Subito dopo la visita ufficiale che ha fatto infuriare il governo nipponico, Banri Kaieda, ministro giapponese dell’Economia, ha espresso “preoccupazione per le conseguenze economiche” tra i due Paesi, che “hanno profondi legami per lo sviluppo di risorse naturali e per l’energia”. Se saranno solo parole o se la minacciata rappresaglia giapponese si tradurrà in fatti non è ancora chiaro. Soprattutto dopo che il Cremlino ha gettato ancora benzina sul fuoco annunciando che non è esclusa una nuova visita alle Curili.
Gli analisti sostengono che un’escalation di tensione non faccia comodo a nessuno dei due litiganti, che potrebbero rappacificarsi a margine dell’imminente G20 a Seoul. Gli interessi in ballo sono effettivamente alti. A ricordarli ci ha pensato ieri il quotidiano giapponese
Yomiuri Shimbun, che dà voce alle preoccupazioni dei businessman giapponesi. Il presidente della
Japan Association of Corporate Executives, Masamitsu Sakurai, sostiene che il governo manchi di strategia diplomatica e chiede a Tokyo di garantire che i rapporti commerciali non subiscano danni.
Molti temono che la crisi diplomatica possa rallentare se non sospendere i progetti di grande scala già siglati tra Russia e Giappone. Tokyo ha appoggiato la
Petroleum Exploration Co e la
Itochu Corp nel proporre a Mosca la costruzione di una base di gas liquido naturale a Vladivostok, mentre la
Toshiba Corp è entrata in joint venture con una società statale russa per un deposito di uranio arricchito. A ottobre, la
Oil, Gas and Metals National Corporation (Jogmec), un’agenzia amministrativa indipendente, ha scoperto un giacimento petrolifero stimato in 100 milioni di barili di riserve in Siberia. Aziende automobilistiche come la
Toyota Motor Corp.,
Nissan Motor Co., e
Mitsubishi Motors Corp. Hanno iniziato a produrre veicoli in Russia aspettandosi una ripresa della domanda interna.
Le relazioni bilaterali si sono rafforzate nel campo economico quando il Giappone ha iniziato a importare greggio dalla Siberia l’anno scorso. Molti businessman giapponesi pare che stiano ora valutando se investire in Russia, in un quadro di intermittenti tensioni diplomatiche, possa ancora essere un rischio che vale la pena correre.