24/11/2022, 12.39
TURCHIA
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Turchia, la crisi alimenta l’abbandono scolastico. Ma il governo taglia i fondi

Circa 1,2 milioni di bambini fra 5 e 17 anni non iscritti ad alcuna scuola nel 2021-2022. Se si sommano quanti frequentano istituti professionali, il dato sale a 4 milioni di studenti esclusi da un percorso regolare. Ankara taglia il budget scolastico passando dal 10,7 al 9,7%. Pesano costo dei libri e mensa.

Istanbul (AsiaNews) - Crisi economica e conseguente aumento della povertà in Turchia spingono sempre più famiglie a ritirare i loro figli da scuola, con un dato di abbandono scolastico “senza precedenti” raggiunto nell’ultimo periodo. Attivisti ed esperti la definiscono una “piaga sociale” acuita dalla pandemia di Covid-19 e dalle difficoltà della didattica a distanza, che rischia di privare del futuro, e del diritto allo studio, centinaia di migliaia di bambini e giovani. Per molti di loro la prospettiva è quella del lavoro minorile, spesso in condizioni di grave sfruttamento.

Omer Yilmaz, presidente dell’Associazione genitori della scuola, descrive la realtà attuale come “il più imponente abbandono scolastico di massa” nella storia moderna della Turchia. Le statistiche dicono che “circa 1,2 milioni di bambini di età compresa fra 5 e 17 anni non erano iscritti ad alcuna scuola nel periodo 2021-2022”. Se a questi, prosegue, si aggiungono quanti frequentano istituti di avviamento al lavoro, le scuole professionali o aperte quattro giorni alla settimana “sono almeno quattro milioni gli studenti esclusi dal regolare sistema educativo”. Una parte di essi “lavora a fronte di un compenso misero o è in cerca di occupazione”. 

A causa dell’aumento dei prezzi - spinti dall’inflazione annua che ha fatto registrare i massimi degli ultimi 24 anni con un dato dell’85,5% a ottobre - andati aumentando nell’ultimo biennio, almeno uno studente su due in Turchia soffre di malnutrizione. Il reddito della maggior parte delle famiglie, prosegue Yilmaz, è limitato al salario minimo di 5.500 lire (circa 300 euro). “Un pranzo costa almeno 35 lire (circa due euro) al giorno. Per due bambini, il costo mensile - aggiunge - di un pasto al giorno a scuola ammonta a circa un terzo di un salario minimo”. 

Se, da un lato, i costi per l’istruzione aumentano di pari passo con l’innalzamento del costo della vita, dall’altro il governo ha imposto un ulteriore taglio alla quota prevista per il ministero dell’Istruzione che per il 2023 scende al 9,74% rispetto al 10,79% dell’anno precedente. “Tuttavia, con milioni di studenti che lasciano il sistema educativo regolare - prosegue - la quota andava aumentata almeno al 30%”. “Solo negli ultimi mesi - conclude - il numero di studenti entrati negli istituti professionali è salito a un milione, rispetto ai 160mila del recente passato”. Una scelta fatta il più delle volte nel tentativo di scongiurare la prospettiva della disoccupazione. 

Un aumento del bilancio favorirebbe una riduzione delle spese di istruzione, come testimonia la storia di una famiglia di Adana, nel sud della Turchia, raccontata da al-Monitor. Tre figli, il più grande è il 16enne Baran che ogni giorno, sette su sette, lascia il sobborgo povero in cui vive per lavorare nella zona ricca della città, dopo aver lasciato la scuola alle medie per aiutare la famiglia a sfamare gli altri due fratelli più piccoli e permettere loro di studiare. “La mia materia preferita - dice - era matematica. Ma devo lavorare per vivere”. “Solo il costo dei libri per tutti e tre - aggiunge il padre Mehmet - era di 1500 lire (circa 80 euro)”. Con uno stipendio giornaliero di circa 15 euro “anche i generi alimentari di base sono spesso inaccessibili”. E con il passare del tempo, conclude amaro, crescono i dubbi sulle possibilità di frequenza scolastica anche per i due figli più piccoli.

Dall’opposizione giunge infine una prima, semplice proposta per tagliare i costi dell’istruzione alle famiglie più povere. Hacer Foggo, fondatrice di Deep Poverty Network (ong che collabora con il Partito popolare repubblicano, Chp), chiede al governo di garantire pasti gratuiti per tutti alla mensa, perché “i bambini che non possono portarsi il cibo da casa restano traumatizzati”. Dati Unicef alla mano, i programmi di mensa per bambini poveri aumentano di oltre due anni e mezzo la permanenza a scuola e i tassi di iscrizione e frequenza rispettivamente del 9% e dell’8%.

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