Pechino (AsiaNews) - Sempre più voci si uniscono in Cina per chiedere l'eliminazione o il cambiamento della legge sul figlio unico. La legge più odiata dai cinesi e più criticata all'estero è stata imposta alla fine degli anni '70 da Deng Xiaoping per permettere uno sviluppo economico senza la zavorra di nuovi nati e ha permesso - come si è spesso vantata la leadership - di evitare la nascita di oltre 400 milioni di cinesi. Ma ormai la zavorra allo sviluppo è costituita proprio dal basso numero di nuovi nati.
Lo scorso 18 gennaio, Ma Jiantang, capo dell'Ufficio nazionale di statistica, presentando i dati economici del Paese, ha fatto notare che nel 2012, per la prima volta nella storia recente, la popolazione attiva di età fra i 15 e i 59 anni è diminuita di 3,45 milioni, giungendo a 937 milioni di persone. Su pressione dei giornalisti, Ma ha detto di essere preoccupato dal declino e - con parole misurate - ha suggerito che il suo Paese apporti cambiamenti "appropriati e scientifici" alla politica del controllo sulla popolazione.
In effetti, la legge sul figlio unico è sempre più vista come un impedimento alla crescita economica. I demografi cinesi mostrano con preoccupazione che dal 2025 la forza lavoro diminuirà al ritmo di 10 milioni all'anno; che entro il 2030 vi saranno 360 milioni di vecchi, dai 200 milioni del 2013. Se si continua a porre un limite alle nascite, ci saranno sempre meno operai, sempre meno tasse pagate, sempre più spese per la cura degli anziani. Gli economisti fanno notare anche che a causa della legge sul figlio unico, le famiglie cinesi risparmiano molto per procurarsi una vecchiaia decente, quando una persona attiva dovrà provvedere per due o più anziani. Ma questo frena il consumo interno, tanto perorato dalla leadership per contrastare l'abbassamento delle esportazioni in questo periodo di crisi.
In questi anni , molti accademici hanno lanciato una campagna perché il governo rallenti il controllo sulla popolazione soprattutto a causa della riduzione della forza lavoro nelle regioni costiere sovra-industrializzate.
Le province del Guangdong e di Shanghai hanno da tempo domandato al governo centrale di permettere alle coppie non uno, ma almeno due figli, per venire incontro al bisogno di manodopera delle industrie. Ma non si è fatto nulla.
Eppure, lo scorso novembre, durante il Congresso del Partito comunista, per la prima volta, Hu Jintao non ha usato la frase "mantenere un basso tasso delle nascite", tipico di tutti i rapporti precedenti. Per alcuni osservatori, questa omissione è segno che il nuovo governo di Xi Jinping sta pensando a una riforma della legge.
Con ogni probabilità, anche su questo punto si scontrano i fautori delle riforme e i conservatori del Partito. Pochi giorni prima dell'uscita di Ma Jiantang, infatti, la conferenza nazionale sulla popolazione e il controllo delle nascite - i cui membri gestiscono il controllo sulla popolazione - ha ancora ribadito che il governo centrale rimane "incrollabilmente fermo" nell'aderire alla legge sul figlio unico. Il ministro Wang Xia ha precisato che la legge non verrà cancellata quest'anno e che essa rimarrà in atto "per un lungo tempo".
Ma le voci contrarie alla legge si moltiplicano. Perfino Tian Xueyuan, uno degli stilatori della legge originaria, afferma che da almeno 10 anni mette in guardia i leader sullo squilibrio fra maschi e femmine che la legge provoca: "Una considerevole parte dei maschi cinesi - ha detto - non avrà possibilità di trovare una partner .. e questo sarà una causa importante di instabilità sociale".
In effetti, a causa della preferenza dei cinesi per il figlio maschio, le coppie costrette ad avere un solo figlio, ricorrono ad aborti selettivi di feti femminili o abbandonano le bambine appena nate. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, dal 1980 ad oggi mancano in Cina almeno 40 milioni di bambine, portando la proporzione fra maschi e femmine a 118 su 100, contro un tasso mondiale di 103 a 107.
La resistenza maggiore contro la legge del figlio unico è da parte della popolazione stessa. Negli anni, essa è stata applicata con violenza, condannando chi aveva un secondo figlio a multe esose, licenziamenti, pestaggi, aborti e sterilizzazioni forzati. Lo scorso giugno, la storia di una donna obbligata ad abortire il suo figlio di sette mesi, pubblicata su internet, ha generato una valanga di critiche in Cina e nel mondo.
È molto probabile che la leadership non si smuova per le critiche, ma risulti più sensibile alle pressioni economiche. Del resto, vi sono sempre più prove che la legge non serva più a controllare le nascite perché i cinesi, a causa del crescente costo della vita sono disposti già da soli a limitarsi nel numero di figli.
La legge del figlio unico si attua sul 63% dei cinesi. Il governo permette di avere due figli alle minoranze etniche, ai contadini che hanno la prima figlia femmina, alle coppie costituite da figli unici. Vi è anche un largo gruppo di membri del partito e di ricchi cinesi che sono riusciti ad avere due o più figli prendendo un passaporto straniero, o corrompendo gli ufficiali del controllo delle nascite, senza subire conseguenze. E anche questo crea tensione sociale.