04/11/2022, 13.14
CINA
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Un ‘wolf warrior’ nuovo capo della diplomazia di Xi Jinping

di Li Qiang

L’ambasciatore negli Usa Qin Gang è dato come nuovo ministro degli Esteri al posto di Wang Yi. I critici lo considerano troppo allineato con Xi e incapace di tessere solide relazioni diplomatiche. Si prevedono ancora tensioni con Washington. Il focus di Pechino è ora su nazioni confinanti, partner Belt and Road, ed Europa. Invasione di Taiwan può attendere.

Pechino (AsiaNews) – L’ambasciatore negli Usa Qin Gang sarà con ogni probabilità il prossimo ministro degli Esteri della Cina, nomina che arriverà in primavera. Sembra che Xi Jinping abbia scelto un altro “lealista” per la sua squadra di governo, dopo aver piazzato tutti fidati alleati nel Comitato permanente del Politburo, il centro del potere politico cinese.

Più che un pragmatico tessitore di relazioni, Qin è visto come un “wolf warrior”. È la nuova generazione di inviati cinesi, più aggressiva nel veicolare all’estero il messaggio del leader supremo e nel proteggere l’interesse nazionale. Esempio: la recente immagine del console cinese a Manchester, Zheng Xiyuan, che partecipa al pestaggio di un dimostrante di Hong Kong davanti alla sede diplomatica. 

Secondo diversi osservatori, la nomina di Qin non preannuncia un miglioramento delle relazioni con gli Usa. Egli è accusato – anche in Cina – di aver ecceduto nel difendere la linea di Xi, giocandosi così la possibilità di stabilire una vera connessione con i vertici della politica statunitense: quello che invece era riuscito a fare il suo predecessore a Washington, Cui Tiankai.

Con l’imminente uscita di scena del Consigliere di Stato Yang Jiechi, al momento la massima autorità diplomatica cinese, e la sua sostituzione con l’attuale ministro degli Esteri Wang Yi, ai vertici della diplomazia cinese mancherà un vero esperto di politica Usa: Qin non lo è.

Analisti fanno notare che la serie di incontri ad alto livello avuti da Xi negli ultimi giorni dicono molto su quali siano gli obiettivi immediati di politica estera del Paese. Il presidente cinese ha ricevuto prima il segretario generale del Partito comunista vietnamita, Nguyen Phu Trong, segnalando la volontà di migliorare le relazioni con i Paesi confinanti, guastate da controversie territoriali.

I meeting con il premier pakistano e la presidente tanzaniana rifletterebbero invece l’intenzione di rafforzare i legami con i Paesi in via di sviluppo, partner della Belt and Road Initiative. Il faccia a faccia odierno con il cancelliere tedesco Olaf Scholz è stata infine l’occasione per tentare di superare le crescenti tensioni con l’Europa.

Il nodo più caldo rimane la riunificazione con Taiwan. La scelta di propri esecutori ai vertici del potere, soprattutto Li Qiang come nuovo premier, non escludono che Xi possa accantonare i piani per complicate avventure belliche contro Taipei: la priorità è la ripresa economica nazionale e l’instabilità geopolitica non si accorda con essa.

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