Jakarta (AsiaNews) - Tra consensi e feroci critiche, nel distretto di Lhokseumawe - provincia di Aceh - oggi è entrata in vigore in via ufficiale la controversa norma che regola la posizione delle donne in sella ai motocicli e ciclomotori. Seguendo i rigidi precetti della Sharia, nell'unica provincia indonesiana in cui essa viene applicata, la legge vieta di sedersi "a cavalcioni", perché la posizione è ritenuta "troppo sconveniente" e assume i connotati di una "provocazione" per gli uomini. L'ala estremista del Paese musulmano più popoloso al mondo plaude alla decisione, perché tutela l'universo femminile e protegge da situazioni "indesiderate"; critiche provengono invece da membri della società civile e attivisti per i diritti umani, che denunciano gravi rischi per la sicurezza per una posizione in sella giudicata "pericolosa".
Dopo le restrizioni sull'abbigliamento femminile, con la messa al bando di jeans e abiti attillati, è la volta della posizione alla guida dei veicoli. Dasni Yuzar, figura di primo piano del distretto di Lhokseumawe, sottolinea che "è promulgata in via ufficiale dal sindaco" e "ha ricevuto il sostegno della maggioranza dei parlamentari" locali. Tra le argomentazioni a favore della legge, voluta anche da associazioni fondamentaliste, il fatto che manca un senso comune di "moralità e pudore" ed è per questo essenziale rafforzare lo spirito e la "dignità delle donne". Il proposito è rendere Aceh una provincia sempre più "islamica" e "civilizzata".
Tuttavia, non mancano critiche feroci come sottolinea ad AsiaNews Yustina Rostiawati, membro della Commissione nazionale contro la violenza sulle donne (Komnas Perempuan). L'attivista parla di una legge che "non è al servizio" della popolazione, quanto piuttosto "un precetto di morale" che rischia però di avere ripercussioni negative in tema di sicurezza stradale. Sulla questione interviene anche l'antropologo Teuku Kemal Fasya, originario di Aceh, che non nasconde i timori di una frattura sempre più ampia fra i musulmani moderati e islamisti della provincia e, a trarne vantaggio, "saranno i gruppi estremisti".
La provincia di Aceh, la più occidentale dell'arcipelago di Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, è anche l'unica in cui vige la Sharia; il rispetto delle regole è inoltre assicurato dalla presenza per le strade della "polizia della morale", un corpo speciale che punisce le violazioni al costume. In passato sotto la guida del governatore Irwandy Yusuf - capo della guerriglia - vigeva una relativa calma e armonia interreligiosa fra maggioranza musulmana e "stranieri" di diverse confessioni non islamiche. Tuttavia, negli ultimi tempi la situazione è cambiata: sono iniziati gli attacchi contro le minoranze religiose, l'ala fondamentalista ha guadagnato sempre più potere e libertà di azione.
Alle elezioni dello scorso aprile ha trionfato Zaini Abdullah, anch'egli leader della guerriglia separatista GAM, a lungo in esilio in Svezia, che ha promesso lotta alla corruzione e applicazione della legge islamica (cfr. AsiaNews 18/04/2012 Zaini Abdullah, nuovo governatore di Aceh, promette più Shariah). Ed è proprio la rigida applicazione della Sharia una delle condizioni poste dai ribelli indipendentisti a Jakarta, per mettere fine alla guerra armata. A testimonianza della crescente tensione interreligiosa, nel recente passato l'area è stata teatro di attacchi e violenze contro le comunità cristiane, che hanno portato alla chiusura di diversi luoghi di culto (cfr. AsiaNews 07/05/2012 Minacce estremiste ad Aceh: le autorità chiudono tre chiese e AsiaNews 19/06/2012 Aceh, centinaia di estremisti islamici attaccano una casa di preghiera cristiana).