17/07/2013, 00.00
CINA
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Xi Jinping sempre più maoista: la campagna per favorire i principini col 'Dna rosso'

di Willy Lam
Nel Partito che rischia l'estinzione a causa della corruzione, Xi Jinping, invece di lanciare riforme politiche e lotta alla corruzione, propone una campagna moralizzatrice, sullo stile di Mao Zedong. Essa gli permette di eliminare i suoi oppositori e di far crescere nel Partito la forza dei "principini", la loro potenza politica ed economica, per una "dittatura delle famiglie rosse". L'analisi di un grande esperto.

Hong Kong (AsiaNews) - Con una campagna di "rettifica"  in stile maoista per "ripulire in modo completo lo stile di lavoro" degli 85 milioni di quadri del Partito comunista cinese (Pcc), il presidente Xi Jinping sta dando la più chiara indicazione sul suo orientamento politico e delle sue preferenze.

Entro un anno, i rappresentanti del governo, civili e militari, rischiano di essere penalizzati o espulsi dal Partito se non si liberano dei tratti indesiderabili di "formalismo, burocrazia, edonismo, stravaganza". Questo esercizio di rettifica (zhengfeng) della durata di un anno - chiamata formalmente "Campagna sul [ritorno alla linea] dell'educazione e la pratica della massa" - è la purga a più larga scala lanciata dalla leadership del  Pcc dalla fine della Rivoluzione culturale (1966-76) (People's Daily (19 giugno); Ming Pao [Hong Kong], 19 giugno; China Times [Taipei], 19 giugno).

In più, all'interno dell'esercito (per la liberazione del popolo, Pla) e la polizia armata del popolo, è stata lanciata  una campagna gemella, un movimento "per la (ri) educazione del pensiero", per "potenziare la costruzione culturale delle forze militari a livello di base". Il mese scorso quattro generali del Pla hanno promulgato dei regolamenti, domandando agli ufficiali di "far maturare il nocciolo dei valori del soldato rivoluzionario contemporaneo",  attraverso "un miglior lavoro educativo, sviluppando e plasmando [il carattere del personale militare] (Xinhua, 2 giugno; PLA Daily, 2 giugno).

In un linguaggio che ricorda quello del Grande Timoniere, potentemente mescolato di espressioni popolari e metafisiche, Xi ha spinto i suoi quadri a "purificare se stessi e [lavorare per la] autoperfezione, l'auto-riforma, l'auto-elevazione". Nel discorso che ha aperto ufficialmente la crociata del zhengfeng, lo scorso 18 giugno alla televisione nazionale, egli ha detto che "dobbiamo avere stretta fiducia nel popolo e mobilitare in pieno l'entusiasmo, l'iniziativa e la creatività delle grandi masse". "Dobbiamo - ha aggiunto Xi - guardarci nello specchio, pulire la nostra divisa, fare un bagno e curare le nostre malattie". Xi è segretario generale del Partito e presidente della Commissione militare centrale (Cmc), artefice della programmazione politica.

In un commento sulla crociata dello zhengfeng, Xinhua fa notare che tale purga in stile maoista serve al proposito di "accrescere la coesione dei cuori del Partito e del popolo, consolidando il legame nella carne e nel sangue fra il partito e il popolo" (Xinhua, 20 giugno; People's Daily, 20 giugno).

Dovendo durare almeno 12 mesi, è prematuro stabilire ora se la campagna sarà all'altezza [di quanto promette], mettendo fuori gioco le pecore nere, responsabili dell'allarmante deterioramento dei quadri, dal punto di vista della moralità e della competenza. Ma è comunque molto significativo che per cambiare la mente dei quadri, sulle orme del Grande Timoniere, Xi ricorra a campagne di sapore propagandistico e ideologico, tipici della Rivoluzione culturale, invece che stabilire istituzioni che universalmente usano verifiche ed equilibri.

in un editoriale del giornale ufficiale Legal Daily, l'esperto Guo Wenjing ha sottolineato che "per il successo [della zhengfeng] è importante stabilire delle solide istituzioni". Guo cita il famoso detto di Deng Xiaoping, riguardo al "ruolo decisivo delle istituzioni", dato che "la gente cattiva non può fare male all'interno di un buon sistema, mentre è possibile che buona gente faccia cose malvagie all'interno di un cattivo sistema". In modo simile, He Qinliang, una dissidente residente negli Usa, esperta di storia del Partito e delle istituzioni, critica Xi per "andare dietro ad apparenze piacevoli piuttosto che fare un solido lavoro". "La campagna di rettifica in sé è una manifestazione di formalismo e burocrazia - aggiunge - [perché] ciò di cui il Pcc ha bisogno è la riforma del sistema politico" (Legal Daily, 20 giugno; Voice of America, 19 giugno).

