Il Kurdistan sfida Baghdad: petrolio venduto in modo diretto
Si tratta di una piccola quantità, ma con un valore “altamente simbolico”. Il trasporto sarà su gomma per aggirare l’oleodotto che unisce Iraq e Turchia, controllato dal governo centrale. Economisti avvertono: è un segnale della “crescente insofferenza” verso il centro. Le incertezze della politica acuiscono la crisi.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Il Kurdistan ha iniziato l'esportazione diretta di greggio sui mercati mondiali attraverso la Turchia, sfidando in modo aperto il governo centrale che rivendica il "pieno controllo" del petrolio in Iraq. Esperti di economia locale sottolineano che la mossa è un "segnale ulteriore" della "crescente insofferenza" della regione autonoma verso Baghdad, oltre che un tentativo di acquisire "una maggiore indipendenza economica". Sulle tensioni che interessano il controllo dell'oro nero nel Kurdistan irakeno è intervenuto di recente anche mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, che attraverso AsiaNews ha lanciato un appello "alla pace e al dialogo" a tutte le fazioni in lotta.

Fonti ufficiali nella capitale affermano che il commercio di petrolio curdo, considerato illegale, renderà più difficile l'accordo sui pagamenti - posticipati di recente - alle compagnie petrolifere che operano nella regione settentrionale del Paese. Analisti del settore industriale spiegano che il volume di greggio interessato all'esportazione diretta è "minimo", ma riveste un valore "altamente simbolico" nel tentativo di raggiungere una "sempre maggiore autonomia del Governo regionale curdo (Krg)".

Mehmet Sepil, presidente di Genel Energy, sottolinea che la prima tranche di greggio "proviene dal giacimento di Taq Taq" ed è stata trasportata, a bordo di un camion, verso il porto turco di Mersin, che affaccia sul Mediterraneo. A dicembre il governo curdo (Krg) ha tagliato le esportazioni attraverso il condotto petrolifero che collega l'Iraq con la Turchia, controllato da Baghdad, proprio a causa delle dispute sui pagamenti. Fonti del governo curdo aggiungono che "il commercio continuerà [...] perché Baghdad non paga come promesso".

Nei mesi scorsi le tensioni fra centro e periferia hanno determinato un quasi totale fallimento delle aste governative su gas e petrolio indetto da Baghdad, che ha voluto escludere dalla gara proprio i giacimenti nel nord, al centro del contenzioso con i curdi. Per gli esperti la controversia è destinata ad acuirsi nelle prossime settimane e "l'attuale situazione politica in cui versa il Paese" blocca di fatto la possibilità di intavolare nuove trattative.