22/03/2023, 12.11
CINA-RUSSIA
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Visita a Mosca: Xi glissa sul nuovo gasdotto ‘anti-Ue’ voluto da Putin

Lo “zar” russo enfatizza accordo sulla costruzione di Power of Siberia 2 entro il 2030. Pechino non lo cita nella dichiarazione finale. La Cina è pronta ad acquistare più gas russo a prezzi scontati, ma vuole mantenere i suoi tradizionali fornitori. Cinesi già in trattative con i turkmeni per una seconda condotta.

Pechino (AsiaNews) – A sentire l’enfasi del Cremlino sulle relazioni energetiche con la Cina, l’accordo sulla costruzione di un secondo gasdotto siberiano per le forniture russe al “partner senza limiti” sembra l’unico risultato concreto della tre giorni moscovita di Xi Jinping, conclusasi stamane. A Pechino potrebbero pensarla però in modo diverso.

Come atteso, non è arrivata alcuna svolta seria sulla guerra russa all’Ucraina, con Vladimir Putin che ha derubricato il “piano di pace” di Xi come “una base per risolvere il conflitto”. Il presidente russo ha dichiarato invece che le due parti hanno raggiunto un’intesa su Power of Siberia 2, una nuova condotta per trasportare in territorio cinese – passando per la Mongolia – gas estratto dal giacimento russo di Yamal, realizzato in origine per servire l’Europa.

A regime Power of Siberia 2 dovrebbe avere una portata di 50 miliardi di metri cubi (bcm) all’anno. Secondo quanto affermato da Putin, il nuovo gasdotto sarà operativo entro il 2030: contando i 38 bcm che sulla carta può fornire il suo gasdotto gemello entrato in funzione nel 2019, e i 10 bcm che arriverebbero da un giacimento sull’isola di Sakhalin lungo una condotta pronta nel 2026, lo “zar” russo calcola di vendere alla Cina 98 bcm all’anno all’inizio della prossima decade.

Il problema per Putin non è solo che la quantità non coprirà i quasi 200 bcm annui che Mosca è destinata a perdere dall’Europa come risposta all’invasione dell’Ucraina: la verità è che la Cina non ha bisogno di tutto questo gas russo.

I cinesi importano per il loro fabbisogno tra i 150 e i 160 bcm di gas all’anno. Più del 50% è pompato dal Turkmenistan, non dalla Russia. Lo scorso anno i turkmeni hanno trasportato in Cina 43,2 bcm: Power of Siberia 1 si è fermato a 16,5 bcm. Poi sono da contare le forniture kazake e quelle di gas naturale liquido da Usa, Qatar e Australia.

Nella dichiarazione finale pubblicata dal ministero cinese degli Esteri non si fa alcun esplicito riferimento al progetto Power of Siberia 2. In termini più vaghi si parla di intesa per “rafforzare gli scambi energetici e di risorse”. I russi hanno poi corretto il tiro: come notato da Reuters, in una comunicazione separata il Cremlino sottolinea che i dettagli sul nuovo gasdotto devono essere ancora risolti.

Pechino è con ogni probabilità pronta ad aumentare l’acquisto di gas russo a prezzi di favore, ma mantenendo più fornitori, in modo da non diventare dipendente da Mosca (come da chiunque altro). Non a caso i cinesi stanno negoziando una seconda condotta per ottenere ulteriori 25 bcm di gas turkmeno in 30 anni. È previsto che la Central Asia–China Gas Pipeline D passi per Tagikistan e Kirghizistan.

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