Rajasthan, politico contro i cristiani: Dirigono una ‘fabbrica delle conversioni’
di Nirmala Carvalho

Secondo Vasudev Devnani, la comunità pentecostale offre denaro a chi abbandona l’induismo nel distretto di Ajmer. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians: “Qualsiasi cosa abbia a che fare con la piccola comunità cristiana è vista con sospetto”.


New Dehli (AsiaNews) – Un membro dell’Assemblea legislativa del Rajasthan – nel nord del Paese – accusa i cristiani di dirigere una “fabbrica delle conversioni”. Secondo Vasudev Devnani (foto), alto esponente del Bharatiya Janata Party (Bjp) del premier Narendra Modi, alcuni missionari protestanti promettono denaro a quanti decidono di abbandonare l’induismo. Devnani ha sollevato la polemica lo scorso 25 luglio, durante una conferenza stampa tenuta a Jaipur – capitale del Rajasthan. Il parlamentare ha denunciato ai cronisti un episodio verificatosi nel distretto di Ajmer. “Il caso – ha affermato – è venuto alla luce solo ieri nella municipalità di Kishangarh. Da qualche tempo, tre donne cristiane vi si recano con il pretesto di recitare alcune preghiere; radunano donne e bambini di età compresa tra i 12 ed i 15 anni e parlano di conversione religiosa”.

Il politico nazionalista sostiene che le tre missionarie, appartenenti ad una comunità pentecostale, hanno intimato alle famiglie locali di rimuovere tutte le immagini sacre indù dalle loro abitazioni e di adorare Gesù Cristo. “Molte delle famiglie che vivono a Kishangarh sono povere. Il modo in cui queste vengono attirate verso il cristianesimo attraverso il denaro è da condannare. La questione ha suscitato tensioni in città. La società indù non accetterà mai che i missionari cristiani provino a convertire i fedeli in cambio di soldi”, ha dichiarato Devnani. Il parlamentare invoca l’intervento di New Dehli: “Chiediamo che il governo centrale intervenga subito contro queste persone. Da dove prendono i soldi? Vorremmo sapere da dove provengono i loro fondi. La religione indù deve forse continuare a subire tali attacchi, in nome dell'armonia tra comunità? Queste persone sono avide di voti”.

Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), dichiara ad AsiaNews che le accuse di Devnani “sono solo invenzioni”. “Non ha avuto luogo alcuna attività di conversione – afferma –. Qualsiasi cosa abbia a che fare con la piccola comunità cristiana è vista con sospetto. Anche i pentecostali sono poveri: come possono convertire qualcuno offrendo denaro, quando loro stessi non ne possiedono? È importante sottolineare che in Rajasthan esiste la famigerata legge anti-conversione, uno strumento di molestie ed intimidazioni ai danni degli innocenti cristiani pentecostali. Inoltre, l'India è un Paese democratico secolare con garanzie costituzionali. Perché dunque i cristiani soffrono discriminazioni e vengono arrestati solo per aver praticato la loro fede? Il censimento del governo mostra un declino della popolazione cristiana, quindi l’esistenza di una ‘fabbrica delle conversioni’ è un'accusa deplorevole e oltraggiosamente falsa”.