17/07/2019, 09.14
FILIPPINE
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Vescovi filippini: agire contro i cambiamenti climatici è un ‘imperativo morale’

In una lettera pastorale i prelati lanciano l’allarme sul futuro ambientale dell’arcipelago. Condannando la “continua distruzione della nostra casa comune”, essi chiedono una “conversione ecologica” in un contesto di “emergenza climatica”. Fra le sfide la rinuncia al carbone e alle estrazioni minerarie intensive.

Manila (AsiaNews/Cbcp) - In una lettera pastorale, i vescovi filippini lanciano l’allarme circa il futuro ambientale dell’arcipelago, condannando quella che definiscono “la continua distruzione della nostra casa comune”. Il documento, pubblicato ieri dalla Conferenza episcopale dei vescovi filippini (Cbcp), invoca una “conversione ecologica” in un contesto diffuso di “emergenza climatica”. 

La lettera, di nove pagina, è divisa in otto sezioni. La prima metà è dedicata a una riflessione sullo stato dell’ambiente, cui seguono indicazioni sul piano ecologico per fronteggiare l’emergenza. Inserendosi nel solco tracciato da Papa Francesco nell’enciclica Laudato sì, i prelati filippini sottolineano che il lamento della terra è urgente come la richiesta dei poveri per la giustizia sociale. 

La nostra predilezione per i poveri, scrivono i vescovi, “ci spinge a dare priorità ai più colpiti, i ‘più poveri fra i poveri’, che invocano Dio per ottenere giustizia”. Ed è “nostro dovere morale rispondere a queste sofferenze” si legge nel documento pubblicato sul sito Cbcp.

“Dato l’alto tasso di povertà nelle Filippine - prosegue il testo - il bisogno di gestire l’ambiente è fondamentale. Povertà e degrado ambientale si alimentano l’un l’altro”. 

Il pontefice nella lettera enciclica sottolinea con forza che i cambiamenti climatici sono una minaccia per i poveri del mondo. I vescovi riprendono le parole del papa e sottolineano le molteplici sfide che riguardano il Paese: fra queste vi sono scavi minerari e attività di estrazione irresponsabili, la costruzione di dighe, la crescente dipendenza dal fossile per la produzione di energia, in primis il carbone.

Diversi studi confermano che le Filippine sono uno dei Paesi più vulnerabili in tema di cambiamenti climatici. Dobbiamo agire, affermano i vescovi, anche a nome di quanti “non hanno voce” e “per il pianeta” stesso. Quello pubblicato ieri è l’ottavo documento dei prelati filippini dedicato all’ecologia; il primo risale al 1988 ed è intitolato “Cosa succede alla nostra bella terra’”.  

Pubblicata a breve distanza dalla conclusione dell’assemblea plenaria a Manila, la lettera dei prelati filippini esorta a non utilizzare i soldi della Chiesa o degli istituti cattolici per lo sviluppo di impianti a carbone o per sostenere compagnie minerarie. Anzi, proseguono, l’invito è quello di “scoraggiare” l’impiego di risorse in questi settori e di vivere secondo i dettami tracciati da Francesco all’interno della Laudato sì. 

I vescovi annunciano infine la creazione di una “sezione ecologica” in ogni centro diocesano, che metta al centro della propria azione i temi della natura e dell’ambiente. “Abbiamo l’imperativo morale - concludono - di agire assieme in maniera decisa, per salvare la nostra casa comune. Questo è il nostro dovere da cristiani, questa è la nostra responsabilità”.

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