In modo sorprendente, nel suo discorso sul movimento della zhengfeng, Xi evita di indicare misure concrete per sradicare la corruzione, che gli ex presidenti Jiang Zemin e Hu Jintao hanno definito "una questione di vita o di morte per il Partito" (CNTV.com, 22 dicembre 2011; Xinhua, 1 luglio 2011).

Lo scorso novembre, poco dopo essere divenuto segretario generale, Xi si è a lungo diffuso sul colpire "tigri e mosche" fra i quadri troppo venali. Ad ogni modo, solo una volta, nel suo discorso del 18 giugno, egli ha fatto riferimento al colpire la corruzione: "Dobbiamo trapiantare in profondità nei pensieri e nelle azioni di tutti i compagni del Partito il valore del servire il popolo, rimanendo fermi sulla realtà e non inficiati dalla corruzione". Né Xi, né alcun altro membro del Politburo hanno detto qualcosa riguardo al destino di un numero di misure anti-corruzione proposte da quadri liberali e da pubblici intellettuali. Una di esse è il cosiddetto "regolamento alla luce del sole", che obbligherebbe quadri intermedi e ad alto livello a pubblicare le loro ricchezze, come quelle delle loro spose e figli. Lo scorso marzo, all'Assemblea nazionale del popolo, il regolamento per la pubblicazione delle ricchezze è stato un tema infuocato; ora esso è scomparso dal dibattito pubblico, evidentemente perché alcuni blocchi di potere nel Partito sono fortemente contrari (People.com, 28 giugno; Huanqiu.com, 10 giugno).

Il fallimento di Xi nell'affrontare la piaga della corruzione in modo preciso ha attirato frecciate almeno indirette perfino da parte di accademici nell'establishment del Partito. Ad esempio, in un intervista con il People's Daily, Yao Huan, professore di politica alla Scuola municipale del Partito di Pechino, ha fatto notare che "senza un governo pulito, adottare la linea delle masse diviene una frase vuota" (People's Daily, 29 giugno; Sina.com, 29 giugno)

A più di sei mesi dal suo divenire capo del Partito, sul fronte del governo pulito, Xi ha ben poco da mostrare. I due rappresentanti di più alto grado accusati per crimini economici sono Liu Tianan, viceministro alla Commissione per lo sviluppo nazionale e le riforme, e l'ex vice-governatore del Sichuan, Guo Yongxiang (China News Service, 24 giugno; Xinhua, 13 maggio). In più, Xi sembra avere difficoltà a chiudere il caso dell'ex membro del Politburo e segretario del Partito di Chongqing, Bo Xilai. Arrestato lo scorso anno a marzo, Bo è accusato di aver intascato bustarelle per alcune decine di milioni di yuan, oltre ad aver riciclato denaro sporco all'estero ((People's Daily, 19 gennaio; China.com, 9 gennaio).

Se il movimento della zhengfeng ha poco a che fare con l'urgente scopo di combattere la corruzione, ci si può domandare se esso non sia una maschera per una lotta di potere in vecchio stile all'interno del partito, mirante a potenziare l'autorità di Xi, il "cuore" custode della leadership della Quinta generazione. Zhang, un noto storico del Partito, fa notare che "le campagne politiche condotte in nome delle masse sono spesso sintomo di lotte fra fazioni all'interno del Partito". "È possibile - ha aggiunto - che stia prendendo forma una lotta interna di potere" (Ta Kung Pao [Hong Kong], 22 giugno; Ming Pao, 19 giugno). Deng Yuwen, editorialista molto rispettato, già redattore alla scuola centrale del Partito, pensa anche lui che Xi stia usando l'esercizio della rettificazione per sbarazzarsi degli avversari politici a livello centrale e locale. Deng suggerisce che "la crociata della zhengfeng può diventare un percorso [obbligato] di lealtà che rende capace Xi di stabilire la sua autorità e scaricare gli oppositori ideologici"[intervista dell'autore con Deng Yuwen, 28 giugno].

Un importante articolo dello scorso mese sul PLA Daily sembra dare credito alle vedute di Zhang e Deng. In un pezzo dal titolo "In modo autocosciente sosteniamo l'autorità del presidente Xi Jinping", il comandante e il commissario politico del Corpo della Seconda artiglieria, Wei Fenghe e Zhang Haiyang, chiedono a tutti gli ufficiali di "avere a cuore in ogni momento e circostanza le istruzioni delle autorità centrali del Partito, il Cmc e il presidente Xi". I due generali applaudono al contributo del presidente Mao nel "formulare e costruire gli obbiettivi per modernizzare l'esercito rivoluzionario [della Cina]". Essi giungono a notare che per "assicurare la natura superiore dell'esercito, i suoi scopi e la sua essenza", il personale militare deve "affrontare le sfide della realtà e i bisogni di ereditare 'i geni rossi'" (PLA Daily, 17 giugno; China News Service, 17 giugno).

