Dottore sunnita e decine di fedeli uccisi in un attacco suicida alla moschea di Damasco
Mohammed Saeed Ramadan al-Bouti, dottore coranico moderato, era sostenitore di Assad. È stato ucciso durante una lezione religiosa. Ucciso anche suo nipote. L'opposizione declina ogni responsabilità. Ma vi sono sospetti sui jihadisti.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Almeno 42 persone sono state uccise in un attacco suicida alla moschea Iman nel centro di Damasco. Fra le vittime vi sono anche un'alta personalità sunnita, il dott. Mohammed Saeed Ramadan al-Bouti (v. foto), sostenitore del regime di Assad, e suo nipote. Altri 84 sono rimasti feriti. Al Bouti, 84 anni, è stato ucciso mentre dava lezioni coraniche ai suoi studenti.

In Siria la maggioranza della popolazione è sunnita, con una discreta presenza dei Fratelli musulmani. Negli anni '80 questi gruppi radicali sono stati perseguiti e spesso eliminati da Hafez el Assad. Al Bouti, un sunnita moderato, ha sostenuto la politica degli Assad e aveva perfino cantato le preci coraniche durante il funerale del papà di Bashar, Hafez, nel 2000.

All'annuncio della sua morte, la televisione siriana ha mandato in onda musiche e preghiere in segno di lutto. I sospetti sul suo assassinio cadono nel campo dell'opposizione al regime. Al Bouti, che aveva molto spazio nei media governativi, chiedeva spesso ai musulmani di appoggiare il governo di Assad e bollava gli oppositori come "mercenari" e "feccia".

La sua fama e la stima di cui egli godeva mette però in cattiva luce l'opposizione. Un portavoce del Free Syrian Army ha declinato ogni responsabilità dall'attacco. Anche il presidente del Consiglio di opposizione siriana, Ahmed Moaz Al-Khati, ha dichiarato che l'opposizione "condanna in modo categorico l'assassinio".

Rimangono però i sospetti sulle frange jihadiste che combattono nel Paese.

L'opposizione siriana appare spesso confusa e divisa nella sua serie di accuse contro il regime, al quale si attribuiscono massacri, o azioni criminali. Alcuni giorni fa l'opposizione ha accusato l'esercito di aver usato armi chimiche contro civili ad Aleppo. Il regime ha ritorto contro di essa la stessa accusa.

Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu , condannando l'uso delle armi chimiche ha promesso un'inchiesta internazionale, ma da molte parti si afferma che sarà molto difficile giungere a qualche conclusione.