L’opposizione birmana apre a una “modifica” delle sanzioni occidentali
Aung San Suu Kyi e la Nld auspicano investimenti esteri “responsabili”, che aiutino la popolazione. Appello a Stati Uniti e Ue per una “discussione” del blocco, “nell’interesse della democrazia”. Le sanzioni un terreno su cui imbastire dialoghi diretti fra la leader dell’opposizione e i governi internazionali.
Yangon (AsiaNews) – L’opposizione birmana apre a una possibile “modifica” delle sanzioni economiche e commerciali contro il Myanmar, adottate dall'Occidente per minare i traffici della giunta al potere. Aung San Suu Kyi e la Lega nazionale per la democrazia (Nld) affermano che il Paese necessita di investimenti esteri “responsabili”, che aiutino a migliorare il livello di vita della popolazione senza favorire i traffici della leadership militare.
 
Da anni Stati Uniti, Unione europea e altre nazioni dell’Occidente mantengono un blocco al commercio con il Myanmar (soprattutto sulle armi), per le ripetute violazioni ai diritti umani compiuti dalla giunta al potere. La Nobel per la pace, scarcerata nel novembre scorso dopo aver trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti, auspica maggiori investimenti in un Paese che finora è stato “messo da parte” dalla comunità internazionale.
 
In un comunicato stampa, la Nld “invita Stati Uniti, Unione europea, Canada e Australia a discutere per trovare un accordo su quando, come e in base a quali evenienze, le sanzioni possono essere modificate, nell’interesse della democrazia, dei diritti umani e di un ambiente economico salutare”.
 
Da tempo le sanzioni sono al centro di un’aspra polemica: secondo i critici finiscono per colpire solo la popolazione, mentre la giunta al potere commercia senza problemi con nazioni – quali Cina, India e Thailandia – che non si curano del blocco. Altri – fra cui i leader del governo birmano in esilio – le ritengono invece uno strumento utile per colpire gli interessi dei militari.
 
Esperti di politica birmana spiegano che Aung San Suu Kyi e la Nld hanno riproposto la questione delle sanzioni per trovare un terreno sul quale imbastire “dialoghi diretti” con il blocco occidentale, aggirando la censura della dittatura militare. Già in passato la “Signora” – al tempo degli arresti domiciliari – appellandosi al generalissimo Than Shwe si era proposta come interlocutrice fra governo birmano e Stati Uniti per migliorare l’economia del Paese e la qualità di vita della popolazione.