Pechino “scontenta” della Clinton manda altre navi alle Senkaku/Diaoyu
Tre motovedette della Marina sono entrate nelle acque territoriali del Mar cinese orientale contese al Giappone. La mossa segue alle dichiarazioni del Segretario di Stato Usa, che dice di essere neutrale ma riconosce l’amministrazione nipponica dell’arcipelago.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Tre motovedette cinesi del servizio di sorveglianza marittima sono entrate questa mattina nelle acque territoriali delle Senkaku/Diaoyu, le isole nel mar Cinese orientale controllate da Tokyo e rivendicate da Pechino. L'ultimo blitz - avvenuto secondo la guardia costiera nipponica intorno alle 7 locali - è giunto all'indomani delle proteste espresse dalla Cina per le parole di appoggio alle ragioni del Giappone espresse lo scorso 19 gennaio dal segretario di Stato americano Hillary Clinton.

La Cina ha espresso "profondo scontento" per le dichiarazioni fatte da Hillary Clinton riguardo alle isole contese. Qin Gang, portavoce del ministero degli Esteri, ha dichiarato alla Xinhua che i commenti della Clinton "ignorano i fatti. Noi chiediamo agli Stati Uniti di adottare una posizione responsabile riguardo alla questione delle isole Diaoyu". Il Quotidiano del popolo, organo ufficiale del Partito, ha rincarato la dose: "Gli Stati Uniti non possono essere ostaggio dei giapponesi in questo conflitto".

Il riferimento è alle parole pronunciate da Hillary Clinton al ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida. Secondo il capo della diplomazia statunitense, che esprime così la posizione ufficiale del proprio governo, "Washington non ha una posizione riguardo alla sovranità delle isole ma riconosce che queste sono amministrate dal Giappone. inoltre ci opponiamo ad ogni azione unilaterale tesa a minare l'amministrazione giapponese".

Nel corso della conferenza stampa che ha fatto infuriare Pechino, la Clinton ha chiesto alle parti di "prevenire ogni altro incidente e gestire il disaccordo attraverso atti pacifici e dialogo costruttivo". In risposta, la Marina cinese ha inviato le sue motovedette. Inoltre, sono ancora nelle basi del Mar cinese orientale diversi caccia da guerra di entrambe le nazioni, che sembrano determinate a non cedere.