Bangladesh: Rohingya e politica dietro le violenze anti-buddiste
di Nozrul Islam
Fonti locali di AsiaNews, anonime per motive di sicurezza, escludono la matrice religiosa. I Rohingya avrebbero sfruttato la tensione degli ultimi giorni derivante dal film anti-Maometto per attrare l’attenzione sulle proprie rivendicazioni sociali. Per gli attacchi a templi buddisti e villaggi, la polizia ha arrestato 166 persone. Le fonti ammoniscono: “Le conseguenze più gravi sono per i tribali”.

Dhaka (AsiaNews) - Sono una "questione politica, non religiosa" gli attacchi di musulmani alle comunità buddiste in Bangladesh, che "dietro la vicenda del film anti-Maometto e delle vignette nasconde le rivendicazioni sociali dei Rohingya". È il commento di una fonte locale di AsiaNews, anonima per motivi di sicurezza, alle aggressioni consumate il 29 e 30 settembre scorsi negli upazila (sotto-distretti) di Ramu, Ukhia, Patia e Teknaf (Chittagong Division, sudest). Per le violenze, la polizia ha arrestato 166 persone.

I disordini si sono concentrati soprattutto a Ramu, dove una folla di almeno 2mila musulmani ha raso al suolo 15 templi buddisti (uno dei quali antico di 250 anni) e dato alle fiamme oltre 100 case. Il bilancio finale parla di 24 templi demoliti (22 buddisti e due indù) in tutta l'area, e migliaia di persone costrette ad abbandonare i propri villaggi. Le violenze sono esplose dopo la pubblicazione su Facebook di una foto offensiva sul Corano, presto diffusa ai cellulari tramite bluetooth. Ieri il Jamaat-e-Islami, partito islamico all'opposizione, ha chiesto l'arresto di Uttar Kumar Barua, il buddista che avrebbe postato l'immagine sul social network. La formazione politica ha inoltre condannato violenze e atti vandalici, accusando alcuni leader del governo di "voler implicare il Jamaat negli incidenti".

Secondo la fonte, dietro gli incidenti ci sarebbero "doppi interessi": da un parte i Rohingya, che "hanno sfruttato l'occasione per attirare l'attenzione sul loro problema"; dall'altra, proprio il Jamaat, che "non perde occasione per mettere in cattiva luce il governo [Awami League, moderato e filo-occidentale, ndr]". I Rohingya, minoranza islamica originaria dello Stato Rakhine del Myanmar, sono al centro di una questione etnico-politica ancora irrisolta: Yangon non li riconosce come etnia, e li reputa immigrati clandestini originari del Bangladesh; Dhaka, però, rifiuta di accoglierli.

In questa situazione, sottolinea la fonte, "c'è però il rischio di non vedere le conseguenze più gravi: ancora una volta, i settlers bengalesi [musulmani] sfrutteranno la situazione per occupare le terre dei tribali della zona [per lo più cristiani, buddisti e animisti] e cacciarli via". Negli ultimi anni infatti, il Bangladesh vive una fase di forte sovrappopolazione: ai cosiddetti settlers (bengalesi originari di altre zone) le terre dei tribali (concentrate nella Chittagong Hill Tracts) fanno gola, e in modo illegale si impadroniscono delle loro proprietà. Questa tendenza diffusa da tempo, conclude la fonte, rischia di diventare "un vero problema sociale" che "esploderà da un momento all'altro".