recenti dimissioni. Da mesi oltretutto i sondaggi non arridono al premier: i giapponesi che approvano l’operato di Kishida sono il 27,7%, mentre i non soddisfatti sono il 43,5%.

A fine ottobre il ministro per la Rivitalizzazione economica Yamagiwa era stato allontanato da Kishida per i suoi stretti legami non dichiarati con la controversa Chiesa dell’Unificazione. Questo mese, invece, era stato il turno del ministro della Giustizia Hanashi, obbligato alle dimissioni per aver commentato con eccessiva leggerezza che la sua carica attirava l’interesse mediatico solo durante l’esecuzione delle pene capitali. E dopo Terada l’effetto domino potrebbe ulteriormente continuare. Akiba Kenya, il ministro per la ricostruzione post-Fukushima, è anche lui invischiato in uno scandalo di finanziamenti illeciti. Anche la sua ora potrebbe essere vicina, ma questo dipende da solo da Kishida.

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