27/03/2018, 11.21
EMIRATI ARABI UNITI
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Vicario d’Arabia: Pasqua fra gli immigrati, dove la fede popolare è segno di cattolicità

Migliaia di fedeli affollano le chiese per i riti della Settimana Santa. Le celebrazioni occasioni di incontro per una comunità caratterizzata da una “fede popolare, peculiarità e tradizioni diverse”. Mons. Hinder: pastorale dei migranti tema prioritario, fondamentale condividere gioie e dolori. 

 

Abu Dhabi (AsiaNews) - Le celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua sono “occasioni di incontro” per una comunità composta quasi in esclusiva da immigrati e che vive i riti [confessioni, messe, Via Crucis] “con una fede popolare, impregnata dell’influsso delle loro origini”. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), che racconta un clima di attesa e partecipazione in vista dell’apice delle festività. “Libanesi, siriani, giordani - spiega - hanno stile diverso rispetto a filippini, indiani. Tuttavia, questa diversa crea un ambiente carico di fede ed è testimonianza di vera cattolicità… Migliaia di persone con peculiarità e tradizioni diverse”. 

Nella regione dell'Arabia meridionale vivono circa un milione di fedeli, tutti di nazionalità straniera. La comunità più importante è quella filippina, seguita dai cattolici indiani, provenienti soprattutto dal Kerala. Il resto della Chiesa è composto da libanesi, siriani, iracheni, egiziani e giordani giunti nella regione per motivi di lavoro.

Grazie alla libertà di culto concessa dagfli emiri del Golfo Persico, la vita della Chiesa è molto attiva ed è organizzata intorno a sette parrocchie negli Emirati Arabi Uniti, quattro parrocchie in Oman con circa 18mila fedeli e una piccola comunità in Yemen, vittima di violenze. Sul territorio vi sono 55 sacerdoti che lavorano nelle chiese e nelle scuole cattoliche dedicate ai migranti.

“Quella dell’Arabia è una Chiesa viva - sottolinea mons. Hinder, francescano di origine svizzera - e mai con in questo ultimo periodo i luoghi di culto sono gremiti di fedeli. Diversi cattolici provenienti dall’Occidente, incontrata questa realtà, raccontano che rappresenta una medicina antidepressiva e che è fonte di vigore e di calore”. La scorsa settimana alle messe serali partecipavano in media “un migliaio di fedeli, cantando e pregando, segno di una fede profonda”. 

In questi giorni i cristiani hanno affollato i confessionali per il sacramento della penitenza. Almeno 5 o 6 sacerdoti in ogni chiesa di Abu Dhabi, fino alle 9.30 di sera, hanno accolto migliaia di persone “desiderose di passare attraverso il confessionale” racconta mons. Hinder. Dalla festa di san Giuseppe, patrono della cattedrale nella capitale degli Emirati, alla messa delle Palme, le celebrazioni hanno richiamato intere comunità, anche da luoghi remoti. Pur fra le preoccupazioni della vita quotidiana, dalla crisi occupazionale ai timori per un futuro incerto, le persone “non vogliono perdere l’appuntamento settimanale con la messa”. 

Per la messa del crisma di giovedì sono attesi i sacerdoti di tutto il vicariato, anche se qualcuno dall’Oman non potrà essere presente. Per il Venerdì Santo e il Sabato Santo sono previste celebrazioni doppie per favorire la più alta partecipazione. “Altrimenti - sottolinea il vicario - non sarebbe possibile accogliere tutti”. Fra i temi in agenda, aggiunge, vi è anche quello della sicurezza: “Le autorità sono attente - aggiunge - e vigilano con discrezione sui luoghi di culto cristiani, per impedire qualsiasi tipo di violenza”. 

La pastorale dei migranti, tema assai caro a papa Francesco, resta la priorità per il vicario dell’Arabia meridionale e per i sacerdoti e le religiose che operano in tutto il territorio.  “Hanno bisogno di conforto materiale e spirituale - racconta - sia quanti si sono trasferiti con le famiglie e devono lottare per sopravvivere, sia quanti sono soli, vivono nei compound in cui lavorano e non è sempre facile raggiungerli”. “Per noi uomini di Chiesa - conclude mons. Hinder - è fondamentale essere pronti all’ascolto delle loro gioie e dei loro dolori, incoraggiarli nella condivisione del messaggio della Pasqua di resurrezione”.(DS)

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