13/09/2021, 11.22
TURCHIA
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Turchia, nel 2021 il Covid ha mandato in bancarotta 62mila attività

Leader dell’opposizione attacca i proclami governativi di un +21,7% nel secondo trimestre. Veli Ağbaba: né aziende né i commercianti beneficiano “della (presunta) crescita”. Il 35% delle chiusure avvenute in estate, con l’allentamento delle restrizioni. No-Vax in piazza contro restrizioni e immunizzazioni. 

Istanbul (AsiaNews) - La crescita economica sbandierata dall’esecutivo pari al 21,7% non riflette la situazione reale di un Paese in cui la crisi è diffusa e, anche a causa della pandemia di Covid-19, 61.736 attività sono finite in bancarotta nei primi otto mesi del 2021. È quanto denuncia Veli Ağbaba, vice presidente del Partito popolare repubblicano (Chp), il principale movimento di opposizione in Turchia, che sconfessa le recenti stime fornite dall’agenzia filo-governativa di statistica TurkStat. Il parlamentare originario di Malatya non nasconde le proprie preoccupazioni per lo stato del commercio e i molti negozi che hanno chiuso i battenti. 

Nei giorni scorsi l’esecutivo aveva annunciato una crescita dell’economia nel secondo trimestre pari al 21,7%. Per Veli Ağbaba sono proclami pretestuosi perché “né le aziende né i commercianti sono stati in grado di beneficiare di questa [presunta] crescita”. Al contrario, in questo anno quasi 62mila commercianti “hanno cessato l’attività”. Da gennaio ad agosto 2021, aggiunge, “almeno 48mia compagnie o singoli imprenditori hanno chiuso perché sono finite in bancarotta”. 

I numeri mostrano anche che il 35% di queste chiusure si sono verificate durante l’estate, fra giugno e agosto quando aveva già preso il via il cosiddetto processo di “normalizzazione” della vita, con un tentativo di ritorno alla fase pre-Covid e minori restrizioni. “I negozianti - afferma il politico - pensavano a un miglioramento della situazione con la fine del lockdown, ma sono ancora sotto pressione per debiti pregressi”. Aperture e chiusure improvvise nell’ambito delle misure di contenimento del contagio, non sostenute da adeguati risarcimenti hanno reso gli imprenditori “dipendenti dai prestiti bancari”, faticando sempre più a “restare a galla”. 

Secondo i registri della Gazzetta delle arti e dei mestieri turca, citati dal deputato di opposizione, il numero delle attività cancellate nei primi otto mesi sono 61.736, di cui 21.731 nei mesi di luglio e agosto. Su base annuale, con dati integrati dalla Confartigianato turca (Tesk), il numero di imprese artigiane è calato del 28% con un numero complessivo ad oggi di 185.126.

Secondo il registro di impresa dell’Unione delle camere e delle borse della Turchia (Tobb), da gennaio a luglio 2021 sono state liquidate in totale 9.105 aziende; altre 18.691 aziende e singole imprese sono state chiuse; infine, 21.240 attività sono state chiuse d'ufficio. Commentando i dati, il vice presidente del Chp ha concluso che “mentre l’economia turca cresce del 21,7%, il beneficio che ne è derivato per imprese e commercianti è quello della bancarotta”. 

Infine, anche in Turchia cresce la protesta del movimento No-Vax contrario alla vaccinazione contro il coronavirus e ai limiti per quanti non sono ancora immunizzati. L’11 settembre scorso circa 3mila persone, seguendo il motto “Il grande risveglio”, sono scese in piazza per manifestare contro vaccini, green pass, mascherine e distanziamenti. Senza indossare alcun dispositivo di protezione hanno intonato slogan e canti invocando la difesa dei diritti personali. Fra le personalità nel mirino anche Bill Gates, ritenuto dai cospiratori e negazionisti della pandemia uno dei principali beneficiari dell’emergenza sanitaria mondiale. Il 6 settembre il governo ha reso obbligatoria la prova vaccinale o test Covid-19 negativo per accedere ai trasporti pubblici come treni, aerei o autobus, o per la partecipazione a grandi eventi. Mascherina e distanziamento sono obbligatori a scuola, mentre i dipendenti scolastici non vaccinati devono sottoporsi a tampone molecolare due volte a settimana. 

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