È la prima volta che alti quadri - nel settore civile o militare - sottolineano l'imperativo di sostenere e sviluppare il ' Dna rosso' del Partito. Nei settori conservatori del Partito  - civili e militari - si crede di solito che 'i geni rossi' si trovino in abbondanza nella "linea di discendenza rivoluzionaria" - un riferimento ai principini, o ai figli dei grandi del Partito- [Per questo]  persone come i generali Wei e Zhang in effetti non fanno altro che condurre una campagna lealista per potenziare lo status di Xi, che è il figlio del defunto vice-premier Xi Zhongxun, un supremo indiscusso del Partito, dello Stato e dell'apparato militare (Apple Daily [Hong Kong], 27 giugno; Voice of America, 12 marzo). Inoltre, un certo numero di associati a Xi sui livelli più alti della gerarchia del Partito e dell'esercito sono figli di illustri anziani del Partito. Fra essi vi sono Yu Zhengsheng e Wang Qishan, membri del Comitato permanente del Politburo, e lo stesso generale Zhang.

L'evidente venerazione dei 'geni rossi' si è manifestata anche nella decisione presa da un certo numero di principini fra i 20 e i 40 anni, che hanno abbandonato carriere economiche piuttosto ricche per entrare nel mondo della politica. E ciò contro un'istruzione interna degli anni '80 da parte del defunto patriarca Deng, secondo il quale i figli dei membri alti del Partito devono cercare di distinguersi nell'arena commerciale e non in quella politica (Hong Kong Economic Journal, 16 giugno; Apple Daily, 10 giugno). Fra questi quadri con discendenza rivoluzionaria vi è il nipote di Deng Xiaoping, Deng Zhuodi, 28 anni, che all'inizio dell'anno è divenuto vicecapo della contea di Pingguo (Guangxi). Altri esempi includono  il 41enne Hu Haifeng, figlio dell'ex presidente Hu Jintao, nominato lo scorso maggio vice-segretario

del Partito a Jiaxing (Zhejiang); Wu Lei, 36 anni, figlio dell'ex presidente dell'Assemblea nazionale del popolo, Wu Bangguo, di recente nominato vice-direttore della Commissione per l'economia e la tecnologia informatica di Shanghai (South China Morning Post, 25 maggio; Liberation Daily [Shanghai], 13 maggio).

Senza alcun rispetto per l'ampio impegno del presidente Xi nel suonare la tromba per i quadri con 'geni rossi', la sua adozione di valori maoisti è stata criticata dalla rimanente ala liberale del Partito, che include sia grandi del Partito che i loro figli (v. "La schizofrenia di Xi Jinping: nessuna riforma politica; qualche (minima) riforma economica", in AsiaNews 6 giugno 2013).

Nelle scorse settimane i circoli politici di Pechino hanno molto rumoreggiato sulla pubblicazione di alcune limpide visioni da parte di un certo numero di quadri liberali ora in pensione. Essi, durante il capodanno cinese, hanno partecipato a un seminario intellettuale organizzato dallo stimato mensile Yanhuang Chunqiu. Hu Dehua, secondo figlio del defunto segretario generale Hu Yaobang, affronta proprio lo stretto abbraccio di  idee ultra conservatrici da parte di Xi, soprattutto il suo rifiuto a premere per riforme politiche di stile universale. Hu Dehua nota che invece di cotivare nostalgia per la Rivoluzione culturale, Xi dovrebbe emulare Chiang Ching-kuo, già presidente di Taiwan, che ha varato le riforme politiche nel 1986.

Zhong Peizhang, già membro del Dipartimento di propaganda, chiede a Xi di compiere subito dei passi per "riformare il Partito senza legge [fuori legge] e il sistema statale lasciato da Mao Zedong (Frontline [Hong Kong], 1 luglio; Ming Pao, 23 giugno).

Molti osservatori dentro e fuori la Cina sono rimasti impressionati dalla velocità con cui Xi ha consolidato la sua base di potere, ma il 60enne principino deve ancora convincere i suoi connazionali che egli è davvero impegnato a rivedere vecchie istituzioni datate  che sostengono lo "stile di lavoro" così velocemente cattivo dei membri del Partito.

 

(Per gentile concessione della Jamestown Foundation. Traduzione italiana a cura di AsiaNews)

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